Pubblicato il 01/09/2016, 11:33 | Scritto da La Redazione
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Mediaset-Vivendi: forse trovata una soluzione

Mediaset-Vivendi: forse trovata una soluzione
I tempi lunghi della giustizia spingono Vivendi e Mediaset a trovare un accordo. Poiché nessuno dei due contendenti vuole consolidare la pay-tv, occorre trovare un alleato possibilmente industriale. Come Telecom o Iliad. Bolloré può salire nel capitale del Biscione. Così Andrea Montanari su “MF”.

Ok a Premium passa da una telco

 

Rassegna stampa: MF, pagina 9, di Andrea Montanari.

I tempi lunghi della giustizia spingono Vivendi e Mediaset a trovare un accordo. Poiché nessuno dei due contendenti vuole consolidare la pay-tv, occorre trovare un alleato possibilmente industriale. Come Telecom o Iliad. Bolloré può salire nel capitale del Biscione.

Su Premium lo scontro è in atto ed è frontale. Lo confermano le parole e le mosse formali dei due gruppi. Ma, come trapela da settimane, sottotraccia i contendenti cercano di arrivare a un nuovo accordo. Un traguardo non semplice da raggiungere anche perché le divergenze finora emerse sono evidenti. E se per Vivendi i numeri del piano Premium 2018-2020 non sono ritenuti realistici, per Mediaset e per l’azionista Fininvest le accuse del gruppo francese non stanno in piedi, anche perché il contratto vincolante è stato firmato lo scorso aprile dall’ad di Vivendi, Arnaud De Puyfontaine. Per questa ragione, giocoforza, le parti in causa potrebbero scendere a più miti consigli e trovare una nuova intesa. Anche perché altrimenti, battendo la sola pista dei tribunali si rischia di non trovare la quadra per anni. E se davvero il gruppo che fa riferimento a Vincent Bolloré avesse voluto cambiare le carte in tavola e rivedere l’intesa già siglata avrebbe potuto optare per un provvedimento d’urgenza e congelare tutto. Invece così non è stato.

Ma già attendere la prima possibile udienza, prevista in calendario per il febbraio 2017, sarebbe un autogol per i protagonisti della vicenda perché si rallenterebbe di parecchio il progetto di ristrutturazione e risanamento di Premium, non si imposterebbe la nuova gestione operativa a trazione transalpina e soprattutto non si definirebbe in tempo la strategia sul fronte delle prossime gare per l’acquisto dei diritti tv (serie A e Champions League). Per queste ragioni, sia a Cologno Monzese sia a Parigi hanno capito che forse conviene sotterrare l’ascia di guerra, sedersi attorno a un tavolo e fumare il calumet della pace. Il nodo da sciogliere resta sempre quello del consolidamento di Premium, la pay tv che ha quasi 2 milioni di abbonati ma che nel solo primo trimestre di quest’anno ha perso 100 milioni, dopo gli 83 milioni di rosso del 2015. Né Mediaset guidata da Pier Silvio Berlusconi né la Vivendi di Bolloré, ormai è chiaro, intendono avere il 50% della televisione digitale a pagamento. Per questa ragione l’unica soluzione possibile è quella di trovare un terzo partner, un alleato strategico, possibilmente di natura industriale, per riuscire a realizzare quel progetto di polo televisivo e creativo (i contenuti editoriali) paneuropeo che era alla base dell’accordo siglato sull’ asse Italia-Francia nell’aprile scorso.

Altrimenti Premium può diventare un boccone facile per Sky Italia che diverrebbe l’unico player del mercato della pay tv. Se non dovessero farsi vivi nuovi interessati come i cinesi di LeTv. Ed è sulla falsariga di questa impostazione che più osservatori ipotizzano il coinvolgimento nel percorso di riavvicinamento tra Vivendi e Mediaset di un operatore telefonico. Difficilmente sarà Telefonica (socio all’11% di Premium destinato a uscire di scena con il deal), anche se la società di Bolloré potrebbe garantire agli spagnoli il riacquisto futuro della partecipazione nella pay tv. Poco praticabile la strada che porta poi alla francese Orange anche se nelle settimane scorse era circolata la voce, sulla stampa transalpina di un possibile interesse della stessa Orange per Canal+, la tv satellitare di Vivendi che ha appena varato un piano di ristrutturazione che prevede il taglio di 300 milioni. E allora chi potrebbe essere il soggetto da coinvolgere? Proprio ieri da Oltrealpe è arrivata la conferma che Iliad-Free, il gruppo telefonico di Xavier Niel che era arrivato a detenere una partecipazione potenziale in Telecom del 10%, vuole sbarcare sul mercato italiano diventando il quarto operatore del business del mobile, rilevando quegli asset infrastrutturali che Wind e H3G dovranno mettere in vendita dopo il matrimonio che si dovrebbe celebrare a breve.

E proprio Iliad sta per siglare, in Francia, un accordo commerciale con Canal+ per la vendita di pacchetti televisivi ai clienti transalpini. Quindi in quest’ottica l’asse Bolloré-Niel potrebbe svilupparsi anche in Italia in ottica Premium. Ma il candidato naturale al matrimonio a tre con Vivendi e Mediaset, secondo molti osservatori, sarebbe Telecom, controllata di fatto dal gruppo guidato da De Puyfontaine al 24,7%. Ma l’ex monopolista di Stato delle tlc guidato dall’ad Flavio Cattaneo ha già più volte smentito un suo coinvolgimento in questa operazione di riassetto, anche se l’alleanza andrebbe nella direzione del consolidamento del comparto media&dc. Telecom al momento vuole continuare a essere un hub di distribuzione di contenuti e per questo ha in essere un contratto con Sky anche se ora le due società sono ai ferri corti e il gruppo tic ha depositato un atto di citazione al Tribunale di Milano. Ma che il futuro sia quello della convergenza lo dimostra anche l’ accordo che oggi Telecom siglerà con Samsung per il lancio della nuova Tim Smart Tv che offrirà, gratis, per sei mesi il pacchetto Premium online. L’altra opzione per rilanciare il matrimonio Vivendi-Premium è quella legata alla possibilità che il gruppo di Bolloré possa salire subito al 5% del Biscione.

 

(Nelle foto le sedi di Mediaset e Vivendi)