Pubblicato il 23/03/2016, 11:31 | Scritto da La Redazione

Mediaset-Vivendi, quell’incontro a Parigi tra Berlusconi jr e Bolloré – “Mediaset Premium non si vende più”

Rassegna stampa: Corriere della sera, pagina 35, di Federico De Rosa.

Mediaset-Vivendi, quell’incontro a Parigi tra Berlusconi jr e Bolloré

Così lo scambio dei contenuti e delle quote. L’operazione dal digitale terrestre a Infinity.

L’idea inizia a prendere forma nella testa di Pier Silvio Berlusconi un anno e mezzo fa, dopo il «colpo», pagato a caro prezzo, dell’acquisizione dei diritti della Champions League. È da qui che bisogna partire per riannodare il filo che porta a Vivendi e alla nascita dell’accordo con Mediaset sulla pay-tv, a cui manca solo la firma. Il vicepresidente esecutivo del gruppo di Cologno inizia a ragionare sul riposizionamento strategico di Mediaset, in un mercato che non può essere più solo quello domestico. Gli over the top stanno avanzando e ora anche le telecom iniziano a fare concorrenza alle tv. In Inghilterra, all’asta per i diritti della Premier League, la più agguerrita è stata British Telecom. E in Spagna Telefonica ha da poco comprato DigitalPlus (una quota gliel’ha venduta proprio Mediaset). Per lanciare una strategia paneuropea servono capitali. O un partner. Berlusconi sceglie così di avviare il dialogo con Vincent Bolloré, entrato nel frattempo in Telecom Italia con una quota che all’inizio è di poco superiore all’8%. Il dialogo è reso fluido dalla lunga consuetudine tra il finanziere bretone e la famiglia Berlusconi. L’accordo è facile da raggiungere, un po’ meno da costruire vista l’ampiezza, ma a questo hanno pensato i «tecnici».

Bolloré viene a Milano la scorsa estate per mettere dei punti fermi. Poi a fine gennaio, all’ultimo piano del quartier generale di Vivendi, in un ufficio che affaccia su un giardino pensile da cui si gode una splendida vista dell’Arc de Triomphe, Berlusconi jr e Bolloré raggiungono l’accordo strategico sulla pay-tv che allargherà la geografia del Biscione. Mediaset Premium passerà a Vivendi e il gruppo di Cologno continuerà a fare la televisione «free» in cui è leader, con il ruolo aggiuntivo di editore di nuovi canali a pagamento, modello Fox. In una prospettiva internazionale. Questa l’architettura di massima. A Parigi quel giorno c’era anche Yannick Bolloré, il secondogenito, e Tarak Ben Ammar, il produttore franco tunisino che siede nel consiglio di Telecom e in quello di Mediobanca, amico di lunga data della famiglia Berlusconi, che ha tenuto il filo tra Parigi e Cologno. Il primo passo dell’alleanza è il passaggio della gestione di Mediaset Premium a Vivendi, che già gestisce Canal Plus, con l’obiettivo di creare un gruppo paneuropeo in grado di contrastare l’avanzata dei nuovi concorrenti.

Uno snodo importante dell’accordo è rappresentato dalla produzione e dalla vendita di film e serie-tv. La seconda gamba è invece la web-tv on demand con la creazione di una nuova piattaforma, con cui fare concorrenza a Netflix e simili, in cui Mediaset farà confluire Infinity Italia e Infinity Espana, il cui lancio è imminente, e il gruppo francese l’offerta in streaming della tedesca Watchever. L’alleanza verrebbe saldata con la cessione a Mediaset di un pacchetto di azioni di Vivendi di poco inferiore al 3%. Le carte sarebbero già pronte, ma il precipitare della situazione in Telecom ha «distratto» Bolloré proprio nel momento della chiusura. Che è stata solo rimandata in attesa che Vivendi definisca il nuovo vertice del gruppo telefonico. Gruppo che non è direttamente coinvolto nell’accordo, che riguarda solo Vivendi e Mediaset. Ma a tendere Telecom potrebbe entrare in campo come piattaforma di distribuzione. E destinataria dei contenuti firmati dall’alleanza Mediaset-Vivendi.

 

Rassegna stampa: La Repubblica, pagina 28, di Giovanni Pons.

Mediaset Premium non si vende più”. Primo stop a Vivendi

Ricavi della pay tv crescono solo di 20 milioni con costi aggiuntivi per 330. Profitti scesi a 4 milioni.

«Non commento i rumors, ma posso confermare che non siamo venditori di Premium poiché la consideriamo parte del nostro core business», ha detto il direttore finanziario di Mediaset e presidente di Premium Marco Giordani. Dunque qualcosa è andato storto sull’asse Cologno Monzese-Parigi visto che da settimane ormai erano in corso colloqui con la Vivendi di Vincent Bollorè per cercare di portare Premium nel grembo dei francesi. Probabilmente è successo che Bolloré era disposto ad accollarsi le perdite di Premium soltanto se contemporaneamente ci fosse stato un accordo per cui nell’arco di qualche anno tutta Mediaset sarebbe finita nell’orbita del colosso d’Oltralpe. Ma su questo punto la frenata è arrivata direttamente da Silvio Berlusconi, che ha confermato i colloqui tra i due gruppi ma per il momento limitatamente allo scambio di contenuti media. Forse, prima di prendere una decisione così importante, vuol vedere come andrà a finire la partita per la vendita delle torri di Telecom, anche questa nelle mani dei francesi di Vivendi presenti in forze nel cda della società telefonica.

Se vincerà Ei Towers, controllata da Mediaset, il valore complessivo del gruppo si incrementerà e uno scambio azionario diventerà più conveniente. Intanto però il gruppo del Biscione deve fare i conti con un buon andamento della raccolta pubblicitaria sia in Italia sia in Spagna, ma con numeri che non tornano proprio nella pay tv. Nel corso del 2015, infatti, i ricavi di Premium sono aumentati solo di 20 milioni, da 538,4 milioni a 558,8 milioni, con gli abbonati che sono cresciuti di circa 200 mila unità, fino a 2,01 milioni. Il problema è che a fronte di questo limitato incremento di ricavi e clienti i maggiori costi da imputare all’esercizio sono pari a circa 330 milioni, per l’acquisto dei diritti tv sia della Champions sia per la serie A. Dunque lo sbilancio è molto pesante e anche se si verificassero le ottimistiche previsioni indicate ieri da Giordani, 700 milioni di ricavi nel 2016, il deficit sarebbe comunque consistente.

Dunque Premium si sta rivelando una pesante zavorra per Mediaset e ciò è confermato dal risicato utile, 4 milioni, con cui la società guidata da Pier Silvio Berlusconi ha chiuso l’esercizio 2015. I segnali positivi vengono invece dalla televisione in chiaro in Italia e Spagna, con ricavi da pubblicità che hanno segnato un più 1% nel primo paese e un più 5% nel secondo. Buon andamento che segue quello degli ascolti, con i canali Mediaset che si attestano al 36,2% in prima serata e leader assoluti sul target commerciale 15-64 anni. In Spagna Telecinco è stata la rete più vista nel totale giornata (14,8%) e in prima serata (15,2%). Tutto ciò ha permesso di portare i ricavi complessivi di Mediaset nel 2015 a 3,524 miliardi, con un risultato operativo di 231,4 milioni, un utile di 4 e una proposta di dividendo invariata rispetto al 2014 che assegnerà agli azionisti 22,7 milioni.

 

(Nella foto Piersilvio Berlusconi)