Pubblicato il 29/09/2016, 14:30 | Scritto da La Redazione

Marco Travaglio: I guai di Campo Dal Morto e del suo Politics

Marco Travaglio: “Hanno cacciato Giannini e Porro che facevano il 6 e 4%, per Semprini che fa il 2,4%”

Rassegna stampa: Il Fatto Quotidiano, pagina 20, di Marco Travaglio.

Ci sono momenti in cui non vorremmo fare un mestiere tanto ingrato, che ci costringe a dare notizie così dolorose. Ma, dopo esserci sincerati che i congiunti fossero avvertiti, ci corre l’obbligo di comunicare che Politics è venuto prematuramente a mancare all’affetto dei suoi cari. L’annuncio ufficiale verrà diramato solo a funerali avvenuti, anche se purtroppo non si esclude che la salma, prima della tumulazione, venga sottoposta a ulteriori accanimenti terapeutici, tipo defibrillatori e sondini nasogastrici. Niente fiori, comunque, ma opere di bene (nella bolletta della luce). Stiamo parlando del fu talk show di Rai 3, sepolcralmente condotto da Gianluca Semprini che, secondo Vuoto Daria Bignardi, doveva rivoluzionare il “servizio pubblico” e, a modo suo, ci è riuscito: ha inventato la non-televisione, con tanto di non-conduttore, non-notizie e soprattutto non-ascolti. Non era facile centrare il triplo obiettivo in un mese appena. Ma il noto anestesista, strappato a Sky a peso d’oro (pare che guadagni 150mila euro l’anno, 50mila per ogni punto di share perso, grazie a un contratto che ha già fruttato alla Rai una condanna dal Tribunale per condotta antisindacale e una delibera d’illegittimità dall’Anac firmata personalmente da Cantone), s’è messo d’impegno e ce l’ha fatta: è passato dal 5,5 di share della prima puntata al 3,5 della seconda al 2,9 della terza al 2,6 della quarta. Di meno, francamente, non poteva fare.

La picchiata, notevole tra la prima e la seconda settimana, rallenta un po’ fra la seconda e la quarta. Ma solo perché, più ci si avvicina allo zero assoluto, meno è facile contrastare quello che gli esperti chiamano il “pubblico a sua insaputa”. Il conduttore-sfollagente ce la mette tutta per indurre alla fuga a uno a uno i telespettatori, ma quelli (senza volerlo, s’intende) oppongono resistenza: o si sintonizzano su Rai 3 per sbaglio, si domandano chi sia quella testina bollita che officia le esequie e poi, prima di riuscire a cambiare canale, si addormentano di schianto per un’ora e mezza col dito paralizzato sul telecomando e si svegliano solo alla sigla finale, risultando per l’Auditel incollati a Rai 3; oppure fanno zapping selvaggio, cambiando compulsivamente canale e passando su Rai 3 per un paio di secondi, quanto basta per fare massa. Provateci voi a sfondare il muro del 3% su una rete Rai, e vedrete che non è impresa semplice nemmeno per il fermo-immagine di un paracarro: ci vuole proprio un professionista del ramo diserbanti.

L’altra sera il noto desertificatore avrebbe potuto fare ascolti facili, a buon mercato. Bastava una bella inchiesta sul Ponte di Messina, sulle centinaia di milioni già spesi per non costruirlo e tenere apertala mangiatoia, sui lazzi del Pd quando a proporlo era B., sullo stato miserevole dei trasporti in Calabria e Sicilia; oppure un bel reportage sulla gita di Stato della ministra Boschi in Sudamerica a spese degli italiani per propagandare il Sì al referendum tra gli italiani all’estero con la scusa di un’inesistente missione di governo fra Brasile, Argentina e Uruguay, per giunta accompagnata dal senatore Pd Ferdinando Aiello, inquisito per aver accollato alla Regione Calabria le bollette di luce, gas e telefono di mamma e papà; o ancora un bel servizio sulla Boschi Tax, cioè sull’aumento delle spese di gestione dei conti correnti disposto dalle banche per rifarsi dei costi del decreto Salva-Etruria & C. Tutti temi che avrebbero interessato i telespettatori, tenendoli inchiodati su Rai 3. Ma Semprini non è tipo da usare le notizie o altri mezzucci sleali per fare share un tanto al chilo. Così ha allestito le consuete onoranze funebri nello studio-obitorio. Ormai gli ospiti che invita non partecipano più alla trasmissione: partecipano direttamente al lutto, inviando biglietti listati di nero con le condoglianze alla redazione e ai famigliari. Poi lasciano una firma nel registro.

Il mattino dopo, quando l’anestesista comunica i dati Auditel alla redazione (“Share al 2,6%, stazionari gli altri valori”), è tutto un abbracciarsi di gente in gramaglie. “Ho saputo, fatevi forza”. “Guarda, pare che dorma”. “Sembra ieri che si parlava del più e del meno”. “Che peccato, così giovane”. “Sono sempre i migliori quelli che se ne vanno”. Poi però arriva il dg, Antonio Campo Dal Morto, e risolleva il morale alla truppa: “Su ragazzi, abbiamo ancora ampi margini di peggioramento: quando dirigevo La7, perdevamo 120 milioni e gli ascolti veleggiavano sul 2%, tant’è che tutti li scambiavano per la percentuale di albumina nel sangue di un diabetico. La non-tv l’ho inventata io, sono un’autorità mondiale”. Dietro di lui, travestita da cipresso, Daria Bignardi: “Beh, che sono questi musi lunghi? Non sapete che le Invasioni barbariche me le chiusero perché erano scese al 3%? E su La7! Non avete idea della fatica. Voi, alla quarta puntata, siete già al 2,6, e su una rete Rai! Avete superato la maestra, su con la vita! Avanti così e ci rifanno il contratto anche l’anno prossimo”. In effetti, con tutto il rispetto per Semprini, il merito di questa appassionante corsa verso lo share zero è tutto dei due direttori-buttafuori. E dell’amico Matteo, che li ha voluti in Rai per insegnare le nuove frontiere del talk ai Giannini e ai Porro, che mai dovevano accontentarsi chi del 6 chi del 4%, altro che 2,6, infatti sono stati cacciati per manifesta incapacità. Ancora l’anno scorso, il premier ironizzava su Giannini battuto dai film di Rambo su Rete 4. Ora Politics è stato sbaragliato prima dalla nona replica su Iris de Il cavaliere pallido e l’altroieri dall’ennesimo passaggio su Rete 4 di Nemiche amiche. Ma le vere sfide arriveranno con La mummia, Weekend cori il morto e Funeral Party.

 

(Nella foto Antonio Campo Dall’Orto)