Pubblicato il 25/01/2021, 11:35 | Scritto da Andrea Amato
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Festival di Sanremo: la soluzione è semplice, c’è poco da discutere

Il Festival di Sanremo è in programma su Rai1 dal 2 al 6 marzo.

Festival sì, Sanremo no. Come sempre l’Italia si è divisa in due, tra favorevoli e contrari. Dopo la crisi di Governo sembra che l’altro unico tema che riesca ad appassionare sia quello di un programma televisivo basato su canzoni di musica leggera. Perché se proviamo a guardarlo con un po’ di distacco, di questo si tratta. Niente di più, niente di meno.

Chiunque, invece, vuole mettere voce: la Rai ovviamente vuole farlo, anche per portare a casa un bel budget pubblicitario. La città di San Remo lo vuole, ma alle sue condizioni. Professionisti del Teatro, ormai al collasso dopo un anno di inattività, urlano allo scandalo: perché loro sì e noi no? Stessa lamentela per noi giornalisti, perché nel caso si facesse solo 100 eletti verrebbero ammessi in Riviera.

La nostra posizione, invece, è abbastanza chiara, quasi elementare, ma frutto di un anno di consapevolezza acquisita in pandemia, dove è evidente che molti devono essere penalizzati. Ecco cosa ne pensiamo.

Solo lo show tv e niente altro

Il Festival di Sanremo deve andare in onda su Rai1 come previsto per cinque serate, come si fanno tanti altri programmi televisivi, con un protocollo di sicurezza anti-Covid rigidissimo. Il pubblico in sala ci deve essere, come c’è stato per X Factor, per esempio, super controllato, ma presente. Bella l’ipotesi di ospitare in sala ogni sera una categoria di lavoratori che in questo terribile anno hanno fatto sacrifici per la comunità: infermieri, medici (che dovrebbero essere tutti già vaccinati), forze di Polizia e via dicendo. La nave-bolla non serve.

Il sindaco di San Remo, purtroppo, deve rassegnarsi al fatto che quest’anno andrà così, che avrà hotel, bar e ristoranti vuoti, come nel resto d’Italia. Che non ci saranno manifestazione di piazza, eventi sponsorizzati, niente di tutto questo. Se ne riparla, speriamo, nel febbraio 2022.

La frustrazione del Teatro italiano purtroppo rimarrà tale, perché il Festival sarà solo uno spettacolo tv, con pubblico non pagante, ma pagato (o ospite). È terribile quello che stanno vivendo, ma non è possibile fare altrimenti e non è facendo una lotta al ribasso con la televisione che si risolvono le cose. I giornalisti tutti a casa, per limitare il più possibile l’affollamento all’Ariston e in città. Conferenze stampa in streaming e interviste via telefono, con i cantanti chiusi nelle loro camere d’albergo a rispondere. Un solo accompagnatore per artista e non le solite corti dei miracoli. «Eh, ma così non sarebbe la stessa cosa». Certo che non lo è, «non è più la stessa cosa» da un anno, per tutto il mondo. Quindi anche per il Festival e la sala stampa.

Doloroso per molti, ma semplice, e soprattutto inevitabile e necessario. Per questo non ci spieghiamo di cosa si stia ancora parlando.

 

@AndreaAAmato

 

(Nella foto Amadeus al Festival di Sanremo 2020)