Pubblicato il 15/06/2022, 15:05 | Scritto da La Redazione
Argomenti: ,

Più tasse? Canal+ aumenta il prezzo dell’abbonamento. Ma…

Più tasse? Canal+ aumenta il prezzo dell’abbonamento. Ma…
Situazione critica per Vivendi, proprietaria della storica pay-tv: il calo del potere d’acquisto e la concorrenza delle piattaforme streaming potrebbero indurre molti francesi a dare disdetta. Tutto sul quotidiano francese "Le Figaro".

Canal+ costretta ad aumentare le sue tariffe

Le Figaro, pagina 30, di Caroline Sallé.

Canal+ sta per aumentare il prezzo di alcuni dei suoi abbonamenti. Questo include il prezzo del canale criptato Canal+, che è alla base delle offerte Sports e Ciné Séries, che dovrebbe passare da 20 a 22 euro in media, secondo Les Echos. Da venerdì, i consumatori interessati cominciano a essere avvertiti. La filiale di Vivendi ha dichiarato in un comunicato che «sarà informata dell’impatto preciso sulle proprie tariffe di questo aumento dell’aliquota IVA entro i termini stabiliti nelle condizioni generali di abbonamento».

La ragione di questo aumento, che giunge in un momento piuttosto negativo, in cui il potere d’acquisto dei francesi si sta contraendo, è da ricercare nel Ministero delle Finanze. Quest’ultima ha appena comunicato a Canal+ che l’aliquota IVA applicabile ad alcune delle sue offerte raddoppierà dal 10% al 20°/°. «Bercy (il ministero francese delle finanze) è attualmente alla ricerca di denaro ovunque possa trovarlo», afferma una fonte del Parlamento. Anche nelle tasche di Canal+, ora che il gruppo sta andando molto meglio in Francia. «C’è una corrispondenza, ovviamente, tra il governo e Vivendi. Questa volta, però, i tempi fanno pensare più a una decisione amministrativa che a una manovra politica: Canal+ è stata informata del cambiamento dell’aliquota IVA dalle autorità fiscali il 21 aprile, cioè prima del secondo turno delle elezioni presidenziali», ha proseguito la fonte.

Aumento Iva

Questa “armonizzazione” dell’aliquota IVA non è una sorpresa, poiché era stata discussa più ampiamente nella legge finanziaria per il 2021. «Canal+ torna semplicemente al diritto fiscale comune», sostiene un buon conoscitore del dossier. Secondo i calcoli di Les Echos, più di 2 miliardi di euro di fatturato – su un totale di 3 miliardi per Canal+ France – sarebbero interessati da questo aumento, con un impatto di oltre 200 milioni di euro. Questo è sufficiente per far rabbrividire lo staff di Canal+. Soprattutto perché non nasconde che la filiale di Vivendi sogna di tornare a un’aliquota IVA ridotta del 5,5% sui suoi abbonamenti, di cui ha beneficiato dal 1985 al 2013, prima che quest’ultima fosse portata al 10%.

«Prove d’amore»

Nel settembre 2020, in occasione dell’audizione della CSA – ribattezzata Arcom – aveva posto la riduzione dell’IVA come condizione preliminare per il rinnovo della sua frequenza DTT. All’epoca, Maxime Saada, presidente del consiglio di amministrazione del gruppo Canal+, dichiarò: «Non c’è amore, c’è solo la prova dell’amore. E noi non ne abbiamo avuti, e non ne abbiamo avuti per troppo tempo. Da quindici anni siamo addirittura sottoposti a prove permanenti di disordine». Canterà lo stesso ritornello tra quindici giorni, durante la prossima audizione all’Arcom per il rinnovo dell’autorizzazione a trasmettere sul DTT del canale criptato, che scade il 5 dicembre 2023?

L’aliquota IVA ridotta del 10% era uno degli unici vantaggi di rimanere sul DTT. Aumentata al 20%, diventa un ulteriore argomento a favore della fine di Canal+ come canale televisivo e dell’accelerazione della sua trasformazione in una piattaforma digitale pura, MyCanal. Il gruppo ha tutto il tempo, diciotto mesi, per migrare i 400 mila abbonati che ancora guardano Canal+ sul DTT verso altre modalità di ricezione. Se Canal+ decidesse di diventare un servizio di streaming come Netflix o Disney+ – soggetto a un’IVA del 20% -, non sarebbe più costretto a investire tanto nella creazione e soprattutto nel cinema.

Tecnicamente, una clausola consente già Canal+ di rescindere il contratto con il cinema, di cui è il principale finanziatore. La filiale di Vivendi dovrà inviare una lettera raccomandata solo in caso di modifica del regime IVA che comporti un aumento dei costi. Ma, secondo un operatore del settore, « Canal+ non ha alcun interesse a denunciare l’accordo che ha appena firmato con il cinema e che gli consente di essere ultra-privilegiato nella nuova cronologia dei media, con l’uscita dei film a sei mesi».
(Continua su Le Figaro)

 

(Nell’immagine il logo di Canal+)