Pubblicato il 20/10/2016, 11:35 | Scritto da La Redazione
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Mediaset-Vivendi: è guerra, si va in tribunale

Mediaset-Vivendi: è guerra, si va in tribunale
Parigi: “Premium non ci interessa più”. Il Biscione contrattacca: “Ci vediamo in tribunale”. Così Maddalena Camera sul quotidiano “Il Giornale”.

Guerra totale tra Mediaset e Vivendi

Rassegna stampa: Il Giornale, pagina 20, di Maddalena Camera.

Parigi: “Premium non ci interessa più”. Il Biscione contrattacca: “Ci vediamo in tribunale”.

Vivendi prova a rimescolare le carte nel tentativo di limitare i danni della causa avviata da Mediaset sul caso Premium. Ieri i francesi in un comunicato hanno infatti annunciato di non essere più interessati a trovare una soluzione amichevole per il riassetto della pay tv del Biscione. Il gruppo transalpino aveva firmato un accordo vincolante per l’acquisizione Premium lo scorso aprile. Mediaset, in realtà, aveva ormai da tempo capito che i francesi non avevano intenzione di intavolare una trattativa amichevole per trovare un accordo. E dunque la presa di posizione di Vivendi, che è anche il primo azionista di Telecom Italia con il 24,5%, non è stata una sorpresa. Anzi. Mediaset si è rafforzata nell’idea che la soluzione alla contesa potrà essere trovata soltanto in tribunale. Vivendi nel suo comunicato ha sostenuto di aver fatto di tutto per trovare un accordo alternativo. «Non è vero» ha subito ribattuto Mediaset nel suo comunicato «dal 25 luglio scorso, data del dietrofront sul contratto definitivo e vincolante firmato, non ci sono più contatti tra noi e Vivendi e non sono state cercate soluzioni alternative». Quanto ai riferimenti di Vivendi a «business plan irreali» Mediaset ha spiegato che «l’analisi dei risultati di Premium sono stati fatti prima della firma del contratto».

Vivendi, insomma, ha messo le mani avanti, dichiarando che «non può essere ritenuta responsabile dell’attuale situazione», forse per non pagare i 50 milioni al mese di danni chiesti da Mediaset. La società presieduta da Fedele Confalonieri e guidata da Pier Silvio Berlusconi ha poi aggiunto che le illazioni di Vivendi «sono ingerenze inappropriate sulle attività di una società quotata». Il gruppo guidato da Vincent Bollorè sostiene invece di aver avuto «un approccio costruttivo per risolvere la vicenda, mentre Mediaset ha iniziato una serie di azioni legali». Tra queste, la nuova istanza presentata il 12 ottobre che, secondo Parigi, mirerebbe a «intimidire» il gruppo chiedendo il sequestro del 3,5% del capitale. L’istanza sarà discussa l’8 novembre presso il tribunale di Milano. Molto prima dunque rispetto alla prima udienza, prevista il 21 marzo, della causa intentata da Mediaset per veder rispettato nella sua totalità l’accordo raggiunto ad aprile.

Certo è vero che i francesi avevano presentato un’altra proposta per Premium che manteneva l’impegno allo scambio azionario, ma con la prospettiva di salire al 15% del capitale di Mediaset in tre anni tramite un bond convertibile e, invece di acquistare il 100% della pay tv, si sarebbe fermata al 20%. Una proposta che sia Mediaset sia la sua controllante Fininvest avevano subito giudicato non perseguibile, avviando appunto l’azione legale che potrebbe costare a Vivendi fino a 1,8 miliardi. Senza contare che il rifiuto di Vivendi di dar corso all’accordo non ha permesso di imbastire una strategia a lungo termine per l’acquisto di nuovi contenuti per la pay tv Premium.

 

(Nelle foto le sedi Mediaset e Vivendi)