Pubblicato il 21/10/2021, 17:03 | Scritto da La Redazione
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State tranquilli: non c’è fretta per cambiare televisore

Cambiare televisore è obbligatorio ma non così urgente

Domani, pagina 12, di Alessandro Longo.

Il 20 ottobre è iniziato il lungo percorso che porterà ad avere un nuovo sistema televisivo digitale terrestre, ma niente panico. La data infatti segna l’inizio di una transizione che le emittenti abbracceranno gradualmente, verso nuovi standard tecnologica Da qualche mese i consumatori sono martellati da campagne informative allarmistiche, con un messaggio del tipo «Il tuo tv rischia di non ricevere più Rai e Mediaset». Un tono d’urgenza sposato da negozianti di tv e persino da una campagna informativa governativa. Ma è del tutto fuori luogo, come stanno denunciando le associazioni dei consumatori in questi giorni.

«Il messaggio della campagna istituzionale non corrisponde a verità», dice Federico Cavallo, responsabile public affairs di Altroconsumo. «Decidiamo con calma, sull’acquisto della tv, senza l’ansia che i venditori stanno cercando di trasmettere», dice Vincenzo Donvito, presidente di Aduc, che il 19 ottobre ha diramato un comunicato proprio per tranquillizzare i consumatori. Il 20 ottobre c’è stato solo un primo passo: sono passati allo standard Mpeg-4 nove canali Rai (attenzione, non Rai1, Rai2, Rai3 e Rai News24) e sei canali Mediaset (TgCom 24, Boing Plus, Italia2 e tre canali di radiovisione, R101, 105 e Virgin). È uno standard video già comune su Internet, evoluzione del vecchio Mpeg-2 che finora ha continuato a regnare sulla tv. Mpeg-4 è più efficiente: riesce a trasmettere più informazioni con meno risorse.

Questione di banda

L’Italia, come altri Paesi europei, ha deciso da tempo di togliere risorse spettrali (spazio di frequenze) alle emittenti tv, per assegnarle a servizi di banda ultra larga mobile, il 5G. A giugno 2022 in effetti è fissatala data in cui le emittenti devono cedere la preziosa banda 700 MHz, già vinta all’asta dagli operatori del 5G. Obiettivo, permettere di fornire a tutti gli italiani la nuova e super veloce banda ultra larga mobile. Tutto bello, ma c’è un problema.

Le emittenti devono ora fare entrare i propri canali in meno spazio di qui la necessità di essere più efficienti. Adesso con l’Mpeg-4. In seguito – a partire da gennaio 2023, come già stabilito per legge – con il passaggio al nuovo (e più efficiente, appunto) standard del digitale terrestre, il Dvb-t2. Qui comincia la confusione, denunciata dalle associazioni consumatori.

Le vere scadenze

Primo, le campagne stanno un po’ sovrapponendo le due scadenze (Mpeg-4 e digitale terrestre), che sono però ben distinte. «Solo i televisori più vecchi di dieci anni rischiano di non essere compatibili con Mpeg-4», nota Cavallo. Per accertarsene, bisogna provare a sintonizzare un canale in alta definizione (Hd), dal numero 501 in poi. L’alta definizione usa infatti Mpeg-4, ma è anche l’oggetto di una seconda critica che investe la campagna comunicativa istituzionale. «Oltre a dare un falso senso di urgenza, si fa passare il messaggio che con l’Mpeg 4 ci sarà più qualità, grazie all’alta definizione. Ma non è così», dice Cavallo.

Più efficienza significa infatti due cose. O la stessa qualità in meno spazio o più qualità (Hd) nello stesso spazio. Le emittenti però hanno bisogno di ridurre lo spazio. Per ora insomma avremo Mpeg-4, ma in qualità standard, non Hd. Anche la data di gennaio 2023 va presa con le pinze. Prima di tutto è stata già rinviata rispetto a settembre 2022 perché le emittenti erano preoccupate dei pochi televisori compatibili nelle case degli italiani. Il Covid-19 ha infatti rallentato le vendite di apparecchi televisivi. Per altro, il rinvio del passaggio al Dvb-t2 obbliga a contare di più sull’Mpeg-4 per fare efficienza di risorse, a vantaggio del 5G.
(Continua su Domani)