Pubblicato il 30/03/2020, 12:05 | Scritto da La Redazione

Oggi in edicola: “Musica che unisce” dimostrerà che la tv in studio è il passato

Stefano Coletta: «Così l’emergenza cambia l’offerta tv»

La Repubblica, pagina 32, di Silvia Fumarola.

«Sarà il nostro Live Aid» dice il direttore di Rai1 Stefano Coletta «una serata in cui tutti gli italiani si uniranno ai musicisti per dare il proprio contributo alla lotta al coronavirus. Un evento che sarà anche un esperimento tecnico». Domani sera Rai1 trasmetterà Musica che unisce, maxi concerto di quattro ore (anche su tutte le piattaforme Rai) per raccogliere fondi a favore della Protezione Civile impegnata nell’emergenza. Tra i tanti che, a titolo gratuito, hanno aderito al progetto: Andrea Bocelli, Cesare Cremonini, Diodato, Elisa, Mahmood, Marco Mengoni, Tiziano Ferro. Tutti protagonisti nelle loro abitazioni. Poi ci saranno gli sportivi Andrea Dovizioso, Bebe Vio, Federica Brignone, Federica Brignone, Roberta Vinci, Valentino Rossi e Gregorio Paltrinieri.

Direttore, partiamo da “Musica che unisce” per spiegare come l’emergenza coronavirus ha cambiato il modo di fare tv.

«Dal primo giorno del decreto che ha posto l’Italia in clausura ho chiesto ai conduttori di adeguarsi. I nostri studi vuoti sono diventati campi base che si collegano col mondo esterno, Facetime, Skype. L’iPad è diventato fondamentale. La serata benefica è costruita con il collage di performance inviate dagli artisti. La novità è il linguaggio domestico e solitario: sono protagonisti da casa».

Qualcuno coordina in studio?

«No. Il primo segnale forte dello spettacolo, con la regia di Duccio Forzano, è il linguaggio diretto, senza conduzione. La voce narrante del caro Vincenzo Mollica unirà i quadri artistici. Interverranno i professori in prima linea, e artisti come Gigi Proietti, Pierfrancesco Favino, Enrico Brignano, Virginia Raffaele, Luca Zingaretti, Paola Cortellesi e Roberto Bolle daranno il loro contributo. Il progetto pensato da Marta Donà è davvero il nostro Live Aid, ma è una bella responsabilità».

In fondo è come se lo streaming conquistasse la tv.

«È così, inimmaginabile fino a due mesi fa. Come era impensabile dover chiudere gli studi, svuotarli del pubblico, o mandare le repliche».

Come si fa televisione in questo momento?

«Devi reinventare una metodologia. Il web ha dato una grande mano alla tv generalista che sta cambiando davvero, pensi solo a come lavorano Mara Venier o Marco Liorni. Dobbiamo accompagnare una platea che si è espansa, i conduttori ci mettono la faccia e il cuore, abbiamo allungato La vita in diretta. La tv fa compagnia a milioni di persone che non possono uscire e cercano sollievo».

Com’è nata la scelta di trasmettere la messa del Papa alle 7 di mattina?

«Ho seguito il sentimento del Paese. Milioni di persone, molti anziani, vivono la fede come uno strumento di aiuto, la messa è una risposta alla richiesta di conforto. Il 22% di share ce l’ha confermato».

Peccato che il debutto sia stato surreale, il Papa è stato tagliato.

«La prima volta, con l’adorazione dell’ostensorio che dura molti minuti, gli operatori non avevano capito che la messa non era finita. Ma poi è andato tutto bene».

 

(Nella foto Stefano Coletta)