Pubblicato il 31/05/2023, 16:35 | Scritto da La Redazione

Bello il Podcast, ma non ci faccio un euro

Bello il Podcast, ma non ci faccio un euro
È sicuramente il fenomeno mediatico-editoriale dell’ultimo biennio, ma non è profittevole, tant’è che anche Spotify sta facendo marcia indietro. Così Vincenzo Marino su “Domani”, un estratto.

Tutti hanno un podcast. Ma in pochi riescono a guadagnarci davvero

Domani, pagina 14, di Vincenzo Marino.

«Il grande oceano dei podcast è in burrasca» chiosa Jonathan Zenti, audio designer di primo pelo, nell’ultimo episodio del suo Problemi: uno dei titoli di riferimento in Italia, un cult in cui l’autore e il suo doppio vivisezionano puntata dopo puntata il particolare e l’universale delle nostre vite. Ed è vero che, dopo un 2022 generoso in termini di investimenti nel settore, persino Spotify (uno dei principali attori del mercato) avrebbe visto al ribasso le proprie mire espansionistiche – come sosteneva il Financial Times qualche settimana fa, parlando emblematicamente di «reality check» da parte dell’azienda. Così come nel comparto, dal punto di vista commerciale, le opportunità di monetizzazione paiono sempre più residuali.

L’invasione

Eppure, almeno in Italia i podcast sembrano materializzarsi quasi ovunque. Tanto che secondo i dati presentati dall’Osservatorio branded entertainment, gli ascoltatori nel nostro Paese sarebbero circa 15 milioni, due in più di un anno fa, e che per l’Osservatorio digital content del Politecnico di Milano il 28 per cento degli utenti italiani li ascolterebbe con regolarità, arrivando a una media di circa 22 minuti al giorno. Ovunque. Puoi cominciare a riconoscerli in tv, per esempio, dove l’estetica da scrivania e microfono professionale sta continuando a influenzare il set design di certi programmi – si vedano i nuovi format di interviste lanciati da Dazn, come Croquetas.

Puoi trovarli nei piani strategici d’ogni tipo di editore, che si tratti dell’esperimento Terraverso di Libero, dei più contemporanei Will o Chora, di Sky o del branded content di una banca. Puoi scontrartici nei teatri o nelle librerie, dove casi editoriali nati dal Post – come Indagini di Stefano Nazzi e Morning di Francesco Costa – riempiono sale e affollano ingressi di eventi dal vivo. O puoi notarli nei feed social delle stelle del digitale, a parlare di astrologia e gestione dell’ansia, di problemi relazionali e psicoterapia, come con Mille Pare di Alessia Lanza, di gran lunga la personalità dell’internet “Gen Z” più celebre del Paese.

Molta offerta

Sembrano dappertutto. Addirittura su TikTok, decine di adolescenti e presunti esperti di cose si scambiano commenti brandendo in mano microfoni giganti, all’interno di brevi estratti ricavati da podcast che probabilmente nessuno ha mai visto. O che forse, come racconta l’autore Pietro Minto adombrando una specie di teoria del complotto nella sua newsletter Link Molto Belli, in realtà magari non esistono davvero. L’offerta In sostanza, l’offerta in Italia non manca: è anche abbastanza varia e comincia a essere rilevante. Persino nel mondo del gossip, la presunta rottura all’interno di Muschio selvaggio tra Fedez e il co-conduttore e youtuber Luis Sal è riuscita a diventare notizia di cartello – tanto da attivare le grandi manovre di Fabrizio Corona, a sua volta mattatore in diversi altri podcast in cui ci regala aneddoti e segreti millenari per raggiungere fama e potere.

 

(Nella foto Stefano Nazzi)