Pubblicato il 20/08/2016, 12:32 | Scritto da La Redazione
Argomenti: ,

Mediaset chiede 50 milioni al mese a Vivendi

Mediaset chiede 50 milioni al mese a Vivendi
Il Biscione deposita in Tribunale l'atto di citazione per danni sul ritardo nell'acquisizione di Premium. Così sul Corriere della Sera.

Nei prossimi giorni anche l’azionista di controllo Fininvest citerà Vivendi in Tribunale

 

Rassegna Stampa: Corriere della Sera, pagina 41, di Fabio Savelli

 

Mediaset chiede 50 milioni al mese a Vivendi

Il Biscione deposita in Tribunale l’atto di citazione per danni sul ritardo nell’acquisizione di Premium

 

 

Cinquanta milioni di euro al mese di richiesta danni. A partire dal 25 luglio scorso, giorno in cui Vivendi chiese di rinegoziare il contratto (vincolante) per l’acquisizione del 100% di Premium, la pay-tv del Biscione. È questa la richiesta di risarcimento contenuta in un atto di citazione depositato al Tribunale di Milano da Mediaset nei confronti della media company francese. «La domanda giudiziale — si una legge in una nota del gruppo di Cologno Monzese — è finalizzata a ottenere l’esecuzione coattiva del contratto per ordine del giudice e il risarcimento dei danni sin qui subiti da Mediaset». Nei prossimi giorni anche l’azionista di controllo Fininvest (ha il 33,4% di Mediaset) citerà Vivendi in Tribunale per chiedere il rispetto dell’accordo siglato l’8 aprile scorso che contemplava anche un patto parasociale tra la holding della famiglia Berlusconi e il gruppo presieduto da Vincent Bolloré. Il patto prevedeva uno scambio di partecipazioni del 3,5% tra Mediaset e Vivendi e il vincolo, per quest’ultima, di non salire oltre il 5% del capitale sociale di Mediaset nei primi tre anni. La nota del Biscione specifica che «l’atto di citazione non riguarda il grave danno complessivo che la risoluzione del contratto non onorato comporterebbe, non inferiore a un miliardo e mezzo di euro, ma l’obbligo di esecuzione del contratto stesso».

La citazione in Tribunale era attesa. Anche da Vivendi. Soltanto quattro mesi fa le due società sembravano avviate a un progressivo processo di integrazione basato su una piattaforma paneuropea di contenuti premium e on demand in streaming, in grado di competere con i grandi broadcaster Usa. Ma la rottura del 25 luglio — in cui il gruppo francese ha chiesto di ridiscutere l’acquisizione di Premium (non più il 100%, ma il 20%) con contestuale emissione da parte di Fininvest di un’obbligazione convertibile (in azioni) da 500 milioni di euro che consentirebbe a Vivendi di salire al 15% di Mediaset — ha inaugurato la stagione dell’aperta conflittualità. Non è escluso però che sottotraccia, anche nei giorni di ferie ferragostani, ci sia stato più di qualche contatto tra le famiglie Berlusconi e Bolloré, magari favorite dall’amico (e mediatore) Tarak Ben Ammar. La posizione del Biscione è chiara: il rispetto del contratto originario, il cui closing è previsto per il 30 settembre. Una volta onorato, si può discutere su come ricalcolarlo. Da Parigi, dove prevale la consapevolezza di avere pochi margini di manovra in Tribunale, si sta cercando di trovare un compromesso. Il contendere è tutto sulla valutazione di Premium e sul (presunto) pareggio di bilancio della pay-tv nel 2018, secondo Vivendi ormai «irrealistico» (a supporto c’è un report della società di consulenza Deloitte dei primi di giugno). C’è da registrare anche una smentita di Telecom Italia (di cui Vivendi è primo socio), indicata da indiscrezioni come possibile compratore di una quota di Premium. Nulla di vero.

 

Nella foto, i loghi di (Vivendi e Mediaset)