Pubblicato il 30/07/2021, 16:00 | Scritto da Andrea Amato

Alan Palmieri: Il successo di Battiti Live è nella commistione di linguaggi

Alan Palmieri conduce Battiti Live con Elisabetta Gregoraci su Italia1

«L’importanza che ha avuto Claudio Cecchetto nel mondo dell’intrattenimento e della comunicazione ancora non è stata capita a fondo, decifrata e messa nei libri che parlano di mass media», così dice Alan Palmieri, 46 anni, station manager di Radio Norba e direttore artistico di Battiti Live, programma musicale di successo di Italia1 (ieri è stata la seconda trasmissione più vista in Italia dopo la fiction di Rai1). Dopo una gavetta nelle radio locali pugliesi, Palmieri approda ai grandi network nazionali, prima 105 e poi RTL 102.5, ma è l’incontro con Claudio Cecchetto che gli cambia la prospettiva artistica: «A inizi anni 2000 Claudio, anticipando di due decenni quello  che sta succedendo oggi nei network, diede vita a Hit Channel 102.5, la prima radio-visione. Mi chiamò per sviluppare quel progetto e cercò di farmi crescere come conduttore televisivo, ma all’epoca avevo 26 anni e pensavo che la mia vita sarebbe ruotata solo intorno alla radio e alla musica. Invece aveva ragione lui e dopo 20 anni sono in prima serata su Italia1».

Nel 2007 a soli 32 anni viene chiamato dalla famiglia Montrone per guidare Radio Norba, la più importante realtà locale del Sud. Lascia Milano, una carriera in piena ascesa nella prima radio italiana e si rischia il tutto per tutto: «I risultati arrivarono subito, con ascolti in crescita costante e con un riposizionamento del marchio che usciva dai confini regionali, per affermarsi come realtà conosciuta in tutta Italia, con uno standing da grande network. Da subito cercai di creare una squadra formata da grandi professionisti, ma innestando nuovi talenti che andavo a scovare personalmente».

Battiti Live

Nel 2013 prende in mano anche la direzione di Battiti Live e, da “festa di piazza” per promuovere la radio d’estate, lo fa diventare un appuntamento televisivo cult: «Mi focalizzai sin dal principio sulla transmedialità del prodotto, così iniziammo a utilizzare diversi linguaggi per diversi mezzi, partendo però sempre dallo stesso contenuto. Quel lavoro, accurato, maniacale, ossessivo nella cura dei dettagli, dalle gallery sui social alla regia, dai video su Youtube alla scenografia e alla fotografia del programma, ci ha permesso di rendere Battiti e Norba due brand conosciuti non solo in Puglia (dove siamo leader indiscussi), ma in tutto il Paese».

E alle semplificazioni giornalistiche che definiscono Battiti come il Festivalbar del terzo millennio, risponde con molta lucidità: «Mi fa molto piacere che si accosti Batti al Festivalbar, ovvero che venga considerato l’evento musicale e televisivo dell’estate, ma se avessimo scimmiottato il Festivalbar avremmo fallito, perché oggi tutto è diverso. L’utilizzo di linguaggi stilistici contemporanei rende Battiti un happening che, sì va in onda a luglio e agosto, ma se lo facessimo a febbraio in un palazzetto avrebbe lo stesso successo. Ne sono convinto».

Battiti dimostra che si può fare musica in televisione, dipende solo da come la si fa. E poi, forse, due estati di pandemia senza concerti hanno creato, malgrado tutto, il contesto ideale: «Dal 2017, da quando siamo in onda su Mediaset, siamo cresciuti costantemente e non c’è dubbio che le ultime due terribili stagioni abbiamo aumentato la richiesta di  musica in tv, ma per noi è vincente il concept  multipiattaforma (in onda su Italia1, TeleNorba, Radio Norba e Radio Norba Tv) e il formato che abbiamo ideato, con un main stage stanziale a Otranto (per motivi di Covid non potevamo fare diversamente), ma con performance live nei luoghi più suggestivi della Puglia. Se avessimo fatto una carrellata di cantanti sul palco, oggi, non saremmo qui a parlare del successo di Battiti».

Radio Norba

In 18 mesi di Covid-19 tutto il comparto radio ha inevitabilmente perso ascolti, con una notevole riduzione della mobilità in macchina, e il mercato pubblicitario ha avuto perdite a due cifre: «Come tutti abbiamo accusato il colpo della pandemia e del calo di ascoltatori, ma abbiamo sfruttato questi mesi innanzitutto per fare servizio pubblico sul territorio, informando in maniera capillare, e poi ci siamo dedicati al rebranding della radio. La sfida dei prossimi mesi è quella di modernizzare ancora di più, rendere la stazione ancora più digitale, per questo siamo in un processo evolutivo. Per quanto riguarda la pubblicità, invece, grazie alle operazioni speciali abbiamo riassorbito le flessioni della raccolta tabellare che ha subìto tutto il mercato radiofonico».

Anche se è una radio locale generalista, Norba, grazie alle nuove tecnologie e alla multicanalità, è uscita dai confini regionali, senza perdere anima e tradizione: «Noi serviamo un territorio, ma produciamo contenuti e valori universali, condivisi da moltissime persone a prescindere dalla territorialità e dalle generazioni. Per esempio, abbiamo una fetta di pubblico molto giovane, che si attiva ogni qual volta diamo vita a eventi live o digitali. Insomma, la differenza, come sempre, la fanno i contenuti e la percezione del marchio, soprattutto per superare i confini territoriali».

 

@AndreaAAmato

 

(Nella foto Alan Palmieri)