Pubblicato il 25/01/2016, 11:35 | Scritto da La Redazione

Giovanni Parapini direttore Comunicazione Rai – Torri Inwit: Mediaset tenta lo scacco ad Abertis

Giovanni Parapini direttore Comunicazione Rai – Torri Inwit: Mediaset tenta lo scacco ad Abertis
Un altro esterno nella squadra di Antonio Campo Dall'Orto ai vertici di Viale Mazzini. E poi entro marzo attese le offerte vincolanti per le antenne di Telecom Italia, che apre alla possibilità di rimanere con una quota più alta.

Rassegna stampa: Il Messaggero, pagina 7.

Parapini direttore Comunicazione Rai

La squadra di Campo Dall’Orto.

È Giovanni Parapini, 54 anni, perugino, figlio di un generale dei paracadutisti e di una pierre, da 30 anni attivo a molti livelli e in vari Paesi nel campo della comunicazione e del marketing, il nuovo direttore dell’Area Comunicazione e Relazioni istituzionali della Rai. La nuova direzione Rai affidata a Parapini, come già annunciato dal direttore generale Antonio Campo Dall’Orto, accorperà anche quella delle relazioni internazionali. Il curriculum di Parapini è consistente. Si è occupato sia di comunicazione d’impresa per società grandi e piccole (tra le altre Enel, Boeing Italia, La Civiltà cattolica) che di relazioni internazionali in particolare con i Paesi del Sud America. Dal primo di gennaio Parapini si è dimesso dal gruppo Hdrà, specializzato in comunicazione e relazioni istituzionali, per il quale lavorava a Bruxelles.

 

Rassegna stampa: CorriereEconomia, pagina 14, di Daniela Polizzi.

Torri Inwit: Mediaset tenta lo scacco ad Abertis

Entro marzo attese le offerte vincolanti per le antenne di Telecom Italia che apre alla possibilità di rimanere con una quota più alta. La partecipata Ei Towers spariglia le carte: offre un prezzo più alto (fino a 900 milioni) senza Opa La spagnola Cellnex, a fianco del fondo F2i, punta invece al 45% con un’operazione da 2 miliardi.

Si apre la partita delle torri per le telecomunicazioni di Inwit, controllata da Telecom Italia che vuole cederne fino al 45%. Ma Ei Towers punta a stare sotto la soglia dell’Opa (30%). Da Cellnex è arrivata una proposta sull’intera quota che vale 2 miliardi, Mediobanca e Morgan Stanley pronte a finanziare. Offerte vincolanti attese a marzo. Una puntata fino a 2 miliardi per rilevare il 45% di Inwit e lanciare l’offerta pubblica obbligatoria sul 100% della controllata di Telecom Italia, che governa l’ossatura di 11.500 torri di trasmissione del segnale per la telefonia fissa e mobile. Ci lavora Cellnex, capofila delle infrastrutture per la telefonia che Abertis ha quotato un anno fa alla Bolsa di Madrid dove capitalizza circa 3,7 miliardi. Un quadro più chiaro si avrà solo dopo il 15 febbraio, giorno in cui in board di Telecom presenterà il preconsuntivo 2015 e il nuovo piano industriale. La proposta in arrivo da Barcellona dovrà confrontarsi con quella attesa da Ei Towers, partecipata al 40% da Mediaset, attiva nelle torri per il segnale televisivo che si è già cimentata nel tentativo di consolidare l’attività attraverso una fusione con Rai Way. Da quanto emerge, il gruppo avrebbe ipotizzato un premio superiore rispetto all’offerta di Cellnex. Ma con una differenza sostanziale. Ei Towers punterebbe infatti a una quota di Inwit inferiore al 30%, cioè sotto la soglia dell’Opa.

Affondo Il risultato? Telecom valorizzerebbe meglio le sue azioni ma si ritroverebbe ancora socio di riferimento di Inwit nella cui compagine, come aveva comunicato il board dell’operatore, vorrebbe scendere a una quota attorno al 15%. L’idea del board e dell’amministratore delegato Guido Barbieri è di provare a dare scacco agli spagnoli e spingere Telecom a pensare a uno schema diverso: incassare di più (la partecipata di Mediaset avrebbe valutato 5 euro l’azione di Inwit che a Piazza Affari quota appena sotto) e rimanere socio al 30% (il doppio di quanto ipotizzato). Ma il nuovo assetto potrebbe aprire le porte a scenari di aggregazioni anche di altri operatori per creare una piattaforma dalle spalle robuste, capace anche di partecipare al riassetto nelle torri in Europa. Al finanziamento (circa 900 milioni, già disponibili all’epoca della tentata aggrega-zione con Rai Way) lavoreranno Unicredit, JP Morgan e Bnp Paribas. Il fondo Providence per il momento gioca da solo.

Americani avari Poi in lista d’attesa c’è l’American Towers di Boston, dove il Ceo James Taiclet governa 100mila antenne. Conosce bene Telecom avendo già comprato le torri di Tim Brasile. Ma questa volta avrebbe messo sul tavolo un’offerta meno generosa rispetto agli altri contendenti. E che per ora appare ancora a bordo campo. Molto dipenderà dai contenuti del nuovo piano industriale che il gruppo presieduto da Giuseppe Recchi presenterà tra meno di un mese e su cui avrà voce in capitolo anche la francese Vivendi, azionista al 20%, che ora esprime nel consiglio Telecom quattro membri, tra cui il Ceo Arnaud de Puyfontaine. Abertis-Cellnex ha impostato l’offerta con una forte logica industriale e di remunerazione futura dei suoi azionisti. Secondo quanto emerge, l’aggregazione la più grande mai realizzata in Europa con Inwit porterebbe a una creazione di valore attorno ai 500 milioni. Il beneficio verrebbe dall’ottimizzazione del parco di infrastrutture e dal passaggio del segnale di ogni singola torre ad altri operatori, come appunto Wind le cui torri sono state rilevate un anno fa proprio da Cellnex in un’operazione da 693 milioni. Come dire che gli spagnoli ipotizzano per Inwit margini ancora più rotondi rispetto al 41% (ebitda sui ricavi) dei primi nove mesi. Il prezzo ipotizzato che riflette all’attuale corso di Borsa di Inwit guarderebbe al percorso fatto dalla tower company guidata da Oscar Cicchetti che a Telecom ha già fruttato 875 milioni con l’Ipo di giugno scorso.

Con questo schema è possibile che non tutti gli azionisti asset manager, fondi infrastrutturali aderiscano all’offerta, puntando a valorizzazioni successive, lasciando così Inwit quotata a Piazza Affari. Quanto alle munizioni, gli spagnoli hanno a disposizione gli 1,5 miliardi di liquidità incassata con l’Ipo di Cellnex. Mediobanca e Morgan Stanley, advisor incaricati da Barcellona per seguire l’operazione, non avrebbero certo difficoltà ad allestire un finanziamento fino a un miliardo. Peraltro la compagnia iberica non gioca da sola. In campo c’è il fondo F2i che, in minoranza, supporterebbe l’investimento. Il gruppo catalano ha molte ambizioni e soprattutto vuole approfittare del consolidamento che nascerà da aggregazioni nelle torri per le comunicazioni. Le occasioni sono fornite dai riassetti. In Francia, la fusione tra Orange e Bouygues porterà allo spin off delle antenne. E altre opportunità sono attese da Germania, Portogallo e Inghilterra. In Italia Cellnex assumerà a breve il molo di holding. Da una parte controllerà oltre agli asset già di proprietà anche quelli comprati da Wind (Galata), dall’altra ci sarebbe Inwit se l’operazione andasse in porto. La subholding italiana potrebbe diventare un polo aggregante di altre infrastrutture di comunicazione.

 

(Nella foto Giovanni Parapini)