Pubblicato il 27/08/2016, 12:03 | Scritto da La Redazione
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Mediaset-Vivendi: sempre più lontani e i francesi calano in borsa

Mediaset-Vivendi: sempre più lontani e i francesi calano in borsa
La partita per Premium e le strategie sulla pay-tv. L’asse Milano-Parigi vive di comunicati stampa glaciali. Così Simone Filippetti su “Il Sole 24 Ore”.

Scontro Mediaset-Vivendi: ora l’accordo è più lontano

 

Rassegna stampa: Il Sole 24 Ore, pagina 21, di Simone Filippetti.

La partita per Premium e le strategie sulla pay-tv.

C’eravamo tanto amati. Silvio Berlusconi e Vincent Bolloré, un legame decennale. Amici importanti in comune, come l’uomo d’affari franco-tunisino Tarek Ben Ammar, cerniera tra banche, imprese e finanza. Affari in comune: a partire da Mediobanca, dove Bolloré è il dominus e la Finivest è azionista di peso e siede in consiglio (e nello stesso consiglio siede pure Ben Ammar medesimo). Ma ora è scoppiatala guerra dopo che il finanziere bretone, a inizio estate, ha mandato all’aria uno storico e recente accordo su Mediaset: Premium, la pay-tv del Biscione, frutto dell’abilità di Pier Silvio Berlusconi, che aveva portato a casa due risultati in un colpo solo: sistemare la traballante Premium (da anni in cerca di un partner industriale) e un’alleanza strategica tra Mediaset e Vivendi. L’«Affaire Premium» ha infiammato l’estate e ora sembrava che le acque si fossero calmate: sullo sfondo un possibile accordo tra Bolloré e Berlusconi per ricucire lo strappo.

Due giorni fa il cda di Vivendi che, secondo le attese del mercato, avrebbe ufficializzare il disgelo sul Caso Premium, ha invece creato una spaccatura ulteriore: da Parigi è arrivata una dichiarazione di guerra. I francesi hanno accusato ferocemente e senza mezzi termini Mediaset di aver toccato i numeri della pay tv. E la replica, altrettanto velenosa, degli italiani che hanno smentito le insinuazioni francesi. Un clima tesissimo, tutt’altro che favorevole a un entente Milano-Parigi. Già è partita una causa da 2 miliardi di euro contro Vivendi (solo come risarcimento, senza contare il danno economico), chiesti da Mediaset e Fininvest. Chi ha familiarità con la famiglia, racconta di un ex premier molto amareggiato per il voltafaccia dei francesi, coi quali a Cologno avevano già iniziato a lavorare per il palinsesto autunnale di Premium.

C’è molto anche di personale e di emotivo nella vicenda, oltre agli accordi firmati. La battaglia giudiziaria e le accuse non sono solo tattica negoziale per alzare (o abbassare) la posta. Si è consumata una vera rottura tra due degli uomini più potenti d’Europa. Sta di fatto, però, che una qualche intesa va trovata e che i due rivali si devono sedere a un tavolo. La tegola giudiziaria non favorisce nessuno: con un processo a Milano, i francesi rischiano che la giustizia italiana possa avere un occhio di favore per il gruppo di Cologno rispetto a uno straniero che non rispetta i contratti. Favoritismi o meno, i tempi della giustizia italiana sono tali che pure Berlusconi ha molto da perdere. Una causa civile significa 2-3 anni di attesa. E Premium non ha tutto questo tempo: a febbraio 2017, tra pochi mesi, si terrà l’asta per il nuovo triennio della Champions League. Scadono i diritti per trasmettere in esclusiva le partite della più prestigiosa competizione calcistica mondiale. Gli attuali diritti se li è accaparrati Mediaset 2 anni fa, svenandosi. Il blitz di Berlusconi rubò lo scettro a Sky (fino ad allora esclusivista della Champions), ma a un prezzo rivelatosi, col senno di poi, esagerato: 220 milioni l’anno mentre i ritorni sono stati finora molto più bassi delle attese. Nel 2015 Premium ha bruciato 85 millioni (con solo 3 mesi di Champions); ma nel 2016 primo anno intero di trasmissioni ha chiuso i primi sei mesi con un rosso di 60 milioni, che potrebbe salire a 100 a fine anno. Premium deve decidere la sua strategia: difficile farlo se gli azionisti litigano.

 

(Nelle foto le sedi di Mediaset e Vivendi)