Pubblicato il 25/09/2023, 17:03 | Scritto da La Redazione

Rai: è “derby” fra FdI e Lega per i TGR

Rai: è “derby” fra FdI e Lega per i TGR
«Aziendalista, garantista, possibilista». Così si descrive nella sua biografia di Twitter Roberto Pacchetti, oggi condirettore della Tgr ed erede designato dalla Lega per prendere in mano la più grande testata giornalistica d'Europa. Così Lisa di Giuseppe su Domani.

FdI alla conquista della Tgr La sfida al Fortino leghista

Domani, di Lisa di Giuseppe, pag. 6

«Aziendalista, garantista, possibilista». Così si descrive nella sua biografia di Twitter Roberto Pacchetti, oggi condirettore della Tgr ed erede designato dalla Lega per prendere in mano la più grande testata giornalistica d’Europa. Circa 700 giornalisti per 24 sedi (una per ogni regione più una tedesca, una ladina e quella italiana a Bolzano oltre a quella slovena a Trieste), tre edizioni quotidiane, una solida presenza sul web e rubriche che arrivano a intimorire anche i prodotti nazionali di viale Mazzini, come Buongiorno Regione, che la scorsa stagione ogni mattina insidiava Tgunomattina dal terzo canale con ascolti solidi. Il potenziale, insomma, è grande. E nonostante la spartizione degli incarichi di peso a viale Mazzini si sia già conclusa (o appena iniziata, considerata la fine del mandato del Consiglio d’amministrazione in scadenza la prossima primavera), i Fratelli d’Italia che hanno preso in mano le redini dell’azienda si stanno rendendo conto che mettere un piede nelle testate regionali può essere un investimento che rende. Detto, fatto. Se non fosse che le testate regionali sono da anni un feudo leghista, dove regna incontrastato Alessandro Casarin, ex democristiano illuminato sulla via di Pontida. Non un soldato di stretta osservanza, dunque, ma un dirigente d’esperienza che ha svolto per Matteo Salvini il ruolo di affidabile luogotenente in una realtà profondamente radicata sul territorio. Ma Casarin è del 1957 e la sua pensione non è lontana. Ad affiancarlo ci sono già oggi due condirettori, uno espressione del centrosinistra, Carlo Fontana, e uno in quota Carroccio, Pacchetti per l’appunto. Il non detto è che ormai da tempo Pacchetti ha preso in mano i dossier operativi della testata, segue da vicino questioni di importanza primaria come trasferimenti, linee editoriali e rapporti sindacali, oltre a intrattenere tutte le relazioni del caso con gli altri direttori di viale Mazzini.

La sua ambizione è nota per tutto lo stivale: il colonnello che ha l’orecchio di Matteo Salvini si sta costruendo una Tgr a sua immagine e somiglianza mettendo già nel mirino il subentro. Per avere prospettive un po’ più concrete, in ogni caso, non esita a trattare anche con gli altri azionisti della maggioranza. Successione Finora, il tandem ha funzionato a meraviglia e in alcune redazioni della successione, che pure dovrà essere avallata da una nomina di viale Mazzini, si parla come se fosse già cosa fatta. Anche perché sul piano dei risultati, Pacchetti non ha dato all’azienda ragione di lamentarsi. In un panorama in cui gli ascolti non hanno premiato le nuove scelte dei direttori da poco insediati, la Tgr rimane salda: edizioni come quelle della Campania o del Piemonte portano a casa ogni sera 300mi1a apparecchi collegati, che corrispondono a un numero di spettatori anche doppio o triplo. Un bacino che fa gola anche ai cugini di Fratelli d’Italia, che hanno iniziato a riconoscere il valore di questo prodotto. «A differenza dei Tg nazionali spesso governativi, la Tgr è più discreta, ma costante» dice una perso- na che conosce bene le testate regionali. È un ragionamento che si sente ripetere spesso in diverse parti d’Italia, ed è evidente dall’ultimo giro di nomine delle caporedazioni in scadenza che la voce dev’essere arrivata anche alle orecchie di Rossi. Il direttore generale fedelissimo di Giorgia Meloni non ha infatti esitato a dire la sua nella scelta dei nuovi caporedattori (il massimo grado che si può raggiungere sul territorio). Due casi sono emblematici per Rossi: Veneto e Sardegna. A Venezia alle candidature di due vicecaporedattori è stata preferita la caposervizio Elisa Billato, una decisione che sarebbe riconducibile proprio al volere del direttore generale, favorita dalla passata militanza di Billato in Pluralismo e libertà, la componente sindacale di destra di cui sono stati in passato volti noti anche il direttore dell’approfondimento Paolo Corsini e la vicedirettrice del Tg1 Incoronata Boccia. Boccia torna in questa storia anche in un’altra veste, quella di moglie di Ignazio Artizzu, neocaporedattore a Cagliari.
(Continua su Domani)

 

 

 

 

 

(Nella foto Giorgia Meloni)