Pubblicato il 08/11/2023, 15:04 | Scritto da La Redazione

Pier Silvio Berlusconi tuona contro la Rai: “Torni a fare servizio pubblico”

Pier Silvio Berlusconi tuona contro la Rai: “Torni a fare servizio pubblico”
Mediaset si rafforza, la Rai fatica. Sono i numeri a dirlo. Nelle 24 ore Mediaset sul totale individui arriva al 38,3% di share, mentre la Rai è al 35,3% che significa più 0,5 punti per la tv di Cologno Monzese e meno 1,7 per la tv di Stato rispetto all'analogo periodo dell'anno scorso. Così sul Corriere della Sera.

«La Rai deve distinguersi dalla tv commerciale Torni servizio pubblico»

Corriere della Sera, di Renato Franco, pag. 13

Mediaset si rafforza, la Rai fatica. Sono i numeri a dirlo. Nelle 24 ore Mediaset sul totale individui arriva al 38,3% di share, mentre la Rai è al 35,3% che significa più 0,5 punti per la tv di Cologno Monzese e meno 1,7 per la tv di Stato rispetto all’analogo periodo dell’anno scorso (i dati si riferiscono alla stagione in corso, dal 3 settembre al 4 novembre). Nella fascia 15-64, il target commerciale — quello di riferimento per Mediaset — il distacco balza a 11,5 punti: Mediaset al 41,1%, Rai al 29,6%. L’umore (televisivo) di Pier Silvio Berlusconi non può che essere dei migliori in una stagione che ha anche visto Mediaset acquistare due pedine nevralgiche (Bianca Berlinguer e Myrta Merlino) e parallelamente la Rai perderne (Fabio Fazio, Massimo Gramellini, Lucia Annunziata e la stessa Berlinguer). «Non mi permetto di dare giudizi — riflette Pier Silvio Berlusconi —. Noi stiamo crescendo di ascolto da diverse stagioni, abbiamo cambiato passo dal 2020 dopo l’emergenza Covid. E contemporaneamente la Rai si è un po’ involuta, nel senso che si è dimenticata che prima di tutto “la Rai è la Rai”, il che significa istituzione e Servizio pubblico. Invece appena c’è un leggero calo di ascolti la sua risposta è aumentare il comportamento da tv commerciale, nella speranza di ottenere qualche decimale di share che poi non sempre arriva; una condotta autolesionista che alla lunga fa male a tutto il sistema televisivo. Una Rai ricca e potente (di idee e di prodotto) per noi è stata un grande concorrente, ma è servita a tenere alto il benchmark, perché la Rai è la guida del sistema editoriale italiano. Se invece si comporta da broadcaster commerciale questo ruolo istituzionale viene meno».

Viene subito da pensare a TeleMeloni, a quelle uscite dolorose per la Rai, perché chi è subentrato è lontano dal contributo che dava chi è partito: «Il punto non è questo, io non penso che le difficoltà della Rai di oggi — autunno 2023 — siano colpa dei nuovi vertici Rai, arrivati da pochi mesi; gli errori piuttosto vengono da lontano. Chi c’è oggi ha invece una grandissima opportunità, che mi pare voglia perseguire: tornare a portare la Rai a essere prima di tutto Servizio pubblico che non vuol dire fare una tv noiosa, di documentari in bianco e nero, ma avere un’identità che la distingue dalla tv commerciale». In concreto, puntare su fiction e informazione, sull’innovazione di una «nuova» seconda serata grazie al rispetto degli orari di partenza della prima serata. Da tempo tutti i prodotti più importanti e costosi si accendono quasi alle 10 di sera e l’allungamento dell’access prime time (la fascia subito dopo il tg, quella di Affari Tuoi e Striscia la notizia per intendersi) rischia di essere un autogol per tutti. Ammette Pier Silvio: «E una questione partita tempo fa per la competizione tra Striscia e Affari tuoi». Ma «noi ora abbiamo deciso di fermarci prima dando il buon esempio e facendo la prima mossa, pur rischiando qualche decimale di ascolto in prime time. In questo modo abbiamo offerto un servizio a tutto il pubblico e dato l’opportunità alla Rai di fare lo stesso, consentendo alle famiglie italiane di seguire davvero fino in fondo tutti i programmi». Qui ci potrebbe essere un punto di incontro: «Basterebbe guardarsi negli occhi e chiudere alla stessa ora. Io sono pronto da subito». La ripercussione di questo meccanismo va anche sulla seconda serata che ormai non esiste più, mentre sarebbe «il luogo adatto per sperimentare e anche per offrire prodotti di informazione» visto che i giornalisti Rai (2.020 contro i 290 Mediaset) sono una vera potenza di fuoco.
(Continua sul Corriere della Sera)

 

 

 

 

 

 

(Nella foto Pier Silvio Berlusconi)