Pubblicato il 31/08/2018, 18:03 | Scritto da Tiziana Leone

Riccardo Iacona: La forza di Presadiretta è l’autorevolezza, il pubblico sa che non siamo schierati

La nuova stagione di Presadiretta si apre con Acqua perduta, un’inchiesta sul nostro sistema idrico. Nelle puntate successive si parlerà anche di lavoro, burocrazia e sicurezza nelle strade

Lunedì alle 21.15 torna su Rai 3 Presadiretta, il programma di inchieste di Riccardo Iacona. Sette puntate, tra l’acqua e il lavoro, la sicurezza nelle strade e la burocrazia, la burocrazia e il nostro cervello.

Iacona come mai hai scelto di cominciare con un’inchiesta sull’acqua?

«Perché sono ancora impressionanti i numeri della dispersione dell’acqua e perché dietro a questo c’è la solita Italia, la stessa del ponte di Genova, dove tutto è importante meno che l’oggetto della concessione. Nel nostro Paese ci sono 2100 concessionari, enti di varia natura che gestiscono il ciclo dell’acqua, eppure più del 41% dell’acqua potabile si perde nella rete idrica che è un colabrodo. Ma ci sono anche esempi positivi».

Per esempio?

«Abbiamo aperto una collaborazione proficua con l’Istituto di Ricerca sull’acqua del Cnr, che ha messo in campo innovazioni sulla depurazione e sulle possibilità di produrre energia su scala industriale con l’acqua. Le tecnologie ci sono, gli esempi positivi anche, si tratta solo di farlo diventare lo standard nazionale».

I Cinquestelle hanno messo l’acqua al secondo punto del contratto di Governo. Andrete a scomodare anche i signori della politica?

«Per il Cinquestelle il problema si risolve togliendo la concessione a chi non è totalmente pubblico, ma la Lega non la pensa così. Noi abbiamo intervistato il Ministro dell’Ambiente Sergio Costa che la pensa in maniera diversa, a metà tra i due. Punteremo il nostro sguardo anche all’estero. Siamo andati a Città del Capo, una città enorme che ha subito la più grave crisi idrica degli ultimi tempi per via della siccità. Ciascun cittadino ha a disposizione appena cinquanta litri di acqua al giorno, quelli di una doccia».

Nella seconda puntata arriverete fino in Artide…

«Per vedere da vicino il punto di non ritorno sui cambiamenti climatici.  Siamo stati quindici giorni con gli scienziati italiani sulla base artica del Cnr, è un laboratorio a cielo aperto dove si vedono gli effetti dei cambiamenti climatici: da lì partono tutte le perturbazioni che cambiano la nostra vita».

La base artica sembra una cosa così lontana, eppure influenza così da vicino le nostre vite.

«Tutto quello che succede lì ha immediate conseguenze per noi. L’Italia è il Paese che si sta scaldando di più sulla media globale e questo è dovuto a quello che succede in Artide e Antartide che stanno collassando. C’è chi scommette sulla catastrofe, che aprirebbe nuove rotte commerciali, oltre a dare la possibilità di trovare altri combustibili fossili. Così non la finiremo più di mandare CO2 nell’atmosfera».

Quel che si dice di programmi come Presadiretta e Report è che il giorno dopo le loro clamorose denunce non succede mai niente, l’Italia resta sempre la stessa. E’ così?

«No, non è vero, gli italiani sanno quello che gli sta succedendo intorno. Noi abbiamo l’obbligo di restituire al pubblico la realtà per offrirgli uno strumento per esprimere un giudizio autonomo sulle politiche. Lavoriamo per dare buona e pura informazione al pubblico. Presadiretta fa reportage e il pubblico si aspetta da noi qualcosa di più».

C’è un’inchiesta che più delle altre ti è rimasta nel cuore?

«Le puntate che preferisco sono tute quelle che aprono nuovi argomenti. Come l’ultima che faremo, dedicata al nostro cervello, costretto a essere sempre “connesso”».

Hai sempre avuto la libertà di fare quello che volevi?

«L’unico enorme episodio di censura che ho subito è stato il famoso editto bulgaro, che fece chiudere il programma di Santoro a cui lavoravo, oltre a quelli di Biagi e Luttazzi. Sono stato tre anni fermo. Poi per fortuna ho ricominciato, ma senza la libertà di scegliere cosa e come fare questo lavoro non sarebbe possibile. Quando la libertà è condizionata scatta l’autocensura, li abbiamo visti certi meccanismi in anni difficili che hanno dato vita al primo e più feroce attacco della politica alla Rai…».

Ma la Rai è politica…

«La Rai è un’azienda di Stato, la più grande azienda di comunicazione e culturale, ci aspettiamo però che si rispetti la sua autonomia editoriale a prescindere di chi la governi».

Quanti direttori hai cambiato in questi anni di Presadiretta?

«Ho cominciato con Paolo Ruffini. Sono stati tutti molto bravi. Presadiretta ha il suo punto di forza nell’autorevolezza, il pubblico sa che non siamo schierati con nessuno. Abbiamo le nostre passioni politiche, ma l’autonomia e l’indipendenza sono il nostro ingrediente principale»

Mai pensato di smettere?

«Ancora non sono in età da pensione. Devo lavorare per vivere. Sono un dipendente Rai e faccio il mio lavoro di caporedattore giornalistico, non sento la stanchezza e sento che c’è bisogno non dico di noi, ma di continuare a coltivare spazi in cui si faccia approfondimento giornalistico più denso e non solo schiacciato dall’agenda della politica».

 

Tiziana Leone

(L’anticipazione della puntata Acqua Perduta su https://www.facebook.com/PresaDiretta.Rai/videos/244200216281621/)

 

(Nella foto Riccardo Iacona)