Pubblicato il 15/10/2015, 14:30 | Scritto da Andrea Amato
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Audigate: riuscirà Auditel a partorire qualcosa di sensato in 15 giorni? La partita è politica, non industriale

Per la prima volta dal 1986, anno di inizio diffusione dei dati di ascolto televisivi da parte di Auditel, da oggi per due settimane è stato programmato un blackout. Il motivo è il cosiddetto Audigate: per un banalissimo errore sono stati diffusi i nomi delle famiglie campione, togliendo l’indispensabile velo di segretezza. Questa disattenzione ha però portato a galla, finalmente ci verrebbe da dire, il tema centrale che riguarda Auditel, ovvero l’inefficacia e la mancanza di modernità del sistema. Tutti elementi che noi di TvZoom denunciamo da anni. Annunciando questo stop di quindici giorni, Auditel fa sapere che: «Procederà nei prossimi mesi alla completa sostituzione dell’attuale campione, ma contemporaneamente proseguirà come previsto nel processo di allargamento del numero di famiglie per un totale di 15.600».

Già, perché a oggi le famiglie campione sono solo 5.700, che corrispondono a 14mila persone su un totale di 24,9 milioni di famiglie italiane. Il rapporto è una ogni 4.801. La raccolta dei dati avviene attraverso il meter, un congegno collegato alla tv, che riconosce il canale su cui si è sintonizzati, dopo però aver dichiarato chi è davanti allo schermo attraverso un telecomando: a ogni tasto corrisponde un componente della famiglia. I dati vengono elaborati durante la notte e comunicati il mattino. Ogni anno viene cambiato il 20% delle famiglie. Ma il problema di Auditel, secondo noi, non è certo il numero del campione, ma la sua composizione e soprattutto la tecnologia obsoleta. Negli Usa, infatti, le famiglie sono molte meno in proporzione: 19.642 su un totale di 116,1 milioni di famiglie. In Germania il panel è di 5.640 famiglie, su una popolazione di 35,8 milioni di famiglie; in Gran Bretagna 5.240 su 26,2 milioni; in Spagna 4.436 su 16,7 milioni e in Francia 4.215 su 26,7 milioni.

Ciò che manca in Italia, innanzitutto, è tutta quella parte di audience di chi non vede la televisione lineare, ma in on demand, o in mobilità (smartphone, tablet, pc). Temi che hanno portato veementemente dentro il consiglio di amministrazione di Auditel i nuovi soci di minoranza Sky Italia e Discovery. Da anni si chiede di modernizzare il sistema di rilevazione, per renderlo più attuale e coerente con le abitudini di consumo degli spettatori di oggi. Le tecnologie, poi, ormai permettono tempi brevissimi di realizzazione. Ovviamente questo processo viene osteggiato dagli editori tradizionali, Mediaset e Rai, che detengono anche la maggioranza di Auditel, nella speranza di mantenere la loro rendita di posizione. Se il duopolio RaiSet vuole mantenersi tale, la cosa che balza all’occhio di un osservatore qualunque è come invece gli investitori di pubblicità, ovvero quelli che ci mettono i soldi, Upa (Utenti pubblicità associati) in testa, non si siano ancora ribellati a gran voce. Insomma, in tempi di crisi gli investimenti si sono ridotti e quindi avere un metodo di rilevazione che certifichi nel migliore dei modi dove trovare il proprio target di riferimento, da colpire con la pubblicità, dovrebbe essere di primario interesse. E invece, incredibilmente, tutto tace. Uno dei soliti misteri italiani.

Nel laconico comunicato di ieri, Auditel ha dichiarato anche che «utilizzerà questo periodo per approfondire con il proprio comitato tecnico tutti gli aspetti metodologici con un’accurata serie di verifiche a tutela dell’impegno di trasparenza e affidabilità». Che vuol dire tutto e niente. Gli aspetti metodologici attuali e moderni ci sono e sono sotto gli occhi di tutti, ciò che manca è la volontà di modernizzarsi. Ma un mercato che muove ogni anno circa 4 miliardi di euro, forse, meriterebbe un po’ più di trasparenza e scientificità. È evidente che la partita è su un tema industriale, giocata sul tavolo della comunicazione, ma dalla grande valenza politica. Aspettiamo quindi di vedere Auditel cosa partorirà il 28 ottobre, data finora annunciata per la ripresa della diffusione pubblica dei dati d’ascolto.

 

twitter@AndreaAAmato

 

(Nella foto il logo Auditel)