Pubblicato il 25/03/2016, 11:35 | Scritto da La Redazione
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Michele Serra: “E B. vende ai francesi il videocitofono di Milano 2” – La Rai in causa con il governo: “Ci deve 300mila euro”

Michele Serra: “E B. vende ai francesi il videocitofono di Milano 2” – La Rai in causa con il governo: “Ci deve 300mila euro”
Mediaset sta studiando le tecnologie per rinnovare i propri programmi. In "Casa Vianello" non si mangerà più la pizza. Solo Sushi. E poi il ricorso sulle frequenze tv.

Rassegna stampa: L’Espresso, pagina 11, di Michele Serra.

E B. vende ai francesi il videocitofono di Milano 2

Mediaset sta studiando le tecnologie per rinnovare i propri programmi. In “Casa Vianello” non si mangerà più la pizza. Solo Sushi.

La vendita di Mediaset ai francesi è stata accolta con enorme sollievo dagli altri Paesi, che hanno lungamente festeggiato. Restano opache le ragioni che hanno spinto i francesi di Vivendi ad acquisire un’azienda televisiva che da una ventina d’anni trasmette solo repliche di telefilm e sceneggiati degli anni Ottanta. INNOVAZIONE Quella sulla programmazione Mediaset è una polemica sciocca si fa sapere da Cologno Monzese perché con le tecnologie disponibili bastano un computer e un tecnico specializzato per aggiornare le pettinature degli attori e la mobilia, sostituendo lo stile finto hi-tech di quegli anni con lo stile finto provenzale di oggi. Ai francesi, per convincerli della palpitante attualità della produzione Mediaset, è stata mostrata una puntata di Casa Vianello abilmente ritoccata: invece di una pizza, a casa di Sandra e Raimondo arriva un sushi. Per fortuna, grazie alla mancanza di traduzione, lo staff di Vivendi non si è accorto che Raimondo dice al pony «quanto le devo per la pizza?» proprio mentre viene inquadrato il sushi. Anche le battute sulla minigonna e su Saragat sono passate senza essere notate.

L’EQUIVOCO Avvertito da uno stretto collaboratore che c’era, per Mediaset, l’interessamento di una cordata transalpina, Berlusconi ha risposto, con rammarico, che avrebbe preferito di gran lunga trattare con acquirenti francesi, anche in ragione della sua grande familiarità con la cultura di quel paese. Indescrivibile il suo sollievo quando ha saputo che transalpini e francesi sono la stessa cosa, come Atalanta e orobici. IL PUNTO DI CRISI La fase più difficile delle trattative è stata l’arrivo di Berlusconi, che si è seduto al pianoforte e ha voluto cantare a tutti i costi alla delegazione francese un paio di canzoni di Charles Trenet, lo chansonnier più amato di Francia. Attimo di panico dei mediatori del Biscione, convinti che l’affare andasse in fumo. Ma è stato un falso allarme. I francesi, dopo avere ascoltato con grande attenzione la doppia interpretazione di Berlusconi, non hanno capito che si trattava di Trenet. Secondo voci incontrollate (come quella di Berlusconi) pare che della delegazione francese facesse parte un anziano azionista, molto ricco e sopportato solo per questo, che ama molto eseguire al pianoforte Domenico Modugno, soprattutto in presenza di italiani. Ma il vecchio importuno sarebbe stato allontanato prima dell’inizio dei colloqui.

L’ACCORDO Se la televisione è ancora il core-business, la portata dell’accordo è molto più ampia, e riguarda le comunicazioni a tutto campo. Berlusconi chiede ai francesi, da tempo, di acquisire almeno una quota di “Le Figaro”, del quale apprezza molto la testata. Ma si tratta appena di un dettaglio sentimentale al confronto del vero business, che è la produzione e la distribuzione di contenuti per la streaming tv. Berlusconi, che ha appena dichiarato di stare studiando internet, ora ha annunciato che studierà anche streaming, per capire come sia possibile preparare le edizioni streaming di Capitol e di don Tonino. NEL FRATTEMPO Berlusconi ha chiesto a Vivendi se è interessato al mercato dei videocitofoni, che sono la sua vera passione personale dai tempi di Milano Due e Milano Tre, la cui filosofia di progettazione era «un videocitofono, un laghetto con le papere, un divano bianco in similpelle, ed è subito casa». Nei sogni di Berlusconi c’è il videocitofono streaming, collegato con qualunque palinsesto e archivio mediatico, nel quale se suona tua suocera puoi scegliere di interagire, invece, con qualunque altro contenuto, per esempio Shakira che ti chiede a che piano abiti. I primi utenti, in via sperimentale, si sono lamentati di avere spesso cercato di interloquire con Shakira e di avere invece parlato con Nando Gazzolo. Il problema tecnico dei videocitofoni in streaming, spiegano gli esperti, è che è necessario aggiornare continuamente il software. Altrimenti può capitare che tu richieda Lady Gaga e ti risponda Alida Valli, o Brad Pitt e ti risponda Fernandel, proprio come accade nella partita di videocitofoni di Milano Due e Milano Tre che Berlusconi sta cercando di vendere a Vivendi.

 

Rassegna stampa: Il Giornale, pagina 18.

La Rai in causa con il governo: “Ci deve ridare 300mila euro”

Ricorso sulle frequenze tv.

La tv di Stato contro lo Stato. Sembra una barzelletta ma con la Rai tutto è possibile, anche un ricorso della tv pubblica al Tar per riavere indietro i diritti amministrativi chiesto dallo Stato per la concessione delle frequenze tv, in tutto 300mila euro circa. «È stata un’esigenza di chiarezza a portare la Rai a rivolgersi al Tar del Lazio sul pagamento dei diritti amministrativi» spiega l’ufficio legale della Rai (che secondo Dagospia studia la privatizzazione di una rete). All’attacco Michele Anzaldi (Pd): «L’ufficio legale Rai? È famoso per il numero di avvocati e le cause che perde».

 

(Nella foto Silvio Berlusconi)