Pubblicato il 14/12/2015, 13:35 | Scritto da La Redazione
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Televisione&Online Paradiso Italia. Perché tutti vogliono andare in onda – Anno 2016, Vodafone sbarca sulla piattaforma tv

Televisione&Online Paradiso Italia. Perché tutti vogliono andare in onda – Anno 2016, Vodafone sbarca sulla piattaforma tv
II mercato televisivo tricolore è il più competitivo in Europa. E per i nuovi arrivati ritagliarsi una fetta di pubblico non sarà semplice. L'offensiva di Netflix scatena la lotta delle reti per accaparrarsi i contenuti e il pubblico.

Rassegna stampa: CorriereEconomia, pagina 15, di Maria Elena Zanini.

Televisione & Online Paradiso Italia. Perché tutti vogliono andare in onda

II mercato televisivo tricolore è il più competitivo in Europa. E per i nuovi arrivati ritagliarsi una fetta di pubblico non sarà semplice. L’offensiva di Netflix scatena la lotta delle reti per accaparrarsi i contenuti e il pubblico. Per le serie nascono alleanze a sorpresa. Che cosa preparano Rai, Sky e Mediaset.

Cinquantacinque canali digitali gratis nel Regno Unito, 35 in Spagna e 28 in Francia. La Germania merita un discorso a parte dato che il conteggio è più complesso con canali satellitari in chiaro a livello nazionale e regionale inclusi in diverse combinazioni di offerte. Ma è in Italia il numero più alto: circa un centinaio di canali che offrono in ogni momento i contenuti più disparati, rendendo il mercato per le tv, da quelle tradizionali a quelle pay e online, uno dei più competitivi e attrattivi. Nonostante si parli di «morte della televisione» ormai da tempo, il pericolo è sempre stato scongiurato proprio grazie alla capacità dei media di rinnovarsi per riuscire a fronteggiare i nuovi competitor smart. Anzi, l’arrivo di nuovi protagonisti, come per esempio Netflix che ha debuttato a ottobre in Italia, più che mettere in crisi il mercato nostrano e internazionale, sta creando non poco fermento. La sfida non è sul piano del marketing. Netflix e Amazon Prime Instant Video, che nel Regno Unito hanno complessivamente oltre 4 milioni di iscritti, non investono in pubblicità per affermarsi. E al momento non ci sono dati che dimostrino che i consumatori inglesi prediligano Netflix o Amazon rispetto a servizi di pay tv più costosi, come ad esempio Sky che ha 12 milioni di iscritti, o Now-TV, il servizio di streaming low-cost di Sky.

La sfida semmai è sui contenuti e, di conseguenza, sulle produzioni. Per fare un confronto, basta semplicemente dire che Netflix ha prodotto serie ormai cult come House of Card e Orange is the new black. E, come del resto Amazon, ha una disponibilità di cassa tale da poter non solo produrre, ma pagare anche per i diritti di produzioni altrui, battendo le emittenti tradizionali come la Bbc che recentemente ha dovuto rinunciare a una serie su Elisabetta II perché «semplicemente non c’erano i soldi», ha commentato Danny Cohen, fino al mese scorso direttore della televisione della Bbc. Negli ultimi anni, sempre nel Regno Unito, il costo dei diritti per i migliori spettacoli (serie tv, ma non solo), è aumentato del 30-50%. Il che ha portato, tra le conseguenze, che le emittenti stanno investendo molto di più in programmi loro, cercando anche accordi di coproduzione per diluirne i costi. Una delle motivazioni che aveva spinto Sky lo scorso anno a portare nella sua galassia anche le pay tv Sky di Italia e Germania era stata proprio la volontà di dare maggior forza al mercato dei contenuti. Una sorta di alleanza per riuscire a rimanere competitivi in un mercato in continua evoluzione. Maggiore sarà il respiro internazionale dunque, maggiori saranno i vantaggi.

Altra questione che si sono trovate ad affrontare le emittenti, è se produrre contenuti anche o addirittura esclusivamente per Netflix o altre tv online. È il caso della Rai che tramite Rai Cinema ha prodotto con Cattleya la serie Suburra, dieci episodi che debutteranno su Netflix nel 2017 in tutti i Paesi in cui la tv creata dal californiano Reed Hastings è presente. Un progetto, quello della Rai, che s’inserisce nella piccola rivoluzione che sta portando avanti il direttore generale Antonio Campo dall’Orto che, durante un’audizione in Vigilanza, lo scorso mese, aveva chiarito che la Rai non aveva intenzione di «comprare diritti di prodotti stranieri», piuttosto l’intenzione è quella di valorizzare ciò che la Rai ha già, a livello di prodotti e contenuti su cui in alcuni casi possiede diritti, in altri li ha in condivisione. Una mole di 17mila contratti in tutto. Chi ha deciso di puntare sui contenuti nuovi già da qualche tempo è Sky che ha prodotto serie come Romanzo criminale e Gomorra (prodotta assieme a Cattleya, Fandango, che aveva prodotto anche il film, La7 e la tedesca Beta Film) uno dei pochi prodotti originali italiani che ha riscosso un enorme successo anche a livello mondiale. E che debutterà negli Stati Uniti grazie a Weinstein Company che ha acquistato i diritti per la trasmissione.

E ora si prepara a lanciare le due ultime produzioni seriali The Young Pope (scritta e diretta dal premio Oscar Paolo Sorrentino, lanciata da Sky Italia e diventata coproduzione Sky, Hbo, Canal+) e Diabolik con le scenografie curate dal premio Oscar Dante Ferretti, anche questa lanciata da Sky Italia, ora produzione gruppo Sky. Per un investimento complessivo, in Italia, di 40 milioni di euro. Un modello produzione-distribuzione simile a quello dell’americana Hbo, l’emittente televisiva statunitense che ha prodotto alcune tra le serie tv più famose al mondo come Sex and the City e Game of Thrones. Per Mediaset, che con la tv online Infinity fa diretta concorrenza a Netflix, il discorso è più complesso dal momento che nella galassia Mediaset rientrano i canali generalisti, digitali e la pay tv Mediaset Premium, oltre a web e radio. Tutte piattaforme che possono essere «nutrite» dai contenuti direttamente prodotti dal gruppo tramite la casa produttrice Taodue e distribuiti da Medusa. Ma Mediaset ha deciso di «sperimentare» nuove forme di coproduzione, come ha fatto ultimamente con il cartone animato Il piccolo principe, diretto da Mark Osborne, di cui ha acquistato il 100% dei diritti per l’Italia. Il film quindi passerà esclusivamente nelle televisioni Mediaset, dopo essere stato messo a disposizione dei clienti Infinity.

 

Rassegna stampa: CorriereEconomia, pagina 15, di M. E. Z.

Anno 2016, Vodafone sbarca sulla piattaforma tv

L’obiettivo è quello di arrivare a fornire al cliente i migliori contenuti con la migliore rete. Oltre a convincere gli utenti a passare dall’Adsl alla fibra. Per questo Vodafone ha deciso di mettere allo studio una nuova tv che verrà lanciata sul mercato italiano verosimilmente entro giugno 2016. Si tratta di una piattaforma che funziona tramite un set top box, una sorta di decoder con un ingresso per la fibra e uno per il digitale su cui vengono caricati i vari contenuti in Hd in streaming. Quella di Vodafone non è la prima tv in Italia creata da un operatore telefonico. Telecom nel 2009 aveva lanciato sul mercato Cubovision che nel maggio del 2014 ha subìto un processo di rebranding e rilancio diventando TIMvision. Tra i punti di forza dell’offerta targata Telecom, l’assenza di costi aggiuntivi legati al consumo di dati per chi ha un abbonamento Tim, dato che TlMvision è parte integrante del portafoglio 4G di Tim, cosa che Vodafone non offre. Da parte sua, Vodafone guidata in Italia da Aldo Bisio, può contare su un’efficiente rete distributiva (è il primo operatore per copertura 4G) ed è presente con la fibra in oltre 140 città.

Dietro il progetto della nuova tv c’è una strategia di accordi a livello nazionale e internazionale coni principali fornitoti di contenuti televisivi fruibili sia a casa che in mobilità. Questo grazie agli investimenti lanciati per potenziare la rete: con il «piano Spring» il gruppo ha raddoppiato gli investimenti in Italia con 3,6 miliardi in due anni per lo sviluppo delle reti e servizi a banda ultra larga mobile e fissa. Vodafone dunque può mettere a disposizione dei fornitori connettività e rete distributiva molto efficienti. È stato questo uno degli elementi determinanti che hanno portato Netflix lo scorso settembre a stringere una partnership con Vodafone. L’arrivo in Italia della Internet tv di Reed Hastings, dunque, non ha spostato gli equilibri nel settore, anzi, lo ha rafforzato e ha creato nuove opportunità. Per il momento si tratta di offerte promozionali (riduzione del costo dell’abbonamento o periodi di prova gratis) legate a sottoscrizioni di servizi. Stesso sistema che caratterizza anche gli accordi di partnership stretti da Vodafone con Infinity, Sky Online, Mediaset Premium, Chili, la piattaforma italiana di video on demand nata nel 2012 da uno spin off di Fastweb.

Ma con il lancio ufficiale della Vodafone Tv (per il momento in fase di rodaggio) l’obiettivo è quello di riunire in un unico contenitore, il set top box per l’appunto, i contenuti offerti dai vari fornitori non più con sottoscrizione di servizi, ma con un piano unico studiato ad hoc In corso ci sono trattative avanzate anche con i principali broadcaster tra cui Rai, Sky, Discovery e altri, in modo da fornire ai diversi segmenti di clientela la massuna scelta. Anche TlMvision sarebbe in fase di trattative con Chili e con la Rai. La nuova intesa durerebbe fino al 2017 e dovrebbe portare alla coproduzione dì miniserie ed alcune prime di film in anteprima. Per Vodafone, più che di accordi in esclusiva, si tratta di accaparrarsi i contenuti migliori da offrire poi sulla piattaforma. Il medesimo servizio verrà offerto anche nel Regno Unito dove dovrebbe sbarcare entro la fine del suo attuale esercizio finanziario, che termina il 31 marzo 2016. Al 30 settembre Vodafone, secondo i dati` ufficiali, contava 4 milioni di clienti 4G e garantiva la copertura 4G a oltre il 92% della popolazione, mentre per quanto riguarda i clienti m banda larga fissa sono arrivati a 1,9 milioni, con una crescita del 9% su un totale di 2,3 milioni di rete fissa. Ed è proprio qui che dovrebbe incidere l’arrivo della Vodafone Tv, per spingere ad una ulteriore integrazione fisso-mobile.