Pubblicato il 10/01/2022, 17:03 | Scritto da La Redazione
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La tragedia della Concordia diventa serie Tv. Dalla parte dei buoni

I nove eroi della Concordia: in tv la loro impresa inedita

Corriere della sera, pagina 33, di Emilia Costantini.

«Siamo finalmente saliti in cima alla nave, non ma non è facile starci. La nave dà grossi scossoni e restare in piedi sulla murata liscia come una lastra di ghiaccio è complicato. Il rumore del ferro che striscia contro la roccia è un gemito che dice tutto. La nave sta andando a fondo. Non so che fine faremo». È la notte del 13 gennaio 2012 quando, per una manovra azzardata, la Costa Concordia urta uno scoglio nelle acque dell’arcipelago toscano nei pressi dell’isola del Giglio: nel bestione di 114.000 tonnellate si apre una falla di 70 metri sul lato sinistro della carena. Otto vigili del fuoco, col loro comandante, portano in salvo 39 naufraghi. E su 4.229 persone, tra passeggeri e membri dell’equipaggio, si conteranno 32 morti.

A 10 anni dalla tragedia, nasce una serie-tv, Apnea, prodotta da Lux Vide, liberamente ispirata al libro omonimo (Mondadori), scritto dalla giornalista del Corriere della Sera Virginia Piccolillo e da Luca Cari, responsabile della comunicazione in emergenza del corpo nazionale dei vigili del fuoco, in uscita il 13 gennaio con il podcast di Matteo Liuzzi, Niccolò Martin, Francesca Gagliardi, con la voce narrante di Carlo Lucarelli e la regia di Laszlo Barbo. «Raccontiamo la storia dei nove vigili che hanno rischiato la loro vita per salvarne altre ed è rimasta nascosta per tutti questi anni – spiega il produttore Luca Bernabei da cui è partita l’idea del progetto -. Nove eroi, finora sconosciuti al pubblico, del più grande disastro navale italiano».

Ritorna così in tv un’avventura inedita.
«Io l’ho saputa per caso, perché frequento da un paio d’anni uno di loro, Sandro Scoccia. Un giorno, mentre eravamo all’Argentario, mi stava dando consigli su come governare una barca. En passant, mi racconta la sua nottata di dieci anni fa tra i passeggeri feriti, intrappolati, smarriti dentro quel colosso che affondava. Resto sorpreso e gli chiedo come mai non si sapeva nulla della loro opera di salvataggio. Mi risponde: perché è il nostro dovere».
Albi, Andre, Bartolo, Beppe, Bronco, Lallo, Massi, Trap: questi i loro soprannomi, cui si aggiunge il comandante Ennio Aquilino.
«Nessuno dei vigili del fuoco vuole sentirsi chiamare eroe. Sono allenati nel corpo e nella mente per affrontare situazioni drammatiche, che vivono come la normalità, ma dove possono restare vittime essi stessi. E infatti poi ne portano le cicatrici: alcuni di loro sono andati in psicoanalisi perché, accanto ai naufraghi che salvavano, c’era purtroppo chi galleggiava senza vita».

Perché il titolo Apnea?
«E quella che hanno vissuto nelle dieci ore di soccorso: sapevano di entrare in quell’inferno, non sapevano se ne sarebbero usciti».
Tra le tante vicende umane intercettate in quell’inferno?
«Una giovane coppia di coreani: erano in viaggio di nozze e quella sera quando rientrano in cabina inizia il disastro. E allora si stendono sul loro letto e, mano nella mano, aspettano di morire… invece sono stati salvati. Di un’altra vicenda drammatica è protagonista una hostess dell’equipaggio, con una gamba fratturata. Era pietrificata dal dolore, non poteva muoversi, sarebbe morta annegata, invece sono riusciti a portarla fuori. Però la nostra fiction, che sarà trasmessa da un network internazionale, non è un disaster movie, bensì il racconto di una vittoria del bene sull’orrore di una tragedia».
(Continua su Corriere della sera)

 

(Nella foto la nave Costa Concordia)