Pubblicato il 12/11/2021, 15:01 | Scritto da La Redazione
Argomenti: ,

Giovanna Pancheri piace per la direzione del Tg1

I Tg ostaggio dei veti incrociati della politica, sulle nomine Rai regna ancora l’incertezza

La Stampa, pagina 31, Michela Tamburrino.

Un percorso irto di spine e di pantani quello che si trova ad attraversare l’ad della Rai Fuortes. Un percorso che dovrebbe portarlo alle nomine di peso, quelle che devono passare per il vaglio del Cda, quelle delle testate più importanti sulle quali la politica ha già posto veti incrociati. A essere calde sono le poltrone del Tg1, Tg2, Tgr e TgSport in scadenza, ma non è solo questo, resta l’idea stessa della Rai che si vorrebbe ripensata. Il diktat è arrivato forte e chiaro dalle stanze di Palazzo Chigi, da dove ci si muoveva già infastiditi per il Piano Industriale copia-incolla di quello di Salini. L’immagine di immobilismo o peggio di incertezza (come nel caso della striscia informativa anti-Gruber che dopo tanto discutere non si farà), è quanto di peggio ci si poteva attendere dalla nuova Rai e dai nuovi vertici e questo crea scontento nell’entourage del Presidente del Consiglio.

E così giovedì 18, come per un coup de theatre, l’intero Cda sarà in trasferta a Napoli, un po’ per ribadire fisicamente la lontananza dai palazzi del potere e in parte per rassicurare il centro di produzione campano in allerta, sulla inamovibilità della soap Un posto al sole. E appunto in questa occasione si dovrebbero fare almeno le nomine dei tg. Così ha promesso l’ad Fuortes ai consiglieri di amministrazione che in un incontro riservato gli hanno ricordato «che quei nomi li devono votare e non lo faranno da notai. Quindi vanno condivisi secondo un percorso di capacità e meritocrazia e non solo su input delle segreterie dei partiti». Ennesimo avviso a una gestione giudicata troppo dirigistica.

I telegiornali

Si parte con il Tg1. Visti i problemi di genere delle ultime nomine, la richiesta perentoria del Premier è rivolta a un profilo di donna dallo standing economico/internazionale e di rottura con il passato. Valutate e scartate le ipotesi interne poco innovative (Maggioni, Crescimbeni, Goracci), si guarda fuori puntando su Alessandra Galloni che però difficilmente lascerà la Reuters e su Giovanna Pancheri di Sky, ex corrispondente da New York e apprezzata da Ferdinando Giuliano, che segue l’informazione con l’estero per Draghi. Al Tg2, nonostante i dati negativi di ascolto, sembra scontata la conferma del blindatissimo Gennaro Sangiuliano in ottimi rapporti con Paola Ansuini, la portavoce del Premier. Ma Giorgia Meloni di Fdi, che non si vuole veder ascrivere Sangiuliano tra i suoi per una condivisione con la Lega che non le è mai andata giù, reclama per l’opposizione una direzione di testata e una dei nuovi generi. Per lei andrebbe bene anche un avvicendamento con Nicola Rao, oggi vice alla Tgr e autore di numerosi libri sulla storia del fascismo.

All’insegna della continuità Mario Orfeo al Tg3, presidio del centrosinistra, anche se a Fuortes sarebbe piaciuto alla direzione del genere approfondimento dove invece andrà il refrattario Antonio Di Bella, giudicato più tenero e accomodante dai conduttori dei talk (Vespa, Berlinguer, Annunziata) ascoltato dall’ad più degli attuali direttori di rete. Reclamano posizioni i Cinquestelle che per ora s’identificano con Simona Sala in lotta per il Tg1 e che così lascerebbe la direzione di RadioUno a Giuseppe Carboni strenuamente difeso da Conte e Casalino.
(Continua su La Stampa)

 

(Nella foto Giovanna Pancheri)