Pubblicato il 07/08/2017, 17:00 | Scritto da Tiziana Leone

Bevilacqua e Muciaccia: attenti a quei due versione Sereno Variabile

Bevilacqua e Muciaccia: attenti a quei due versione Sereno Variabile
Con l'ingresso di Muciaccia, che torna su Raidue, il programma subirà una forte trasformazione, in cerca di un pubblico giovane. Riuscirà nell'impresa il nostro storico eroe di Art Attack?

Dal 20 agosto e per tutta la prossima stagione televisiva Giovanni Muciaccia affiancherà Osvaldo Bevilacqua alla guida dello storico contenitore di Rai2. Un cambiamento epocale.

Tra un Fazio che guadagna i milioni, un Giletti che se ne va, un Sanremo che non torna e una Isoardi che folleggia, nessuno si è accorto di lui, del suo ritorno in Rai al fianco del conduttore più longevo della tv, lui, l’uomo con il tono di voce più improbabile del piccolo schermo pronto a fare da spalla all’uomo che dal 1979 ha percorso 2.912.950 chilometri in Italia e 13.950.000 chilometri in tutto il mondo per raccontare agli spettatori di Raidue tradizioni, usi, costumi del nostro universo. I due insospettabili nuovi compagni di viaggio, i nuovi Roger Moore e Tony Curtis del Belpaese, pronti a scovare nei più loschi anfratti della nostra cultura cose che in quasi 40 anni di tv nessuno ha ancora trovato sono Giovanni Muciaccia e Osvaldo Bevilacqua, dal 20 agosto insieme alla guida di Sereno Variabile.

Dove il sereno sarà Osvaldo e il variabile Giovanni. Non ho ancora capito se la notizia è che dopo 40 anni da solista Bevilacqua dovrà dividere il suo spazio con l’ex ragazzo che ha rovinato milioni di mamme, poi vi spiego perché, o invece che Muciaccia torna su Rai2 senza la colla vinilica in mano. Probabilmente entrambe. È chiaro che, unendo Don Chuck Castoro a Manny Tuttofare, Rai2 tenta l’impossibile, ovvero avvicinare il fantomatico e ricercatissimo pubblico giovane al secondo canale, se non fosse che l’impresa ha un che di impossibile a meno che non scelgano di cambiare titolo, quel Sereno variabile troppo antico persino per chiamarlo vintage.

Sarà Muciaccia, lanciato nell’immaginario collettivo grazie all’imitazione di Fiorello, ad avere in mano il timone della conduzione, mentre Bevilacqua resterà «una presenza sia come autore che in video con uno spazio nel quale darà voce alle persone cogliendo l’anima più profonda del nostro paese». Così riporta il comunicato del programma. Mentre il mentore parlerà all’anima del Paese, il pupillo girerà per strade, vicoli, paesi in cerca di storielle succulente, caciotte da assaggiare e sagre paesane da celebrare. Solo che stavolta, voi madri che avete passato i primi anni dei vostri figli in preda a continui attacchi di arte scatenati dall’incubo Art Attack, potrete dormire sonni tranquilli.

Potrete finalmente guardare serene il ragazzo col ciuffo che per anni vi ha costretto a replicare oggetti impossibili, costruendo armadi di cartapesta edificabili esclusivamente con gli shangai del delta del Chang Jiang, lampadari a forma di ippopotamo della valle del Luangwa con la faccia da coccodrillo che si illumina solo di notte, attaccapanni con il gancio a proboscide dell’elefante della salina di Dzanga Sangha, letti versione caravella di Cristoforo Colombo con tutti i rematori messi in fila, stanze da letto con colori cangianti che se le ridipingeva Picasso costava meno, lui che vi ha spinto a investire tutti i vostri guadagni in litri di colla vinilica, superata soltanto dall’avvento della colla a caldo, con conseguenti ustioni di terzo grado che in tempi passati erano concesse solo alla piastra per i capelli, ecco ora voi che avete pregato che tutto ciò finisse il prima possibile, nella speranza di ritrovare un’esistenza con una parvenza di umanità, il sabato pomeriggio potrete finalmente guardare Muciaccia senza alcun timore.

Tanto gli stessi figli a cui avete costruito tutti quello di cui sopra saranno rinchiusi in quella stessa stanza che nel frattempo hanno già ridipinto di nero, attaccando sulla porta il teschio con la scritta vietato entrare, se no morite tutti perché voglio stare sola, non mi va di fare i compiti, cioè, vabbè, no ti prego, bella raga, oddio che accollo. In effetti forse era meglio l’ippopotamo della valle del Luangwa.

Tiziana Leone

(nell’immagine, Giovanni Muciaccia)