Pubblicato il 29/09/2023, 16:03 | Scritto da Gabriele Gambini
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Renato Bosco: ‘Na pizza, programma dove vi racconto che cosa significhi essere un pizza-ricercatore

Renato Bosco: ‘Na pizza, programma dove vi racconto che cosa significhi essere un pizza-ricercatore
Renato Bosco torna da lunedì 2 ottobre su Sky, tutti i giorni alle 18.15, con il suo 'Na pizza, itinerario gastronomico che racconta la pizza e le sue evoluzioni alla portata di ogni palato.

Renato Bosco: “Racconteremo la pizza e il vissuto dei nostri ospiti, fondamentale per mostrare le differenze nei modi di concepire la cucina, ma anche ciò che li accomuna”

Piccola digressione epico cavalleresca: nel periodo più rampante della cavalleria medievale, si impose per le sue imprese temerarie e errabonde Boemondo d’Altavilla, principe di Taranto e conquistatore di Antiochia, avventuriero normanno figlio di Roberto il Guiscardo e di tal Alberada di Buonalbergo. Concentriamoci sulla parola buonalbergo. Era molto diffusa tra i normanni, dunque tra i discendenti dei vichinghi, popoli con una peculiarità inconfondibile: coraggiosi, amanti dei viaggi, intrisi di attitudine glocal, cittadini del mondo, ma con identità ben precise, disposti a tutelarle pure con la spada. Forse non è un caso che Renato Bosco, deus ex machina anche nella seconda edizione di ‘Na Pizza (dal 2 al 9 ottobre, dal lunedì al venerdì alle 18.15 su Sky e Now, prodotto da Food Media Factory), sia diventato famoso grazie alla sua pizzeria nelle campagne veronesi, precisamente a San Martino Buon Albergo. Nomen omen, la parola buonalbergo mantiene le sue prerogative nei secoli: rimanda a qualcosa di identitario, buono e accessibile, ma anche all’idea di viaggio, e alla possibilità di tornare sui propri passi venendo sempre ben accolti. L’alimento che più rappresenta queste caratteristiche è la pizza, italiana e però ormai globale, rinnovata di anno in anno con esperimenti e tentativi gastronomici d’eccellenza, pur mantenendo le sue caratteristiche basilari.

Bosco si definisce un pizza ricercatore, ma potremmo anche definirlo un cavaliere della margherita: la sua ricerca avviene col dinamismo, col viaggio, con quanto elencato sopra. E l’itinerario proposto nel programma è sia culinario, sia sentimentale: affiancato da Denis Lovatel, esperto di pizza di montagna e da Pier Daniele Seu, ogni puntata aggiungerà un tassello al racconto di come il piatto più famoso del mondo si sia evoluto e possa essere riproposto a casa dagli spettatori. “Racconteremo la pizza e il vissuto dei nostri ospiti, fondamentale per mostrare le differenze nei modi di concepire la cucina, ma anche ciò che li accomuna”, ci spiega Bosco. E ancora: “Sono un tipo molto curioso, ho studiato molto per diventare un pizza-ricercatore, vado alla ricerca delle materie prime e cerco di unire l’amore per la creazione gastronomica con la possibilità di evolvere la proposta alla clientela, migliorando i miei affari”. In questo Bosco sfodera la duplice veste di imprenditore e conoscitore della gastronomia. Senza la possibilità di fare impresa, sarebbe impensabile migliorare la qualità delle ricette proposte. Sorprendendoci poi con una chicca: “Un viaggio sosprendente per me fu la visita al museo dei lieviti, vicino a Bruxelles. Una meta incredibile, emblematica, un luogo dove ricercartori scientifici analizzano i lieviti di ogni parte del mondo e spiegano come l’appartenenza a un territorio sancisca gusto, prerogative e possibilità di un alimento”. Non resta che mettersi comodi. Il buonalbergo per imparare a gustarsi una pizza con tutti i crismi del caso, ancora una volta, parte dalla televisione.

Gabriele Gambini

(nella foto Renato Bosco)