Pubblicato il 06/12/2021, 14:02 | Scritto da La Redazione
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Giovanni Minoli: Avrei fatto volentieri il presidente della Rai

Giovanni Minoli: «Troppi giornalisti irresponsabili»

Libero, pagina 18, di Francesca D’Angelo.

Sa, Giovanni Minoli, un po’ mi spiace.
«Per cosa?».
Di non poter iniziare quest’intervista chiedendole come si sta, in Rai, da presidente. E non mi dica che «era solo una provocazione» perché non le credo…
«Il presidente Rai lo avrei fatto volentieri: avrei potuto dare una mano di esperienza a un amministratore delegato che veniva da altri lidi. L’attuale presidente Marinella Soldi ha però tali caratteristiche e vanta esperienze internazionali significative. Dunque, forse, a conti fatti, non c’era bisogno di me…».
Quindi promuove il duo Fuortes-Soldi?
«È presto per dirlo: è una valutazione che si potrà fare solo più avanti. Mi sento comunque ottimista: Fuortes è un uomo di prodotto, oltre che di buona volontà, così come la Soldi. Magari questa è la volta buona e la Rai metterà finalmente al centro il prodotto, come vado suggerendo da anni. Lo so, la mia è la scoperta dell’acqua calda, ma intanto nessuno ancora l’ha fatto in Rai».
Per ora i nuovi vertici hanno annunciato grandi tagli, come tutti i loro predecessori…
«Ecco, qui bisogna capirsi. Un conto è tagliare gli sprechi o il personale, ma se metti al centro il prodotto non puoi pensare di tagliare i budget: vorrebbe dire partire con il piede sbagliato».
Dovremmo prendere esempio dalle piattaforme streaming, per le quali non può esserci una grande tv senza alti budget?
«Di nuovo, stiamo parlando dell’acqua calda».

Lo so, ma qui nessuno la fa “bollire” se è vero, come è vero, che il budget di RaiFiction è già stato decurtato.
«È tutto un problema di scelte ossia di dove si allocano le risorse. Fosse per me io addirittura aumenterei gli investimenti sul prodotto, in primis su quello seriale, che è uno dei pilastri della Rai».
E cosa pensa della scelta di ridimensionare le edizioni notturne del Tg?
«Mah, non è che il tema mi appassioni particolarmente».
Ma come?!? Mezza stampa Rai è insorta!
«I giornalisti fanno casino a ragione qualche volta, quasi sempre a torto. Personalmente trovo che l’organizzazione dell’informazione sia sbagliata. Ormai, con l’avvento delle reti all news, i tg sono superati. Sa cosa farei? Fonderei Rai2, che è in crisi di ascolti, con RaiNews facendo un canale con 40′ di news e 15′ di approfondimento ogni ora».
Ma così di Rai2 non resterebbe nulla…
«Chi l’ha detto che debbano esserci tre reti generaliste? Mica è scritto nelle tavole di Mosè! Comunque, il punto, come le dicevo, è un altro: è giunto il momento di una Rai-evoluzione. Bisogna dire, con chiarezza, cos’è il servizio pubblico e solo dopo, alla luce di questo, parlare di nomine, tagli e investimenti. Non si può pensare di fare un piano industriale senza aver prima definito un piano editoriale».
E cos’è il servizio pubblico?
«Devo proprio dirglielo?».
Insisto.
«Il servizio pubblico è il racconto delle radici del Paese. In un mondo globalizzato è l’identità a fare la differenza. L’errore della Rai è stato quello di puntare alla massimizzazione degli ascolti: un obiettivo che finisce per giustificare qualsiasi tipo di prodotto. La Rai invece dovrebbe puntare a distinguersi, scommettendo su format funzionali a raccontare l’identità italiana. Per dirla più semplicemente: la tv commerciale ha come utente il consumatore, mentre la tv pubblica parla al cittadino».

Per certi versi è più identitaria La7 della Rai?
«La7 è identitaria perché ha trasformato la tv in radio. Inoltre, ricicla i giornalisti che non lavorano più. I giornali falliscono e le firme più brave vengono prese a fare i talk, insieme alla solita compagnia di giro di colleghi».
A gennaio Santoro arriva su La7: dalla sua espressione deduco che anche questo tema l’appassiona poco…
(Sorride)
Ottimo. C’è poi chi dice che Vespa potrebbe migrare a Mediaset. Non succede, ma se succede chi potrebbe colmare un tale vuoto?
«Mah, prima deve succedere. Nel caso qualcuno si trova. Se vuole sapere se io sarei a disposizione, le rispondo che se me lo chiedono in forma ufficiale glielo dirò».
La prendo per un’auto candidatura?
«No, non mi interessa».
(Continua su Libero)

 

(Nella foto Giovanni Minoli)