Pubblicato il 10/01/2022, 11:31 | Scritto da La Redazione

Checco e Amadeus, Sanremo fa già discutere. E scatena un ring

Checco e Amadeus, Sanremo fa già discutere. E scatena un ring
La nostra rassegna stampa, con gli estratti degli articoli più interessanti: una battuta del comico su Telelombardia e la risata del conduttore scatenano le polemiche. Il “Quotidiano Nazionale” organizza un pro-e-contro: l’ex direttore di Canale5, Massimo Donelli, difende Zalone; il caporedattore del Giorno, Guido Bandera, lo attacca. Botte da orbi.

Zalone, il peggio dell’italianità. Un vero comico

QN – Quotidiano Nazionale, pagina 2, di Massimo Donelli.

L’avvocato Luca Pasquale Medici non ha studio, ignora le scartoffie, non frequenta tribunali. Però ha realizzato il suo sogno: far ridere. Così, a 44 anni, è famoso, ricco e soddisfatto. Perché tutti lo adorano, convinti che si chiami Checco Zalone, nome d’arte derivante dall’espressione barese «Che cozzalone!» ossia «Che tamarro!». Geniale, no? Diventato popolare nel 2006 con Siamo una squadra fortissimi, canzone sul calcio che, prendendo a schiaffi la grammatica, ha portato fortuna alla Nazionale campione del mondo, non ha più sbagliato un colpo. Principe dell’air play radiofonico su DeeJay. Re di Zelig. Imperatore al cinema. Sempre, però, tenendo un profilo basso. Concedendosi lunghe pause private. E amministrando la popolarità come solo Benigni (che ha stracciato al botteghino) e Fiorello (cui è l’unico a tener testa in tv) hanno saputo fare.

Perché Checco è intelligente, autoironico, piantato nella realtà. Mai, per dire, lascerebbe Capurso, 6 chilometri da Bari, meno di 16 mila abitanti. Lì, dove è nato, vive, con Mariangela e la piccola Gaia, un’esistenza da italiano qualunque. E lì sta il segreto del successo. Come il grande Sordi, Checco osserva vizi e debolezze dei connazionali trasformandoli in comicità. Politicamente scorretto sempre, politicamente schierato mai, rappresenta, al meglio, il peggio dell’italianità. Perciò non si discute, chiaro? Nemmeno quando prende in giro Telelombardia, come ha fatto al Tg1 in duetto con Amadeus. Lanciando così, alla grande, Sanremo. Chapeau!.

Ma chi si crede scomodo a volte stecca

QN – Quotidiano Nazionale, pagina 2, di Guidi Bandera.

Ve lo dico subito: a me Checco Zalone non fa ridere. Il pubblico e diversi colleghi si sbellicano. Qualche arguto critico ne fa un profeta della guerra al conformismo, battendo le mani estasiato a ogni parolaccia. So di essere limitato e me ne scuso, ma per me sono solo battute grevi. Luca Pasquale Medici, citando Telelombardia come unica emittente che avrebbe assunto Amadeus dopo Sanremo a causa delle sue scomodissime battute, ha provocato l’ilarità scomposta del nuovo Pippo Baudo. Il Baudo originale non l’avrebbe fatto: avrebbe salutato in diretta i colleghi dell’emittente locale e non si sarebbe piegato in due scoppiando in un sonoro, sbuffante sghignazzo. La gaffe è tutta del conduttore: anche fare da spalla è un mestiere difficile, come quello di intrattenere, specie su Rai1.

Passare per uomo medio, come Mike Bongiorno, o essere capaci di far battute su tutti senza offendere nessuno, come Corrado, è un lavoro per specialisti. Amadeus, che tanti risultati ha ottenuto agli ascolti dell’ammiraglia Rai, è cascato sul più bello. Far ridere senza ferire o scandalizzare su una rete generalista non è semplice, specie nell’epoca dei social e, appunto, della comicità di Zalone, che per sapere di qualcosa e infrangere i tabù soffocanti del politicamente corretto alla fine diventa piatto, volgare. E quindi (a me) non fa ridere. Se a Telelombardia se la sono presa hanno ragione: non si ride di mezzo milione di spettatori certificati dall’Auditel e del lavoro di chi sta ogni giorno negli studi della Bovisa, senza i mezzi di Viale Mazzini.
(Continua su QN – Quotidiano Nazionale)

 

(Nella foto, da sinistra, Amadeus e Checco Zalone)