Pubblicato il 31/10/2023, 17:02 | Scritto da La Redazione

Sigfrido Ranucci: I politici usano armi di distrazione di massa

Sigfrido Ranucci: I politici usano armi di distrazione di massa
L'informazione è sotto attacco. Ci troviamo di fronte a una classe politica insofferente alle domande, che vorrebbe un giornalismo vetrina e non tollera quando invece diventa una finestra aperta sul potere, come diceva Kennedy. Un tempo ai giornalisti scomodi si sparava. Oggi si tenta di delegittimarli. Così su Il Fatto Quotidiano.

“Politici insofferenti alle domande vere: non vogliono finestre sui poteri ma vetrine”

Il Fatto Quotidiano, di Marco Grasso, pag. 9

L’informazione è sotto attacco. Ci troviamo di fronte a una classe politica insofferente alle domande, che vorrebbe un giornalismo vetrina e non tollera quando invece diventa una finestra aperta sul potere, come diceva Kennedy. Un tempo ai giornalisti scomodi si sparava. Oggi si tenta di delegittimarli. Con il ricorso aquerele, attaccando le loro fonti, preparando dossier’: Sigfrido Ranucci rimette in filagli ultimi assalti subiti da Report: da Matteo Renzi che si scaglia contro le spese legali del programma pagate dai contribuenti alla vigilanza Rai che chiedecontodellapuntata sull’eredità di Silvio Berlusconi, pasgando alle varie azioni legali subite. Reazioni che somigliano aquelle seguite all’inchiesta del Fatto su Vittorio Sgarbi, che ha definito addirittura “un’estorsione” le domande del nostro giornalista, mentre sul Giornale veniva riesumato un vecchio e fumoso contenzioso dell’autore dell’inchiesta con il suo editore (controdenunciato): “E singolare chela politica lamenti di subire dossieraggi, ma poi accetti questo tipo di comportamenti nei confronti di giornalisti.

Ranucci, a che casi si riferisce?

Posso parlare di quelli che conosco e cioè quelli subiti da Repui t. Dopo un un servizio su Renzi si sono inventati che avevamo pagato una fonte in Lussemburgo con fondi neri della Rai. Vitto falso. L’ex sindaco di Flavio Tosi ci accusò di costruire falsi dossier su di lui, ma è stato condannato per diffamazione e un risarcimento di 15mila euro. Occorrerebbe sollevare l’attenzione su come certe informazionivengono reperite e sull’attività di alcune società di cybersecurity.

Si attaccano i giornalisti per non rispondere?

Queste strategie sono armi di distrazioni di massa. Ma quando non si risponde a un giornalista, non si risponde a tutta l’opinione pubblica. Pochi giorni fail sindaco di Venezia Luigi Brugnaro si è rifiutato di rispondere a domande sulla strage di Mestre, sulla base del fatto che non voleva parlare con Report.

In che stato di salute è l’informazione?

Non è un bel momento per la libertà di stampa in Italia. Ma non è un fenomeno cominciato con il governo Meloni, va avanti così da anni. Si è persa la figura dell’editore puro, gli imprenditori che possiedono testate spesso hanno saldi legami con la politica. La fragilità economica indebolisce i cronisti, li espone alla minaccia di azioni giudiziarie. Nell’ultimo anno siamo stati denunciati da Giorgetti, da Fontana, da Urso, dai figli di La Russa. Non è così normale e non è rassicurante la solerzia con cui le Procure danno corso a questo tipo di querele, mentre sembrano paralizzare sul fronte del contrasto alla corruzione e ai reati contro la pubblica amministrazione. Ma c’è un altro grande fronte di questa offensiva…

Quale?

L’attacco alle fonti e ai whistleblower. Report denunciò la truffa delle banche sui diamanti. Il risultato è stato che Bankitalia ha licenziato il funzionario che aveva denunciato anomalie, Carlo Bertini. Un altro caso è l’iniziativa giudiziaria di Matteo Renzi contro la professoressa che filmò l’incontro in autogrill con l’allora dirigente dell’intelligence Marco Mancini.
(Continua su Il Fatto Quotidiano)

 

 

 

 

 

(Nella foto Sigfrido Ranucci)