Pubblicato il 19/12/2023, 13:01 | Scritto da La Redazione

Alberto Angela: “Non siamo noi che cambiamo, ma il mondo intorno a noi”

Alberto Angela: “Non siamo noi che cambiamo, ma il mondo intorno a noi”
Dalla Tour Eiffel agli Champs-Élysées alle stradine nel quartiere di Saint Germain des Prés alla magia di Versailles: Alberto Angela guida la 2 Cavalli e le lucidi Parigi illuminano sfondi da cartolina. «È un regalo che ci siamo fatti e che facciamo agli spettatori, quello di scoprire la città di notte: senza traffico e senza le code davanti ai musei». Così su Repubblica.

“Se penso al Natale rivedo quel trenino regalo di papà Piero”

La repubblica, di Silvia Fumarola, pag. 38

Dalla Tour Eiffel agli Champs-Élysées alle stradine nel quartiere di Saint Germain des Prés alla magia di Versailles: Alberto Angela guida la 2 Cavalli e le lucidi Parigi illuminano sfondi da cartolina. «È un regalo che ci siamo fatti e che facciamo agli spettatori, quello di scoprire la città di notte: senza traffico e senza le code davanti ai musei» racconta il divulgatore, protagonista della tv delle feste. Torna la sera di Natale su Rai 1 alle 21.25 con Stanotte a… (con Giancarlo Giannini nei panni del commissario Maigret che svela i segreti della città, Mika, Gianluigi Donnarumma, Lola Ponce che fa rivivere il musical di Cocciante, Notre-Dame de Paris) e il primo gennaio con Meraviglie d’Africa – Namibia, tra natura selvaggia, relitti tra le dune del deserto e i paesaggi che hanno incantato Kubrick.

Com’è questa Parigi notturna?

«Si rivela con le sue atmosfere, in tutta la sua bellezza, anche lungo la Senna che ha una velocità molto particolare, è una carezza sul cuore. È bellissimo passeggiare la sera, certo quando fa molto molto freddo no, ma quando cala il buio è diversa».

È la sua città.

«Sono nato a Parigi ma siamo andati via quando ero piccolissimo, non ricordo niente. Poi siamo stati quattro anni in Belgio. La prima parte della mia infanzia è stata in bianco e nero: non c’era mai il sole».

Come ricorda il suo Natale?

«Da bambino era il profumo dell’abete in casa, gli aghi dei rami si infilavano nei calzettoni di lana, le palle di vetro fragili che si rompevano e dovevi stare attento alle schegge. Essendo il più piccolo tutto mi sembrava grande: l’albero immenso, i regali enormi, i tavoli alti. Gli stessi che, quando cresci, ti arriveranno alle anche. Era come stare dentro una favola. Festeggiavamo il 24 sera».

Suo padre rispettava le tradizioni?

«Era il classico Natale, sì. Fino ai 5, 6 anni era incantato, intorno agli 8, credo, scoprii che Babbo Natale non esisteva. Però era tutto in sintonia, abitando al nord: con la neve, le slitte, quello classico da cartolina. Alcune volte tornavamo in Italia dai nonni. Ho avuto la fortuna di viverlo con l’emozione e poi quando ero piccolo non c’era tutto questo consumismo, non c’erano Internet e Amazon».

Si sente vintage?

«Posso dire che il mio era il Natale del 900, con le candele sul tavolo. Con mia sorella scartavamo i regali la mattina, non la sera. E ricordo ancora la curiosità, una gioia incredibile: che troveremo sotto l’albero?».

Suo padre Piero regalava microscopi, libri? (Ride).

«No, il trenino. La cosa più brutta è vedere al mercatino quello che ricevevi da bambino avvolto nella bambagia, perché è diventato un pezzo di modernariato. E tu con molta filosofia guardi e prosegui».

Ha provato la sensazione di essere diventato vecchio?

«Non siamo noi che cambiamo, ma il mondo intorno a noi. Uno non invecchia mai. Consiglio di avere gli stessi occhi sognanti, per non perdere l’incanto natalizio».

Sembra facile. «Ci si pub riuscire».

In questa notte parigina fa molte tappe: le più emozionanti?

«Quella al Museo di Storia naturale, con le balene e una scenografia da Giulio Verne, per ricordare che Parigi è la capitale dell’Illuminismo e del pensiero scientifico. Poi il bellissimo museo Rodin, con i vari bozzetti del famoso bacio, dentro una teca vedi quello in argilla. È diverso: le labbra non si toccano, la mano non è sulla coscia, ma percepisci l’emozione, il desiderio, prima che tutto accada».
(Continua su La repubblica)

 

 

 

 

 

(Nella foto Alberto Angela)