Lo spostamento a destra della Rai spaventa Mediaset
Ora Mediaset teme la Rai sovranista vertice per arginare la concorrenza
La Repubblica, di Giovanna Vitale, pag. 4
Non solo aspiranti conduttori e direttori di Tg in pectore. C’è un altro spettatore molto interessato al cambio della guardia in Rai: Mediaset. Le mani sovraniste su Viale Mazzini hanno messo in grande agitazione il rivale più diretto. Al punto da costringere Piersilvio Berlusconi e Fedele Confalonieri a riunire in tutta fretta il gotha delle testate berlusconiane — dal dg dell’informazione e Videonews, Mauro Crippa, a Clemente Mimun che guida il Tg5 da una vita — per studiare ogni contromisura utile ad evitare lo scippo di volti e format targati Biscione. Finché la Tv di Stato è stata appannaggio del centrosinistra, le due emittenti potevano in qualche modo godere di un campo d’azione predefinito: a ciascuno il suo. Ma ora che la destra s’è impadronita della Rai, pronta a occupare lo stesso spazio politico della concorrenza, le cose potrebbero complicarsi. E pazienza se ciò significa che, a eccezione de La7, i palinsesti pubblici e privati diverranno un monocolore. In ballo ci sono ingaggi e spot, che vuol dire tanti soldi e altrettanti ricavi.
Una questione da non sottovalutare. La preoccupazione è che il possibile ancorché non scontato trasloco di Nicola Porro possa innescare un mini-esodo verso Viale Mazzini. Tanto più che il contratto del conduttore di Quarta Repubblica scade a giugno e ottenere la prima serata di Rai2 potrebbe fargli gola. Certo, il tandem Sergio-Rossi dovrebbe superare l’ostacolo del cachet stellare riconosciuto al vicedirettore del Giornale, ma l’escamotage sarebbe già sul tavolo: Porro verrebbe scritturato come “artista” anziché giornalista, stile Vespa ma pure Fabio Fazio, così da aggirare tetti e limiti vari. Nel frattempo, in Rai è caccia al successore dello storico presentatore di Che tempo che fa. Considerato che Paolo Bonolis ha un target molto diverso ed è blindato da Mediaset, l’idea che si sta facendo largo è affidare la domenica sera ad Alessandro Cattelan, le cui performance non sono stati fin qui benedette dallo share. I vertici appena insediati sanno bene che su questa partita è vietato sbagliare. Anche perché Fazio era uno dei fiori all’occhiello del Servizio pubblico, capace di mobilitare un pubblico fedele, disposto a seguirlo da una rete all’altra: 2,5 milioni di spettatori in media e incassi difficilmente replicabili.
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(Nella foto Nicola Porro)