Pubblicato il 28/02/2022, 19:03 | Scritto da La Redazione
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Gerry Scotti racconta: Io, Maria, Amadeus e i signori Totti

Gerry Scotti: «La nostra tv inclusiva in un mondo di hater»

La Repubblica, pagina 30, di Silvia Fumarola.

«Quest’anno speravo di arrivare a Striscia la notizia in un momento di serenità, con la primavera alle porte, la rinascita. Ora mi siedo dietro quel bancone, insieme a Francesca Manzini, con lo spauracchio della terza guerra mondiale». Gerry Scotti è protagonista della nuova stagione di Canale5: da stasera sarà infatti alla guida del tg satirico di Antonio Ricci e, dal 6 marzo, condurrà Lo show dei record.

Scotti, nel 2020 c’era la pandemia.
«Giravo da solo in auto con le indicazioni delle vie da percorrere. Avevo paura, più di quando sono stato male. Fronteggiavamo un virus sconosciuto, tornavo a casa e lasciavo i vestiti fuori: mi vengono ancora i brividi. Poi ho avuto il Covid, meno male che lo posso raccontare. La guerra però è un’altra cosa».
Le fa impressione?
«Molto. Faccio parte di una generazione cresciuta sentendosi dire: mai più le deportazioni, il nazismo, i dittatori, con le canzoni dei figli dei fiori, le manifestazioni pacifiste. È impressionante che qualcuno, per interessi economici, dopo due anni di una calamità come il Covid, pensi a fare la guerra. Edmund Burke ha detto che “chi non conosce la storia è destinato a ripeterla”, frase scolpita su un monumento a Dachau. È così».
Lei fa intrattenimento.
«L’essere riusciti tra dicembre e gennaio a mettere insieme uno spettacolo che prevedeva l’arrivo di concorrenti da tutto il mondo è un miracolo produttivo. Il primo record è che siamo riusciti a fare lo show. I record sono la mia passione da quando mamma mi regalava il libro dei Guinness».
Aveva già condotto questo show: cosa c’è di diverso?
«Si è sdoganato il mondo dei “freak”, del “venghino, signori, venghino”. I “diversi” erano vittime, persone da togliere dalla vetrina. Adesso sono loro che hanno in mano la propria esistenza e chiedono di avere una vetrina per raccontarsi. Ho parlato con la ragazza che ha la barba, è stata oggetto di bullismo e adesso gira il mondo spiegando cosa deve subire. In questo mondo pieno di hater, il nostro show darà un messaggio».

Nel 1982 Claudio Cecchetto la chiama a Radio Deejay. Mai pentito di aver scelto lo spettacolo?
«I miei genitori non mi hanno rivolto la parola per un bel po’, il posto sicuro ce l’avevo, facevo il pubblicitario. La laurea in Giurisprudenza non è mai arrivata, e avevo fatto 23 esami».
Se un ragazzo le dicesse che vuole mollare tutto per una passione, che direbbe?
«Non sono un rivoluzionario. Gli direi: cosa stai studiando? Se puoi iscriviti a all’università ma tieni vive queste fiammelle. Sono pieno di amici che volevano fare altre cose e si sono accontentati».
Lezione del Covid: cosa direbbe a un No Vax?
«Capisco tutti i dubbi e le paure autogenerati, le fake news no. Col vaccino abbiamo intrapreso l’unica strada che ci è stata offerta, se si deve uscire da un’emergenza bisogna essere uniti, non si può prendere ognuno un sentierino».
Sente Silvio Berlusconi?
«Quest’anno mi ha chiamato il giorno di Natale, a mezzogiorno. Abbiamo parlato di televisione, del Milan, chiede sempre: “Cosa ne pensi?”. È un uomo curioso».

Politicamente non è mai stato un suo seguace.
«È il primo a saperlo. Le racconto un aneddoto così capisce com’è fatto. Quando si voleva candidare la prima volta, mi chiama la mitica segretaria Marinella: “Il presidente ti vorrebbe parlare”. Vado ad Arcore, risottino, lui in tuta blu di cachemire. Mi fa: “Tu che sei stato deputato, se fossi me ti candideresti?”. Gli dico: “No, non lo fare”. Il giorno dopo l’annuncio: Silvio Berlusconi entra in politica».
Che rapporto ha con la politica?
«Dalla delusione non ho più partecipato neanche alle assemblee condominiali. Speravo che con la seconda Repubblica la nausea mi passasse, di individuare qualcuno. Non passa».
In tv col sorriso: Tú sí que vales, i quiz. Ha mai pensato: ora basta?
«Al di là del naturale buonumore, frutto della pigrizia, un sorriso non costa. Sono empatico, la gente lo capisce».
Stupito che la televisione generalista resista?
«Si cibano di noi, continuiamo a essere il granaio della tv di tutto il mondo. Ci hanno minacciato: “Internet vi ucciderà”. Ci siamo perché facciamo bene il nostro lavoro. Io che sono stato solo alla tv commerciale ho un piccolo vanto: faccio parte di quelli che non hanno mai chiesto un euro di canone».

Le piacerebbe condurre il Festival di Sanremo?
«Non è un sogno nel cassetto, un giorno ci andrò. Amadeus mi aveva invitato. Due anni fa ero in Polonia per Chi vuole essere milionario,12 gradi sotto zero, dovevo andare a Nizza su un piccolo aereo. Non me la sono sentita, ci siamo detti: sarà per la prossima volta».
Lavora con Maria De Filippi: cosa ha imparato?
«È molto affettuosa, mi chiede consigli ma sono io che ho qualcosa da imparare da lei: il dono della sintesi, il levarsi la ridondanza. Maria a C’è posta per te inizia dicendo “buonasera” e già racconta la storia».
Ha detto di essere un padre ingombrante. Ha 65 anni, è nonno, come è cambiato?
«Con la mia nipotina Virginia posso godermi quello che, per mille motivi, non ho vissuto con mio figlio. È come se la vita ci concedesse una seconda possibilità».
Ha fatto Passa parola con Ilary Blasi. Che cosa pensa della crisi con Totti?
«La Roma è la mia seconda squadra. Vorrei appellarmi al quinto emendamento. Come tante coppie potrebbero avere una crisi: spero che non sia vero».
(Continua su La Repubblica)

 

(Nella foto Gerry Scotti)