Pubblicato il 14/03/2016, 11:32 | Scritto da La Redazione

Asse franco-italiano per l’assedio a Murdoch – Auditel triplica il panel di ascolto

Rassegna stampa: CorriereEconomia, pagina 1, di Daniela Polizzi e Maria Elena Zanini.

Asse franco-italiano per l’assedio a Murdoch

Mediaset e Vivendi, i retroscena dell’alleanza. Ancora da chiarire il perimetro. Il tentativo di costruire un polo dei contenuti su scala europea anti Sky. La partita con Telecom e Telefonica. Il nodo della valutazione di Premium.

La possibile alleanza tra i due colossi dei media sarà fatta di partecipazioni incrociate e conferimenti di asset. Il tutto per strappare quote di mercato alla Sky del tycoon australiano. A spostare numeri e nuovi abbonati saranno i contenuti. Ma Bolloré punta anche a rafforzare Vivendi in Telecom dove ha investito 3,3 miliardi, il gettone più pesante messo dai francesi in Italia nel 2015. Lo shopping d’Oltralpe, dal 2006 a oggi, è stato di 47 miliardi. È una rivoluzione che potrebbe cambiare il panorama competitivo europeo dei media e delle telecomunicazioni. Oltre a diventare l’embrione di un nuovo concorrente a livello mondiale del magnate di televisioni e giornali Rupert Murdoch. Quello tra Vivendi e Mediaset è un matrimonio che primo o poi si doveva fare. Se mai, in effetti, si farà. Perché le voci, più o meno insistenti girano da parecchio tempo. Ma la brusca accelerata che hanno avuto negli ultimi giorni i rumor su un accordo per Premium, fanno pensare che il momento sia ora. «Sono solo voci» dicono i bene informati. «Non c’è nulla di concreto. Non ancora», Ed è a quell’ancora che ci si aggrappa per riuscire a immaginare quella che potrebbe essere il progetto di una nuova pay tv europea.

Gli incontri È innegabile che negli ultimi giorni si siano intensificati i contatti tra Ia famiglia Bolloré, che detiene il 14% di Vivendi (oltre a essere il principale azionista di Telecom con una quota del 24,9% a ridosso della soglia per l’Opa obbligatoria) e la famiglia Berlusconi. Non basta l’antica amicizia tra le due famiglie a giustificare questi incontri. Prima che amici, i Berlusconi e i Bolloré sono uomini di affari e le loro mosse non sono mai per caso, soprattutto se si tratta di aziende con business simili se non identici. L’ultimo incontro, secondo alcune indiscrezioni è stato a Parigi. Al tavolo delle trattative ci sarebbero stati da una parte l’amministratore delegato di Mediaset Pier Silvio Berlusconi, dall’altra il presidente di Vivendi, Vincent Bolloré. Il nodo delle quote Anche i giornali francesi, dopo giorni di riserbo sull’argomento, hanno cominciato a far trapelare alcune indiscrezioni, Les Echos in primis. Il quotidiano economico francese ha scritto che l’obiettivo di Vivendi sarebbe quello di «acquisire l’89% di Premium ancora in mano a Mediaset», dopo l’acquisizione da parte degli spagnoli di Telefonica lo scorso anno, dell’11% della società controllata del Biscione per 100 milioni di euro circa.

Obiettivo: creare una realtà integrata, tra Vivendi, Mediaset, Telecom e Telefonica per diventare la media company numero uno nel Sud Europa. Senza dimenticare l’opzione di una partnership tra Vivendi e la francese Orange guidata da Stéphane Richard, l’ex France Télécom, partecipata dallo Stato. L’operazione con Telefonica aveva valutato circa 900 milioni di euro la società italiana. E tra i nodi da sciogliere per capire la portata di un possibile accordo Vivendi-Premium (non solo sulla sua fattibilità, ma per capire anche il perimetro che un’operazione del genere potrebbe abbracciare) c’è proprio quello finanziario. Le prime indiscrezioni parlavano di un deal che potrebbe portare il gruppo di Bolloré a pagare la quota di Premium metà in contanti, metà con azioni della stessa società francese. Il che farebbe entrare Mediaset nel capitale di Vivendi (che capitalizza 26 miliardi di euro) con una quota del 2%. La pay tv di Cologno Monzese ha sempre esercitato una certa attrattiva sui maggiori player internazionali, Sky in primis. Nell’aprile dello scorso anno era dato quasi per certo un accordo tra le due società, dopo una serie di incontri tra Silvio Berlusconi e Rupert Murdoch. La trattativa sembrava avviata, C’era anche una cifra: 1 miliardo di euro. Mediaset non sembrava troppo convinta e dell’affare non se ne fece nulla. «Un miliardo? Troppo poco». Anche perché il rischio era far diventare Sky monopolista del settore.

Concentrazione Attualizzando cifra e criticità, se Vivendi offrisse la stessa somma, Mediaset potrebbe accettare: non si tratterebbe più di consegnare un intero settore a un unico player, ma di porre le basi per una sinergia più o meno ampia e competitiva. Vivendi infatti controlla, tra gli altri asset, il 100% di Canal+, il colosso francese della tv a pagamento che comprende nella sua galassia, Canal+, Canal Cinema, Canal Family, Canal Séries e Canal Sport. Un portafoglio ricco, ma non particolarmente solido: tra il 2012 e il 2015 le perdite dell’intero bouquet televisivo sono passate da una ventina di milioni a più di 250 e la base di abbonati è passata dal picco di 4,5 milioni del 2011 agli attuali quattro. È in quest’ottica che si colloca l’accordo di natura commerciale stretto con BeIn, il canale sportivo di Al Jazeera: Canal+ avrà la gestione dei tre canali sportivi dell’ex concorrente. Grazie ai diritti sportivi di BeIn, e a quelli che già possiede, Canal+ potrebbe immaginare una nuova offerta più segmentata, incentrata sullo sport. Che si vada verso una concentrazione del settore del resto è indubbio: Sky un anno e mezzo fa ha creato un’unica piattaforma europea unificando le realtà presenti in cinque differenti Paesi: Italia, Germania, Austria, Gran Bretagna e Irlanda. E proprio lo sport potrebbe essere terreno comune per dare inizio a una integrazione Vivendi-Mediaset Premium.

I contenuti Del resto se Canal+ piange, Premium non ride: la pay tv, che conta due milioni di abbonati, dal 2007 non ha mai fatto utili e per il triennio 2015-2018 pagherà 230 milioni di euro ogni anno (per un totale di 690 milioni) per i diritti della Champions League strappati a Sky a caro prezzo e su cui il Biscione ha puntato molto (per ora senza risultati) per incrementare il numero di abbonati. Si tratterebbe quindi di razionalizzare forze e spese e presentarsi come unico player con un maggior potere contrattuale, nello sport, ma non solo. Per Vivendi sarebbe una partenza in salita e il rischio, per gli utenti è che si scateni una guerra dei prezzi al rialzo per compensare gli investimenti. A far la differenza potranno essere come al solito, i contenuti, tra sport, cinema, serie e produzioni originali, unica carta che potrebbe spostare numeri e abbonati.

 

Rassegna stampa: Affari&Finanza, pagina 27, di Gabriele Di Matteo.

Auditel triplica il panel di ascolto

In Auditel si cambia e non sono più i controllati a controllare. Nuovo presidente, Andrea Imperiali, e riforma della governance. I consiglieri salgono da 24 a 30, dei quali 15 espressione del mercato (Upa, Assocom, Unicom) per cui Rai e Mediaset perdono il potere di interdizione. Ma soprattutto, nuovo panel di ascoltatori, dopo i pasticci della gestione precedente: salgono da 5.700 e 15.700 le famiglie collegate, il numero più alto fra tutti i sistemi di rilevazione d’Europa. Il passaggio è visto come la precondizione tecnica per l’allargamento delle rilevazioni a iPad e smartphone, dove i giovani consumano più contenuti che in tv.

Averna torna sul mercato con un investimento ad alta digital intensity. Testimoniai è Andy Garcia, attore con molta latinità nelle vene. La regia l’agenzia J. Walter Thompson l’ha affidata al più siculo-americano dei registi: Emanuele Crialese, quello de Il mondo nuovo. Va sul sicuro il direttore creativo della maison Chanel, Karl Lagerfeld, che sceglie come ambasciatrice del marchio Willow Smith, figlia dell’attore Will Smith e di Giada Pinkett. Oltre ad essere figlia d’arte è una brava cantante con il suo gruppo Melodic Chaotic. Continua la crescita del brand di abbigliamento sportivo Usa Under Armour che scavalca Adidas nelle ricerche di mercato sul ricordo del marchi. L’agenzia Droga5 realizza un video il cui protagonista è Michael Phelps, che tra sforzi immensi si prepara al rientro olimpico.

 

(Nella foto Vincente Bolloré)