Pubblicato il 24/04/2023, 13:02 | Scritto da La Redazione

Mediaset: la Procura ricostruisce la scalata di Bollorè

Mediaset: la Procura ricostruisce la scalata di Bollorè
Il 23 luglio 2021 Vivendi e Mediaset firmavano la fine di una battaglia legale durata cinque anni. E l’8 novembre successivo il pm di Milano Silvia Bonardi chiedeva l'archiviazione dell’inchiesta scaturita dalla scalata al gruppo televisivo milanese che aveva portato la società francese a controllare il 28,8% delle azioni. Così Giovanni Pons su Repubblica Affari&Finanza.

Così Bolloré scalò Mediaset e fece infuriare Berlusconi

Repubblica Affari&Finanza, di Giovanni Pons, pag. 11

Il 23 luglio 2021 Vivendi e Mediaset firmavano la fine di una battaglia legale durata cinque anni. E l’8 novembre successivo il pm di Milano Silvia Bonardi chiedeva l’archiviazione dell’inchiesta scaturita dalla scalata al gruppo televisivo milanese che aveva portato la società francese a controllare il 28,8% delle azioni. Quell’inchiesta, a distanza di un anno e mezzo, non è ancora stata archiviata dal Gip e Vivendi, ora in mano ai figli di Vincent Bolloré, Cyrille e Yannick, ha ancora in portafoglio il 23,2% dell’olandese Mediaset for Europe, con Fininvest appena sotto il 50%.
Al momento sembra escluso che le strade dei Bolloré e dei Berlusconi tornino a incrociarsi ma è utile rileggere quella scalata attraverso i documenti depositati. La tesi nata dall’esposto di Mediaset ai Pm milanesi sosteneva che Bolloré avesse in mente un piano per prendere il controllo di Mediaset e che l’accordo dell’8 aprile 2016 riguardante soltanto la pay Tv Premium fosse un primo passaggio di un boccone più grande. Questa tesi, per essere dimostrata, necessitava una capillare ricostruzione degli acquisti dei titoli Mediaset in Borsa, ufficialmente compiuti da Vivendi a dicembre 2016, quando la lite era già scoppiata, ma che potevano essere cominciati prima, a inizio 2016, lontano dai riflettori, e per il tramite di finanziarie vicine al tycoon francese.
Diversi elementi a supporto di questa tesi investigativa sono stati trovati, malgrado la scarsa collaborazione delle autorità inglesi e francesi. Il primo è stato l’acquisizione del verbale della riunione del Consiglio di sorveglianza di Vivendi del 18 febbraio 2016, dov’è scritto che il presidente del Consiglio di gestione, Arnaud de Puyfontaine, dopo aver illustrato la strategicità di Mediaset e aver citato un suo presunto incontro con Alessandro Franzosi di Fininvest (di cui però nulla risulta agli atti), chiede l’autorizzazione a «realizzare ogni tipo di operazione che permetta a Vivendi di detenere un massino del 24,99% di azioni Mediaset».

IL VERTICE BERLUSCONI-BOLLORÉ

Questo fatto secondo gli investigatori è rilevante perché indica che Vivendi si era organizzata per rilevare una quota di controllo in Mediaset già due mesi prima della firma su Premium. E avveniva a soli 23 giorni dall’incontro a Parigi tra Berlusconi padre e figlio, Bollorè padre e figlio, alla presenza dell’amico comune Tarak Ben Ammar, in cui si erano stretti la mano per dar vita all’alleanza nella pay tv.
Ma poco prima, nel tragitto verso il quarter generale di Vivendi, Ben Ammar disse ai Berlusconi che Bolloré avrebbe voluto discutere di un ingresso “riservato” di Vivendi in Mediaset con una quota fino al 20%. Tuttavia Pier Silvio reagì duramente a quell’ipotesi anche perché, secondo le sue dichiarazioni rilasciate ai magistrati il 5 aprile 2017, non era la prima volta che quell’intenzione saltava fuori.
(Continua su Repubblica Affari&Finanza)