Pubblicato il 03/10/2016, 11:32 | Scritto da La Redazione
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Mediaset-Vivendi: scaduto il termine del closing, ora partono le penali

Mediaset-Vivendi: scaduto il termine del closing, ora partono le penali
È arrivato e passato il 30 settembre con un nulla di fatto tra le due società. A marzo si attende la sentenza del giudice. Da ottobre il Biscione potrebbe chiedere ai francesi 50 milioni per ogni mese di ritardo sul contratto contestato. Così Maria Elena Zanini su “Maria Elena Zanini”.

Mediaset-Vivendi quanti soldi in palio

Rassegna stampa: CorriereEconomia, pagina 12, di Maria Elena Zanini.

È arrivato e passato il 30 settembre con un nulla di fatto tra le due società. A marzo si attende la sentenza del giudice. Da ottobre il Biscione potrebbe chiedere ai francesi 50 milioni per ogni mese di ritardo sul contratto contestato.

La soluzione per Mediaset potrebbe arrivare da oltreoceano dove il fresco neo ottantenne Silvio Berlusconi si trova ora «per affari». O potrebbe arrivare dalla Francia, con un nuovo patto con il corsaro Bolloré. O potrebbe arrivare dal mondo delle telecomunicazioni. Basterebbe contare il numero di opzioni a disposizione del Biscione per capire quanto la situazione sia complessa. A mettere un punto fermo a questo Premium-gate ci ha pensato il calendario: tra un’ipotesi e l’altra, tra un viaggio e un cda è arrivata la fine di settembre, il 30, giorno della scadenza dell’accordo (vincolante) firmato lo scorso 8 aprile tra Mediaset e Vivendi per la vendita della pay tv del gruppo del Biscione, valutato la scorsa primavera 756 milioni di euro. E, come era previsto, non si è arrivati a nessun tipo di accordo. Arnaud de Puyfontaine, amministratore delegato di Vivendi, uscendo dalla sede di Telecom al termine del cda venerdì scorso ha affermato: «Siamo ottimisti, forse troveremo una soluzione». Ma non c’è stata alcuna dichiarazione ufficiale.

Prospettive La rottura del 25 luglio, data in cui il gruppo francese ha fatto un passo indietro, chiedendo di ridiscutere l’acquisizione di Premium (non più il 100%, ma il 20% con contestuale emissione da parte di Fininvest di un’obbligazione convertibile in azioni da 500 milioni di euro che consentirebbe a Vivendi di salire al 15% di Mediaset) ha inaugurato la stagione dell’aperta conflittualità. Con tanto di lettera di Marina Berlusconi in cui la presidente di Fininvest ha apostrofato Bolloré, senza troppi giri di parole, «il cannibale della finanza: costruisce la sua ricchezza sulle altrui rovine». Se davvero si arriverà a un nulla di fatto nei prossimi giorni, per Vivendi la situazione potrebbe complicarsi, quantomeno economicamente. Ad agosto infatti Mediaset aveva depositato presso il Tribunale di Milano l’atto di citazione a tutela dell’effettiva esecuzione del contratto vincolante che tra i numerosi punti, prevede un risarcimento «dei danni sin qui subiti da Mediaset stimati per ora in un importo pari a 50 milioni di euro per ogni mese di ritardo nell’adempimento da parte di Vivendi». E quando a marzo il giudice si pronuncerà, che siano 50 i milioni o che siano 30, Mediaset si troverebbe tra le mani un piccolo tesoretto che andrebbe ad aggiungersi quindi agli oltre 600 milioni di euro, ultima valutazione del gruppo di Cologno. Per gli analisti di Mediobanca Securities, «un accordo sarebbe nell’interesse di entrambe le parti», anche se al momento sul dossier Premium «non c’è visibilità sul fatto che possa accadere qualcosa nel breve termine». Ecco perché, come scrive anche MF, l’opzione migliore è quella di ridefinire la dead line, spostandola di un paio di settimane e arrivando dunque a metà ottobre. L’obiettivo sarebbe quello di ridefinire i termini dell’accordo, inaccettabile per Vivendi, così come era stato definito ad aprile, nemmeno da prendere in considerazione per Mediaset, nella seconda versione proposta dai francesi.

Il terzo socio Ecco allora l’opzione del terzo partner finanziario, circolata nelle indiscrezioni sulla stampa, che possa entrare nel capitale di Premium al 20%, in un nuovo modello di azionariato che vedrebbe Mediaset e Vivendi, entrambi al 40%. Tra i nomi era stato fatto quello di Telecom Italia, di cui il gruppo francese è primo socio on una quota di poco inferiore al 25%. Ma il presidente Giuseppe Recchi ha più volte ribadito nei giorni scorsi che «non abbiamo niente in corso su Mediaset Premium». Stesso discorso per la spagnola Telefonica che possiede già l’11% di Premium (e che conta nel suo azionariato la stessa Vivendi). Gli analisti di Banca Imi invece propendono per l’opzione Murdoch, rafforzata (per lo meno a livello di rumors) dal viaggio a New York di Silvio Berlusconi che, sempre secondo indiscrezioni, dovrebbe incontrare il tycoon australiano Rupert Murdòch. Anche Ubs qualche settimana fa aveva riproposto l’idea di un matrimonio tra Mediaset e Sky, ma la possibilità che Sky acquisisca il 100% di Mediaset Premium renderebbe Sky monopolista della pay tv in Italia, sollecitando il possibile intervento dell’Antitrust. Più fattibile una joint venture che controlli tutti gli asset di Sky Italia e Mediaset Premium.

Per Banca Imi però non è chiaro se le possibili trattative riguardino un accordo di tipo commerciale, focalizzato sui diritti del calcio oppure se possa trattarsi di una vendita effettiva della piattaforma pay. Secondo indiscrezioni, al lavoro ci sarebbero anche Mediobanca e il finanziere Tarak Ben Ammar, che starebbero lavorando per trovare una soluzione che avvicini le posizioni dei due gruppi e soprattutto scongiuri una lunga e violenta battaglia legale.

 

(Nelle foto le sedi di Mediaset e Vivendi)