Pubblicato il 06/08/2016, 16:00 | Scritto da Francesco Sarchi

“Lo Stato paghi chi fa servizio pubblico”

Gianni Minoli è in procinto di esordire in prima serata su La7 con un nuovo programma

Rassegna stampa: la Repubblica, pagina 4, Annalisa Cuzzocrea

“Lo stato paghi chi fa servizio pubblico”

Gianni Minoli: “Usiamo i soldi recuperati dall’evasione del canone e facciamo un bando fra Rai e private”.

Giudica Antonio Campo Dall’Orto «gentile, educato, ma forse un po’ spaesato», Giovanni Minoli. Considera inadeguati al servizio pubblico i palinsesti varati a giugno. Poi, lo storico autore di Mixer, già direttore di Rai2, Rai3 e Rai Educational, lancia una proposta: «I 400 milioni di euro che si dovrebbero recuperare dall’evasione col canone in bolletta mettiamoli a bando tra Rai e televisioni private, destiniamoli a programmi che fanno davvero servizio pubblico». Le nomine di Campo Dall’Orto hanno creato una spaccatura politica nella maggioranza. Che idea si è fatto? «Vorrei partire da quello che il direttore generale disse tre mesi fa: “Il canone, la Rai, deve meritarselo”. A una mia domanda su quale sia il mandato che ha ricevuto dal premier, Campo Dall’Orto ha risposto con tre parole: educazione, cultura, merito. Se leggo i palinsesti con questi occhiali mi chiedo: quelle fatte sono le nomine che possono realizzare quel mandato?». Non lo sono? «A novembre bisogna rinnovare la concessione in esclusiva con la Rai, con un canone più ricco perché collegato alla bolletta elettrica. Faccio una proposta: mettiamo i 400 milioni di euro che sí recuperano dall’evasione a bando tra Rai e privati su progetti di servizio pubblico. Vediamo chi vince». Quali mancanze imputa alla tv pubblica? «Prenda la tragedia dello scontro tra treni in Puglia. Montrone di Telenorba era li in dieci minuti. Sin/ in sette minuti e mezzo. La Rai è arrivata per ultima. Si dirà che Telenorba è li, ma anche la sede locale della Rai. Ogni cosa è gestita burocraticamente». Anche nella scelta dei direttori dei tg? «Se otto mesi fa chiamavi Bianca Berlinguer e le dicevi: “Molto bene, sono passati sette anni, è ora di cambiare” chiudendo con lei un accordo per farle condurre Linea Notte, sarebbe stato tutto normale. Anche il discorso degli stipendi non è tutta colpa della dirigenza, è la natura della Rai che mischia pubblico e privato a seconda di come conviene, ma devono spiegarci perché dare 300mila euro a una signora che ha condotto per anni un programma fallimentare come Le Invasioni Barbariche e 230mila al direttore di Rai1». Perché è così severo con Daria Bignardi? «Non sono severo, constato che il cursus honorum per fare il direttore di rete in genere è molto lungo». Ha fiducia nella direzione editoriale di Carlo Verdelli? «Non capisco perché fare una struttura informativa con un bravissimo professionista che però non ha la televisione nel sangue come servirebbe. Mi sembra che il moloch burocratico si sia moltiplicato». Le scelte fatte non sono all’altezza del servizio pubblico? «Quello presentato è un buon palinsesto di una televisione commerciale normale. Rischiatutto è un’ottima idea che però non è venuta a questa dirigenza. C’è un misto di nuovo e vecchio impacchettato con le luci di Mtv. La televisione generalista è un genere maturo, più o meno è stato fatto tutto. Adesso però ci sono troppa tecnologia e troppi pochi contenuti. Il nuovo è il vecchio guardato sullo smartphone». Rivendica i suoi esperimenti? «Un posto al sole è la cassaforte della Rai, fa il 10 per cento fisso. Quando l’ho fatto mi volevano ammazzare tutti. Adesso mi ha chiamato Urbano Cairo e porterò le mie idee su La 7, oltre a continuare l’appuntamento quotidiano con Radio24».

(Nella foto Gianni Minoli)