Pubblicato il 05/05/2017, 10:35 | Scritto da La Redazione

Tim: Vivendi strappa la maggioranza per un soffio

Tim: Vivendi strappa la maggioranza per un soffio
Nel giorno dell'assemblea, la società delle Tlc ha licenziato il miglior trimestre dal 2012: Cattaneo chiede il secondo mandato alla guida. I francesi di Vivendi, primo socio e in maggioranza. Così su "Repubblica".

Tim, Vivendi vince in assemblea: la sua lista è di maggioranza

Rassegna stampa: La Repubblica.

La lista di Vivendi, con 10 candidati, passa come lista di maggioranza ma lo scarto rispetto alla lista presentata dai fondi è solo dello 0,3 per cento. La lista Vivendi ha ricevuto voti favorevoli per il 49,37% dei presenti mentre quella dei fondi è stata votata dal 49,005 per cento. E’ questo l’esito dell’assemblea che si è svolta oggi (ieri n.d.r.) a Rozzano e riapre il conflitto con la partecipazione di Vivendi in  Mediaset. L’Agcom ha chiesto al gruppo francese di ridimensionare le proprie partecipazioni in Italia perché in contrasto con le norme antitrust.
Era presente all’assemblea di Telecom oltre il 58% del capitale, chiamato a rinnovare il consiglio di amministrazione della società. I fondi, ai quali i proxy advisor hanno raccomandato di votare per la lista di Assogestioni piuttosto che per quella dei francesi di Vivendi, che sono i primi azionisti con quasi il 24% di Telecom, non ce l’hanno fatta, ma per poco.

Ora potrebbe essere confermato l’attuale presidente Giuseppe Recchi ad interim, finché non arriverà alla presidenza Arnaud De Puyfontaine, ceo di Vivendi. In proporzione, considerando il capitale presente in assemblea, circa il 58,7%, la lista di Vivendi – che possiede il 23,9% di Telecom – ha avuto il sostegno del 5% del capitale, che gli è bastato per vincere sul filo di lana. In consiglio d’amministrazione, per tre anni, entrano con Vivendi Arnaud de Puyfontaine, Hervé Philippe, Frederic Crepin, Giuseppe Recchi, Flavio Cattaneo, Felicité Herzong, Franco Bernabè, Marella Moretti, Camilla Antonini, Anna Jones. Con la lista di Assogestioni entrano nel board Lucia Calvosa, Francesca Cornelli, Dario Frigerio, Danilo Vivarelli, Ferruccio Borsani. L’assemblea è durata otto ore e mezza.

Proprio de Puyfontaine ha parlato della società italiana come di un “elemento chiave” per la strategia del colosso dei media transalpino. «Telecom Italia dispone con Giuseppe Recchi, Flavio Cattaneo e i loro collaboratori di dirigenti di grande talento. Vivendi continuerà a sostenere la  direzione, apportando la sua expertise e le sue risorse in modo da aumentare il fatturato, i risultati dell’operatore e sostenere la sua trasformazione».
Ieri la ex monopolista delle Tlc italiane ha pubblicato un bilancio con ricavi in crescita dell’8,5% e margine operativo lordo (ebitda) in espansione del 16,2%, ma utile dimezzato a 200 milioni (che sarebbe cresciuto di 50 milioni rispetto al 2016 se si escludesse un contenzioso fiscale da 115 milioni e altre voci straordinarie). I numeri sono stati commentati positivamente dagli analisti e l’ad Cattaneo può così presentarsi con un punto a suo favore nell’assemblea di fine mandato. Il manager ha parlato di “un solido primo trimestre, coerente con la trasformazione che abbiamo annunciato con il nuovo piano. In un anno abbiamo restituito alla crescita tutti i principali parametri, sia in Italia sia in Brasile, accelerando sull’ultrabroadband, rinnovando la strategia commerciale e gestendo con disciplina i costi”.

Non ne sono invece convinti i lavoratori del gruppo, che sotto le insegne di Slc Cgil e Cobas hanno programmato un presidio all’ingresso dell’auditorium di Rozzano (sede dell’assemblea) per contestare il rinnovo del mandato di Cattaneo e in particolare il bonus “per l’ottimo lavoro svolto tagliando diritti e salario ai lavoratori”. Anche il presidente esecutivo Recchi, arrivato alla fine del suo mandato e candidato nella lista di Vivendi per un nuovo triennio come consigliere, ha fatto un bilancio del triennio “durante il quale siamo sicuri di aver avviato una importante trasformazione dell’azienda e i risultati ci stanno dando ragione”.

 

(Nell’immagine il logo Tim)