Pubblicato il 03/06/2022, 17:05 | Scritto da La Redazione

La Tv in streaming copia la Tv commerciale

La Tv in streaming copia la Tv commerciale
Non più solo serie e film. Via libera agli spot, reality show, sport. E, ora, anche la diretta. Amazon, Disney+, Netflix e AppleTv+ lavorano per diventare televisioni mainstream. Così su "Le Monde".

Quando Netflix e Amazon imitano la televisione

Le Monde, pagina 28, di Alexandre Piquard.

«Siamo abbastanza aperti a offrire prezzi ancora più bassi, con la pubblicità, per dare al consumatore una scelta». Questa piccola frase pronunciata dal CEO di Netflix il 19 aprile non è banale. È vero che Reed Hastings ha cercato soprattutto di rassicurare il mercato in questa conferenza degli analisti, dopo aver annunciato per la prima volta la perdita di abbonati: 200 mila nel primo trimestre e due milioni previsti nel secondo. Ma questa svolta ha una portata più ampia, poiché il leader mondiale dei video online in abbonamento si era sempre rifiutato di inserire pubblicità tra i suoi film e le sue serie.

Questo cambio di piede è addirittura emblematico di un’evoluzione delle piattaforme digitali, che sono arrivate a scuotere il settore audiovisivo: stanno imitando i canali televisivi tradizionali, mutuando il loro modello. Come ha notato Hastings, Hulu e HBO Max offrono già abbonamenti ad-supported più economici, e Disney+ ha annunciato all’inizio di marzo che si sarebbe unita al movimento entro “la fine del 2022”. Al di là di questa parziale conversione al modello di business dei canali gratuiti come TF1 e M6, o addirittura della pay-Tv con pubblicità come Canal+, i nuovi operatori si stanno avventurando ulteriormente nel tipo di programmi che preferiscono. Non si limitano a serie e film.

Amazon alla conquista della Francia

Con l’obiettivo di essere «la migliore esperienza di intrattenimento per tutti i francesi», Prime Video sogna di essere la televisione mainstream: il servizio di Amazon offre programmi tipici dei grandi canali (reality con LOL: ride è fuori, gioco di avventura urbana con Celebrity Hunted) e anche sport in diretta, con la i Football League o il Roland Garros. A marzo, si è addirittura lanciata in prima serata con i Country Music Awards negli Stati Uniti. Più orientata alla fiction, Netflix ha anche lanciato una serie di giochi e spettacoli (Ultimate Beastmaster, Seduzione ad alta tensione) e sta pensando a programmi dal vivo, ad esempio per una serata di spettacoli comici o di debriefing con gli attori della serie Selling Sunset.

Nello stesso spirito, all’inizio di aprile Disney+ ha acquistato Dancing with the Stars, trasmesso per 16 anni negli Stati Uniti sul canale ABC. Per quanto riguarda Apple Tv+, oltre a programmi come il talk show di Oprah Winfrey, il servizio ha annunciato all’inizio di marzo che trasmetterà due partite di baseball negli Stati Uniti il venerdì. Persino Netflix ha cambiato idea sullo sport in diretta: «Non stiamo dicendo che non lo mostreremo mai» e «oggi guarderemmo ai diritti della Formula1», hanno dichiarato di recente i suoi dirigenti.

Rischio di standardizzazione

Cosa fare di questi cambiamenti? Per le emittenti tradizionali, queste incursioni nei loro ultimi rifugi sicuri rappresentano ulteriori minacce. Ma è anche una vittoria relativa: i nuovi operatori convalidano così in parte il loro modello, che spesso è generalista. Ciò dimostra anche che le piattaforme hanno bisogno di potenza per penetrare il mercato e raggiungere il grande pubblico. Questi esperimenti dimostrano anche che il modello di business delle principali piattaforme audiovisive non si è ancora stabilizzato.

Netflix si apre alla pubblicità dopo aver aumentato più volte i prezzi. Il mercato soffre di una forma di dumping? L’equazione finanziaria di Prime Video o Apple Tv+ è sostenibile? Non lo sappiamo ancora. Infine, e soprattutto, queste modifiche banalizzano in parte l’offerta di servizi di video-on-demand. Il rischio è che il nuovo paesaggio diventi uniforme. Ciò è tanto più vero in quanto i canali stanno diventando più “piatti” e i social network come Facebook, Youtube o TikTok guardano ai contenuti audiovisivi. La questione della differenziazione si porrà quindi per tutti. Quale contributo, quale valore aggiunto? C’è il rischio di ritrovare i mali spesso denunciati della televisione tradizionale: la corsa agli ascolti, la mancanza di rischio artistico, il seguire…
(Continua su Le Monde)

 

(Nell’immagine il logo di Netflix)