Pubblicato il 07/04/2022, 11:35 | Scritto da La Redazione

Guai tedeschi per MFE (e per Pier Silvio Berlusconi)

Guai tedeschi per MFE (e per Pier Silvio Berlusconi)
Rainer Beaujean, numero uno di ProSiebenSat.1,è contrario alla nascita di un soggetto europeo: «La televisione è diversa in ogni Paese. Noi in Germania siamo già molto diversi con la nostra lingua e soprattutto con i nostri gusti, le nostre preferenze e il nostro tipo di umorismo rispetto alla televisione italiana», dice. E vuol tenersi stretti i business online che il Biscione vorrebbe liquidare. Non basta. Così su il “Frankfurter Allgemeine”.

Il silenzio dei baroni della televisione

Frankfurter Allgemeine, pagina 20, di Henning Peitsmeier e Christian Schubert.

Questa notizia piace a Pier Silvio Berlusconi, l’amministratore delegato del gruppo mediatico italiano Media For Europe (MfE), precedentemente noto come Mediaset: gli ha permesso di aumentare la sua partecipazione nel concorrente tedesco ProSiebenSat.1 a più del 25 per cento, ha annunciato martedì l’Ufficio federale dei cartelli. Si tratta di un’approvazione retroattiva perché l’azienda, che è controllata dalla famiglia dell’ex capo del governo italiano Silvio Berlusconi, possiede già più di un quarto delle azioni, secondo le sue stesse informazioni. Il 52enne Pier Silvio Berlusconi, il figlio dell’ex primo ministro, ha avuto per qualche tempo una relazione tesa con ProSiebenSat.1 e il suo portavoce del consiglio di amministrazione Rainer Beaujean.

I tedeschi non vogliono sottomettersi al progetto di costruire un gruppo televisivo paneuropeo finanziato dalla pubblicità. La strategia di Beaujean di costruire il business televisivo a livello nazionale, mentre vende anche profumi su Internet e gestisce una piattaforma di incontri, non ha senso per gli italiani. Dicono ancora che darebbero una possibilità a ProSiebenSat.1 e aspettano i risultati economici. Ma a porte chiuse si dice che vedono debolezze nel bilancio dell’azienda tedesca.

Tensioni

Marco Giordani, direttore finanziario, ha recentemente dichiarato all’Handelsblatt che non ci sono “attualmente” piani di acquisizione, ma ha aggiunto: «Vedremo cosa succederà tra un anno». La comunicazione tra le due parti è stata gravemente interrotta. Uno accusa l’altro di non coinvolgerlo. ProSiebenSat.1 ha offerto a MfE un posto nel consiglio di sorveglianza, ma gli italiani hanno rifiutato, dicendo che per farlo avrebbero dovuto accettare tutti gli altri punti all’ordine del giorno dell’assemblea generale annuale del 5 maggio, compresa la nomina dell’ex manager di Springer Andreas Wiele come nuovo presidente del consiglio di sorveglianza e altre due persone chiave.

Al di là dei problemi di personale, c’è anche un ampio divario. A Beaujean non piace affatto l’idea berlusconiana di un’alleanza televisiva europea. Egli sostiene che il contenuto dei programmi e la pubblicità devono essere adattati in ogni caso a un pubblico specifico del Paese. «La televisione è diversa in ogni Paese. Noi in Germania siamo già molto diversi con la nostra lingua e soprattutto con i nostri gusti, le nostre preferenze e il nostro tipo di umorismo se lo confronto con la televisione italiana», ha detto qualche settimana fa alla F.A.Z.

Business diversificato

Il 53enne renano è arrivato al mondo della televisione come nuovo arrivato nel 2019, lavorando in precedenza per il produttore di imballaggi Gerresheimer e per la società di telecomunicazioni T Online. Ora, come massimo dirigente televisivo, vuole investire nei propri canali, ma con il dispiacere del maggior azionista italiano, si tiene stretto il business di Internet, il portale di comparazione Verivox, la profumeria online Flaconi o la borsa dei single Parship, con cui il gruppo quotato vuole essere più indipendente dalla pubblicità televisiva.

Nel frattempo, Berlusconi dimostra le sue ambizioni di acquisizione superando la soglia del 25 per cento. Un’offerta obbligatoria a tutti gli azionisti di ProSiebenSat.1 è prescritta con una quota del 30 per cento. Sarebbe un’acquisizione del valore di miliardi e non è facile per gli italiani. Il gruppo mediatico di Unterföhring è l’azienda più grande con canali come Sat 1, Pro Sieben, Kabel 1 o Sixx e un fatturato record di 4,5 miliardi di euro. Beaujean può contare sull’appoggio dei politici dello Stato.

Di mezzo anche la politica

Nel parlamento bavarese, gli esperti di media temono già una diminuzione della diversità di opinione e stanno erigendo ostacoli normativi. Pochi giorni fa, la legge bavarese sui media modificata è entrata in vigore, dando all’autorità di regolamentazione bavarese per i nuovi media (BLM) ulteriori poteri. L’autorità ha prontamente inviato un questionario di audizione alle aziende coinvolte per scoprire quale cambiamento ci si poteva aspettare dall’aumento dei diritti di voto per quanto riguarda la cosiddetta «struttura informativa in Baviera». Si vuole «indagare sulla questione della neutralità dello Stato» così come la questione di «quanto sia indipendente ProSiebenSat.1 da MfE in materia di programmazione», si dice.

L’indipendenza, però, non è affatto in discussione, dicono in Italia. Anche in casa di Pier Silvio Berlusconi non ci sono solo stazioni che applaudono il padre. Se fosse così, MfE non avrebbe la sua alta quota di mercato in Italia. Berlusconi dice ripetutamente che non vuole una guerra con ProSiebenSat.1. Questo è da prendere sul serio, perché l’azienda è un bambino bruciato: quando si chiamava ancora Mediaset, è stata ai ferri corti con il gruppo mediatico francese Vivendi per cinque anni. L’idea di un’alleanza mediatica è fallita a causa delle incompatibili pretese di potere, e alla fine ci sono stati solo perdenti.
(Continua su Frankfurter Allgemeine)

 

(Nell’immagine il logo di ProsiebenSat.1)