Pubblicato il 08/04/2022, 19:01 | Scritto da La Redazione

Maurizio Costanzo: Ho creato i primi mostri da talk show, ma Orsini non è Sgarbi e Scanzi non è D’Agostino

Da Sgarbi a Orsini

Il Foglio, pagina 1, di Salvatore Merlo.

«Ma certo che in tv c’è una commistione tra spettacolo e informazione. E non si capisce più niente. Così si danneggia l’informazione, credo. E si danneggia anche il talk-show». Dice proprio così, lui, il maestro, l’uomo che il talk-show in Italia lo ha inventato: Bontà loro, correva l’anno 1976. E poi il Maurizio Costanzo Show, spettacolo immortale che compie quarant’anni. Mai avuto l’impressione che la sua invenzione televisiva le sia sfuggita di mano? «Altroché». E certo anche lui, Maurizio Costanzo, invitava gli strambi, i mattocchi, proprio come fanno Bianca Berlinguer e Giovanni Floris, Mario Giordano e Lilli Gruber.

Ecco il critico d’arte turpiloquente, l’intellettuale travestito, il polemista manesco, insomma gli acchiappa audience che oggi si chiamano Orsini, Di Cesare, Scanzi, Donato, Mauro Corona… «Io li ho sempre messi a teatro i miei personaggi, con il pianoforte, con l’orchestra, con il cantante». Il posto loro. Curiosità: ma lei l’elmetto in testa in collegamento dal fronte di guerra l’ha mai indossato? «Io non ho mai fatto collegamenti. Sono proprio un elemento che imbastardisce, perché confonde informazione e intrattenimento. E un po’ mi sfugge perché il mio amico Giletti se ne vada a Odessa invece di stare nel suo studio a Roma». Distinzione di generi, dunque: intrattenimento, senza la pretesa di vincere premi di giornalismo. In pratica senza l’indice sul labbro alla Corrado Formigli.

I mostri televisivi

E certo Costanzo ha creato i mostri televisivi, sul serio. Prima di chiunque altro. E sempre però li ha domati all’interno d’uno spettacolo dichiarato come tale. Con onestà. «Quelli che lei chiama “mostri” nel mio caso non erano personaggi d’una stagione, badi bene. Pensi a Vittorio Sgarbi o a Stefano Zecchi. Esistono ancora, indipendentemente dalla televisione. Perché valevano e valgono».

E il professor Orsini invece è il personaggio di una sola stagione, come il bagnino del villaggio vacanze? «Non esprimo giudizi». Poi però in un soffio: «Diciamo che Orsini non è Sgarbi». Come Scanzi non è Roberto D’Agostino? «Gli ospiti bisogna costruirli». Ma come si fa? «Bisogna avere una buona redazione. Sgarbi lo scoprimmo leggendo alcune cose che aveva fatto. Non oso dirlo, ma il degrado non è soltanto degli ospiti. È un po’ generale». Cos’è cambiato? «Non saprei dire. Mi ricordo Giovanni Minoli quando andai da lui a Mixer. Era impegnativo andare da Minoli. Ora le interviste che vedi in tv sono per lo più promozionali. Il “grandissimo” libro di Tizio, il “magnifico” film di Caio… Ma il talk non è questo. Il talk è la vita, non la promozione».
(Continua su Il Foglio)

 

(Nella foto Maurizio Costanzo)