Pubblicato il 23/03/2022, 11:31 | Scritto da La Redazione

Le serie tv italiane? Sono prodotte dagli stranieri

Le serie tv italiane? Sono prodotte dagli stranieri
Netflix, Amazon Prime Video e Disney+ spingono il mercato della fiction nazionale con un investimento complessivo di 240 milioni di euro. E non finisce qui: anche Paramount+ e Discovery-Warner si preparano a lanciare nuovi titoli made in Italy. Tutto su "ItaliaOggi".

Serie tv, Ott al sorpasso in Italia

ItaliaOggi, pagina 17, di Claudio Plazzotta.

Mentre Rai e soprattutto Mediaset stanno attraversando una fase riflessiva in tema di investimenti sulla serialità, ci sono Sky e gli Over the top che stanno facendo da vera locomotiva della crescita dell’audiovisivo in Italia. Bastano pochi numeri per spiegare tutto: dal 2020 al 2022, in soli tre anni, Sky ha sfornato 27 produzioni originali di serialità italiana; Netflix, nello stesso periodo, è a quota 22; Prime Video, che è partita nel 2021 e che si è concentrata di più sull’intrattenimento, è a quota sette serie tv italiane originali; e Disney+, che coi suoi Originals debutterà solo da aprile, ha realizzato tre serie tv tricolori.

Sono quasi 60 produzioni originali aggiuntive, che prima del 2019 non c’erano in una industria dominata da Rai e Mediaset, e nella quale Sky era ancora piuttosto timida (1-2 produzioni seriali originali all’anno). E d’altronde, come spiega Giancarlo Leone, presidente di Apa-Associazione produttori audiovisivi, anche in termini economici il cambio di pesi sul mercato è molto evidente: «Nel 2019 gli over the top avevano investito 40 milioni di euro in produzioni italiane; cifra salita a 80 milioni nel 2020 e a 120 milioni nel 2021 grazie a Netflix, Prime Video e Disney. Stimiamo che a fine 2023 gli Ott varranno investimenti in prodotti italiani pari a 240 milioni di euro, ovvero come quelli di Rai, Mediaset e Sky».

I nuovi player

Peraltro già nel 2022 ci sono stati i primi investimenti di Paramount+, piattaforma di streaming che debutterà ufficialmente in Italia nell’autunno 2022, «e attendiamo anche le iniziative in Italia della nuova piattaforma di streaming che nascerà dalla fusione tra Warner Media e Discovery», da affiancare a quelle di Sky, un soggetto ormai maturo e che, nel solo 2022, realizzerà ben 85 produzioni originali in Italia tra serie, film, intrattenimento e documentari. La distribuzione di prodotto italiano attraverso piattaforme presenti in tutto il mondo agevola ovviamente l’export delle serie tricolori, per un flusso in entrata che, pochi giorni fa, Riccardo Tozzi, presidente di Cattleya, aveva quantificato in 100 milioni di euro all’anno.

«Non sono ancora certo di questa cifra», commenta Leone, «e come Apa stiamo lavorando a un rapporto ufficiale per valutare bene quanto valga l’export di serialità italiana. Di sicuro, grazie alle piattaforme, i nostri prodotti ora godono di una vetrina che prima non avevano». Resta però il tema della proprietà intellettuale, dei diritti per il produttore, in un rapporto un po’ troppo sbilanciato verso le piattaforme. È necessario che se un produttore investe ad esempio il 30% del budget, debba avere, in diritti, un valore congruo in cambio. «Invece», dice Leone, «la gran parte dei diritti resta sempre alla piattaforma, e al produttore rimangono solo i diritti free dopo qualche anno dalla uscita del prodotto audiovisivo. Non vorremo, allora, che a fronte di una espansione del prodotto audiovisivo italiano ci fosse una riduzione delle dimensioni e della forza dei produttori indipendenti. Serve quindi cambiare le regole di ingaggio, evitando che i produttori indipendenti si indeboliscano».
(Continua su ItaliaOggi)

 

(Nella foto Gomorra – La serie prodotta da Sky)