Pubblicato il 27/12/2016, 11:32 | Scritto da La Redazione
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Tutti i guai di Vincent Bolloré, dalla Francia all’Italia

Da Vivendi a Mediaset, i guai di monsieur Bolloré

Rassegna stampa: La Stampa, Leonardo Martinelli.

In Francia l’imprenditore è alle prese con le perdite di Canal+. Ma calano anche gli abbonati. E in Italia il rischio è Premium.

Ma Vincent Bolloré di televisioni ne capisce davvero? In questi giorni festivi (e di tregua nella battaglia che vede Vivendi, media company francese e colosso europeo del settore, all’attacco di Mediaset, il fortino dei Berlusconi), forse è meglio respirare profondamente e capire se Bolloré, il patron di Vivendi, che dal nulla (o da poco) ha creato un impero in Francia (che spazia dai porti africani alle vetture elettriche, passando per Telecom Italia), possa dar vita a un efficiente gigante della tv, inglobando il Biscione. Almeno, vediamo come se la sta cavando con le sue tv Oltralpe. E diciamolo subito: le cose non vanno benissimo.

Francesi liquidi Innanzitutto, le buone notizie: Vivendi ha un ottimo cash flow, accumulato grazie a passate dismissioni. Ufficialmente è di 2,1 miliardi, ma, come ricordato pochi giorni fa da Arnaud de Puyfontaine, ad del gruppo, «la nostra liquidità è molto più alta». Come dire: se ci fosse da andare avanti nell’acquisto di azioni Mediaset, oltre il quasi 30% già digerito, non ci sarebbero problemi. Forse Vivendi potrebbe attutire il colpo, anche se ci fosse da sborsare il miliardo e mezzo chiesto dai Berlusconi come danni. Canal+ in rosso Vivendi non comprende solo tv, ma altre attività, come la musica, mediante Universal. Nei primi nove mesi del 2016 è riuscita a rimanere in attivo, anche se l’utile netto è calato del 34,3% (1,175 miliardi di euro). È stato soprattutto il miglioramento dei conti di Universal ad alimentare i profitti, ma pure il contributo di Telecom Italia (di cui Vivendi detiene il 24,7% e che ha fornito 142 dei 625 milioni di euro di utile netto adjusted). Invece, Canal+, il “cuore” televisivo, continua ad andare male: nei primi nove mesi dell’anno il fatturato è calato su base annua del 3,3% (a 3902 milioni). Si difendono le attività in Africa, ma perde colpi l’ammiraglia Canal+ in Francia, con un margine operativo che nei primi nove mesi ha segnato perdite per 151 milioni (erano 68 un anno prima).

Il giocattolino Il magnate è arrivato a conquistare Vivendi nella primavera 2015. Alla fine dell’estate dell’anno scorso, già faceva tabula rasa di quasi tutti i manager del gruppo. Poi ha iniziato a frequentare gli studi della pay tv francese, il “grande malato”, mettendo bocca su palinsesti, programmi e scelta dei conduttori. Il numero di abbonati si stava già riducendo dal 2012, ma, da quando è iniziata l’era di re Vincent, il calo è diventato rapido: dai sei milioni del 31 marzo 2015 ai 5,4 alla fine di settembre. Anche finanziariamente la situazione si è deteriorata. I programmi di Vincent Secondo Bolloré, Canal+ perde abbonati perché sconta la concorrenza low cost di BeIn Sports e di Netflix (l’imprenditore non fa altro che ripetere di voler creare una Netflix europea con Mediaset). Ma, come i Berlusconi, le battaglie televisive si vincono a colpi di audience e di programmi di successo. Ecco, il magnate si è fatto sfuggire per il pre-serale il giornalista Yann Barthès, specialista di un infotainement innovativo, e si è incaponito a sostituirlo con Cyrille Eldin, che non funziona. Ha anche pagato fior di euro un animatore, Cyril Hanouna, per il serale di C8, altra tv (gratuita) del gruppo. Amatissimo da Bolloré, è una sorta di paladino della volgarità senza complessi (poche sere fa ha chiesto a un’invitata bendata, di indovinare quale parte del suo corpo toccasse, indirizzando la mano della donna verso il proprio sesso): l’organismo pubblico di controllo potrebbe imporre a breve multe salate a Vivendi.

Il tracollo di iTélé È un altro canale, stavolta all news, del gruppo: una piccola tv, ma era di qualità. Bolloré ha voluto imporre un conduttore, Jean-Luc Morandini, incriminato per pedofilia (con prove schiaccianti). I giornalisti hanno protestato e scioperato per 31 giorni, fino al 20 novembre: dei 120 operativi, una novantina se ne sono già andati. Saltano le dirette e l’audience è crollata. Morandini è previsto in palinsesto a gennaio. Una scelta difficile da capire, dato che Bolloré ha fama di “cattolico integralista” (è stato François Hollande a descriverlo così). Ha un prete, amico da una vita, da cui si confessa due volte alla settimana. Ma con lui probabilmente non parlerà di affari.

 

(Nella foto Vincent Bolloré)