Pubblicato il 22/03/2016, 11:34 | Scritto da La Redazione

Solo PierSilvio “resiste” ai francesi Marina e Barbara blindate al vertice – Telecom, transizione rapida. Recchi pronto a rilevare le deleghe

Rassegna stampa: La Repubblica, pagina 9, di Giovanni Pons.

Solo Pier Silvio “resiste” ai francesi Marina e Barbara blindate al vertice

L’ipotesi di uno scambio azionario tra la società del Biscione e il gruppo di Vincent Bollorè lascerebbe intatte Mondadori, Mediolanum e il Milan.

Dal quartier generale della Fininvest si getta acqua sul fuoco sulla possibile cessione di Mediaset, anche graduale o più in là nel tempo. Non vi è alcuna necessità di far cassa, dicono a via Paleocapa, la situazione finanziaria è florida e l’unico asset che potrebbe essere alienato è la Premium (pay tv). Fininvest in effetti non ha al momento problemi finanziari, ha in pancia più di 500 milioni di liquidità grazie anche ai collocamenti sul mercato del 7,79% di Mediaset e di una piccola quota di Mediolanum a fine 2013. Ciò che rimane in portafoglio, al momento, non si tocca. La battaglia legale combattuta per due anni contro la decisione di Bankitalia di vendere un altro 20% di Mediolanum, è stata vinta grazie a una recente sentenza del Consiglio di Stato. Dunque Fininvest resterà azionista al 30% della società fondata da Ennio Doris, una banca che garantisce anche un buon flusso di dividendi.

Così come la Mondadori che, presieduta da Marina Berlusconi e rilanciata dall’ad Ernesto Mauri grazie all’acquisizione della Rcs Libri, si è rimessa in pista dopo le sbandate del 2012 e del 2013. Le preoccupazioni di Silvio Berlusconi, semmai assicurano i banchieri che gli hanno parlato negli ultimi mesi riguardano piuttosto Mediaset. La società è tornata a guadagnare (poco) e a distribuire piccoli dividendi grazie soprattutto alla Spagna dove la ripresa economica si è portata dietro anche una crescita della raccolta pubblicitaria. Ma l’andamento della pay tv Premium preoccupa perché rischia di tingere di rosso i conti del gruppo. La scommessa sui diritti della Champions, fortemente voluta da Pier Silvio, si sta rivelando un buco nell’acqua. Gli abbonati crescono di poco e il costo spropositato dei diritti, 710 milioni in tre anni, è di dimensioni tali da zavorrare l’intera struttura. Inoltre la tv in chiaro è ancora appetibile grazie a una quota di mercato della raccolta pubblicitaria molto alta (57%), ma non si sa per quanto sarà ancora così.

L’arrivo in Europa di concorrenti del calibro di Netflix, e in prospettiva l’ingresso nella produzione di contenuti anche dei grandi aggregatori digitali come Amazon, Facebook, Apple, con la loro immensa base di clienti, non può non creare apprensioni a Cologno Monzese. E poiché Silvio Berlusconi ha sempre avuto un gran fiuto per gli affari, l’idea di far entrare Mediaset in un gruppo europeo e internazionale come Vivendi in cambio di una buona partecipazione al capitale di quest’ultima si configura come una buona opportunità. Certo i figli vorrebbero continuare a fare quello che fanno, ma per Marina le cose non cambierebbero più di tanto in quanto la Mondadori non verrebbe toccata da un accordo di questo genere. Il più investito direttamente da un’operazione con Vivendi sarebbe Pier Silvio, oggi numero uno operativo di Cologno Monzese sebbene con la supervisione attenta di Fedele Confalonieri. Ma in prospettiva, per la famiglia Berlusconi, essere azionisti e presenti nel cda di Vivendi e da lì partecipare alla formazione delle strategie di un gruppo di respiro internazionale, non pare un’occasione da buttar via. Tanto più che il figlio Luigi si sta dedicando al venture capitai pur essendo presente nel cda Fininvest mentre la figlia Eleonora vive a Londra e non ha incarichi nelle aziende di famiglia. Barbara invece è assorbita dall’avventura del Milan, gioiello che assorbe una media di 75 milioni all’anno alla Fininvest.

Un accordo di ampio respiro tra Mediaset e Vivendi potrebbe mettere tutti con il cuore in pace, permettendo ai Berlusconi di continuare a investire a fondo perduto nella squadra di calcio. In più non bisogna dimenticarsi che sotto Mediaset c’è anche Ei Towers, la società delle torri che sta cercando di espandersi acquistando anche quelle Telecom racchiuse nella società Inwit. Un eventuale successo su questo fronte permetterebbe a Mediaset ad aumentare il proprio valore anche in vista di uno scambio azionario con Vivendi. L’arrivo di un nuovo ad in Telecom, proprio alla vigilia della decisione sulla vendita di Inwit, fa ben sperare al gruppo Mediaset di poter superare la concorrenza della spagnola Cellnex.

 

Rassegna stampa: Corriere della sera, pagina 31, di F.D.R.

Telecom Italia, transizione rapida Recchi pronto a rilevare le deleghe

Raggiunto l’accordo con Patuano, il titolo vola in Borsa: +3%. Le ipotesi su Ibarra.

È ufficiale: l’amministratore delegato di Telecom Italia ha raggiunto l’accordo per le dimissioni. La firma è arrivata ieri dopo un fine settimana di lavoro per i legali, incaricati di chiudere il rapporto tra il manager e il gruppo telefonico. La buonuscita dovrebbe essere di poco inferiore ai 7 milioni di euro a cui si aggiungerà il trattamento di fine rapporto accumulato nei 26 anni trascorsi in azienda. Il manager, ha spiegato Telecom nella nota con cui ieri ha ufficializzato il divorzio, è anche titolare di 70 mila azioni ordinarie e di 30.000 azioni di risparmio Telecom. L’ufficializzazione del passo indietro è stato accolto bene in Borsa, dove il titolo Telecom ha chiuso in rialzo di oltre il 3% spinto dalle attese per le prossime mosse di Vivendi. Le dimissioni di Patuano, comunicate al gruppo tra giovedì e venerdì scorso, sono state approvate ieri sera dal comitato nomine e remunerazione, insieme al pacchetto della buonuscita, e questa mattina saranno ratificate dal consiglio. Consiglio che avvierà anche la successione.

Le deleghe operative passeranno al presidente Giuseppe Recchi, a cui il board conferirà il mandato per individuare insieme al comitato nomine il nuovo amministratore delegato. Le voci di mercato continuano a puntare verso Flavio Cattaneo, che è già consigliere di Telecom, ma è anche Ceo in Ntv e sciogliere il vincolo è complicato. Non impossibile. Ieri circolava anche il nome di Maximo Ibarra, amministratore delegato di Wind. II manager ha già incontrato il ceo di Vivendi, Arnaud de Puyfontaine, sia in Francia sia in Italia. Ma per i colloqui esplorativi sono passati a Parigi diversi manager ai quali è stato proposto un mandato ridotto, visto che l’intero consiglio di Telecom scade l’anno prossimo. E questo rende più difficile la ricerca. La decisione non dovrebbe richiedere molto tempo. Vivendi vuole fare in fretta. C’è un consiglio già programmato per il 12 aprile, in occasione dell’annuale Strategy Day, e potrebbe essere quella la data buona per completare l’avvicendamento e presentare al mercato il nuovo amministratore delegato.

Nel frattempo sull’asse Parigi-Cologno inizia a prendere forma l’alleanza tra Vincent Bolloré e Silvio Berlusconi. Il presidente di Vivendi sarebbe a un passo dall’accordo per rilevare Mediaset Premium. Il passaggio sarebbe propedeutico a un accordo più ampio che riguarderebbe tutta Mediaset. «Vivendi – ha detto tuttavia Silvio Berlusconi – è molto interessato all’Italia, io sono amico di Bolloré da anni e lui ha manifestato il suo interesse su alcune cose che facciamo, non assolutamente per Mediaset, ma sulla nostra capacità di fare prodotti per la tv, di fare format. Vivendi ha una visione per il futuro europea, possibile che si trovino possibilità di collaborazione».

 

(Nella foto Piersilvio Berlusconi)