Pubblicato il 07/03/2022, 11:33 | Scritto da La Redazione

Andrea Scrosati: Con Fremantle puntiamo ad arrivare a 3 miliardi di ricavi nel 2025

Andrea Scrosati: Con Fremantle puntiamo ad arrivare a 3 miliardi di ricavi nel 2025
Il Ceo europeo della multinazionale, colosso nella produzione audiovisiva, dopo l’acquisizione di Lux Vide racconta in un’intervista al “Corriere della sera” quali sono le strategie di crescita: «Nel 2022 consegneremo 101 prodotti, l’anno scorso ne abbiamo consegnati 82».

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L’Economia del Corriere della sera, pagina 16, di Andrea Ducci.

Nel corso del 2022 consegneremo ai nostri clienti un totale di 101 prodotti tra film e serie, lo scorso anno ne abbiamo consegnati 82. Nel gruppo abbiamo 600 progetti attualmente in fase di sviluppo e un totale di circa un migliaio in fase di prima elaborazione e studio». A illustrare le cifre da «golden age» nel settore della produzione di film, serie Tv, show e documenta è Andrea Scrosati, che nel 2018, dopo una stagione ai vertici di Sky Italia, si è trasferito a Londra per assumere il ruolo di chief operating officer a livello globale di Fremantle. Poi, a partire dal 2021, è stato nominato anche chief executive officer per l’Europa della società, che fa capo a Rtl Group, a sua volta controllata dal colosso editoriale tedesco Bertelsmann.

La produzione di Fremantle, che opera in 26 Paesi ideando, realizzando e distribuendo contenuti, abbraccia un orizzonte che va da programmi di intrattenimento come X Factor, America’s Got Talent (uno degli show più seguiti negli Stati Uniti), alle serie internazionali, come L’amica geniale, The Young Pope e Mosquito Coast, per finire con film candidati all’Oscar, come È stata la mano di Dio, l’opera più recente di Paolo Sorrentino. «I titoli in italiano di film e serie di successo, oltre a suonare familiari, sono – precisa Scrosati – la conferma che l’Italia per Fremantle rappresenta, dopo Stati Uniti e Germania, il terzo paese in termini di operazioni e produzioni strategiche».

Contenuti boom

Nel 2018 Scrosati si era presentato alla corte di Fremantle Group forte del percorso intrapreso con Sky Italia, dove durante la sua gestione sono state commissionate le serie Gomorra, venduta in oltre cento Paesi, Romanzo Criminale, Il Miracolo, oltre che show come MasterChef. Un bagaglio rivelatosi prezioso per affrontare il nuovo panorama, dove la regola che sembra valere è «content is king», come scandito da Bill Gates per la prima volta nel 1996.

«Lo scenario attuale è contrassegnato da un mercato dei contenuti letteralmente esploso – ammette Scrosati – una dinamica dovuta alla concomitanza di alcuni fattori. Oltre alla pandemia, che ha bloccato le persone a casa, e al fatto che i più giovani, pur non guardando la televisione lineare, consumano molti più contenuti di qualsiasi altro telespettatore tradizionale, ne aggiungerei un terzo, fondamentale e già in atto da qualche anno. Mi riferisco alla moltiplicazione delle grandi piattaforme streaming globali, tutte alla ricerca di prodotti da inserire nella loro programmazione. Ai vari Netflix, Now, Amazon Prime Video si sono aggiunti Disney+, Hbo Max e Paramount+, per citarne alcuni. A questo si somma un fenomeno che, per ora, in Italia non è capitato: il successo di piattaforme streaming attive in singoli mercati locali. L’esempio più noto – continua – è Viaplay, leader nelle trasmissioni in streaming in Svezia, Norvegia, Finlandia e Danimarca. Viaplay, nel frattempo, è pronta a sbarcare negli Stati Uniti e nel Regno Unito. Poi ci sono Videoland nei Paesi Bassi, Britbox nel Regno Unito e Salto in Francia».

Strategia di crescita

Scrosati scatta, insomma, un’istantanea sul mercato internazionale degli operatori streaming che offrono film, intrattenimento, serie e documentari, e, facendolo, suggerisce un riscontro del perché la domanda di questi contenuti proceda a velocità sorprendente. A continuare a chiederli sono, del resto, anche gli editori che già li acquistavano in passato e che tuttora operano nel settore pay Tv e della televisione in chiaro. È una dinamica a beneficio di chi, come Fremantle, i contenuti li immagina, scrive, realizza e produce.

«Il nostro obiettivo di crescita lo ha reso pubblico Thomas Rabe, amministratore delegato sia di Bertelsmann sia di Rtl, azionista unico di Fremantle che ha fissato i ricavi del 2025 a quota 3 miliardi di euro». Nel 2019, anno precedente alla pandemia, Fremantle ha chiuso l’esercizio con ricavi pari a 1,7 miliardi. In cinque anni la crescita, dunque, supererà l’80%. Dietro il balzo ci sarà anche il ruolo delle attività di Fremantle in Italia: nelle ultime settimane Scrosati ha siglato un contratto con Cinecittà per affittare sei teatri di posa degli studios romani. L’accordo quinquennale conferma la strategia di puntare sull’Italia per alcune grandi produzioni internazionali targate Fremantle.
(Continua su L’Economia del Corriere della sera)

 

(Nella foto Andrea Scrosati)