Pubblicato il 20/06/2016, 15:35 | Scritto da La Redazione

Un carrozzone è per sempre. Solita Rai: di tutto, di meno

Un carrozzone è per sempre. Solita Rai: di tutto, di meno
L'effimera rottamazione renziana non ha neppure scalfito Viale Mazzini, immenso motore immobile che sembra la moviola anche a velocità naturale. Maggioni e Campo Dall'Orto fanno coppia fissa ai convegni, Vespa festeggia, l'ospite Tavecchio si abboffa e ringrazia. Così Fabrizio D’Esposito su “Il Fatto Quotidiano”.

La Rai renziana è cambiata ben poco, altro che rottamazione

Rassegna stampa: Il Fatto Quotidiano, pagina 7, di Fabrizio D’Esposito.

L’effimera rottamazione renziana non ha neppure scalfito Viale Mazzini, immenso motore immobile che sembra la moviola anche a velocità naturale.  Maggioni e Campo Dall’Orto fanno coppia fissa ai convegni, Vespa festeggia, l’ospite Tavecchio si abboffa e ringrazia.

A questo punto della storia e del millennio, è chiaro che neanche l’effimera rottamazione renziana è riuscita a cambiare la Rai, immenso motore immobile che pare una moviola anche a velocità naturale. Eliminati i talk-show per non turbare il Principe, ormai le attività del vanitoso dg Antonio Campo Dall’Orto si riducono sostanzialmente a due: sistemarsi il ciuffo e scortare Monica Maggioni, presidente della Rai, a sontuosi convegni o presentazioni, che siano il palinsesto per gli Europei di Calcio o l’anteprima dell’indispensabile premio Agnes. I due vanno ovunque insieme e ridono, scherzano, si divertono. Tutto, tranne che cambiare la Rai. Anche Carlo Verdelli, giornalista di talento, si è alfine adeguato alla lentezza gattopardesca del Cavallo Morente di Viale Mazzini. Verdelli doveva cambiare la narrazione del servizio pubblico e per il momento è stata la palude Rai a cambiare lui. In compenso si porta a casa la maglia azzurra regalatagli da Carlo Tavecchio, il fulgido e soave presidente della Federcalcio, amico indiscusso di omosessuali, ebrei e negri mangiabanane.

La Rai di Dall’Orto è talmente uguale a quella vecchia che Bruno Vespa ha potuto festeggiare serenamente i vent’anni di Porta a Porta, sublimazione dell’aurea mediocritas vespiana, d’indole eternamente dc ma amica di tutti i governi. C’è da ubriacarsi di vino e di noia oppure credere fermamente in una redenzione di Vespa e immaginarlo come il feroce Jack Nicholson di Shining, quando s’infila nella porta e chiama la moglie Wendy, sperando di squartarla. Ecco, il presentatore di regime potrebbe fare come lui e riscattare la sua carriera con il bagno di sangue perpetuo dei suoi ospiti. Un altro uomo di questo mondo, oppure anche semplicemente un uomo di mondo e basta è il napoletano Mario Orfeo, che si ritrovò a fare il direttore del Tg1 nell’era tecnica di Mario Monti e da allora è ancora lì, sopravvivendo a Enrico Letta e per il momento a Matteo Renzi. Il suo entusiasmo è tale che a un ossequioso Gianni Letta, ottantenne azzimato e berlusconiano, Orfeo offre una stretta di mano che in realtà è un gesto dell’ombrello nemmeno tanto mascherato. Tiè. A Letta e a tutti noi.

(Nella foto Monica Maggioni e Antonio Campo Dall’Orto)