Pubblicato il 29/11/2023, 13:01 | Scritto da La Redazione
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Per la Rai è sempre peggio

Per la Rai è sempre peggio
II taglio del canone in bolletta crea problemi ai vertici della televisione pubblica per la digitalizzazione e la transizione a media company. Intanto, il calo degli ascolti e la confusione dei programmi fanno prevedere una nuova riorganizzazione dei Generi. Così su Prima Comunicazione.

Povera Rai, poveri noi

Prima Comunicazione, di Anna Rotili, pag. 29

Una sforbiciata di 20 euro di canone nella bolletta elettrica: che conseguenze avrà per il futuro della Rai il taglio imposto da Matteo Salvini e avallato da Giorgia Meloni, all’insaputa dell’amministratore delegato Roberto Sergio e del direttore generale Giampaolo Rossi, che sono stati informati da Palazzo Chigi a cose fatte? Pensare che solo due giorni prima che uscisse la notizia, durante il convegno dell’Apa che si è svolto al Mia, Rossi aveva sottolineato l’impegno per rimettere nelle casse della Rai i 110 milioni dell’extragettito: cifra che sarebbe servita a portare avanti la digitalizzazione dell’azienda e a spingere l’audiovisivo. Niente da fare: nell’articolo 8 della Manovra di bilancio si legge che la misura del canone è rideterminata in 70 euro per il 2024. Ciò che viene tolto dovrebbe essere compensato da un contributo di 430mi1a curo, da erogare in tre tranche nel corso dell’anno. Questo nel prossimo anno. Dopo? Chissà. Due (almeno) gli inconvenienti di questa soluzione, sottolineano in Rai: il fatto che si istituisce un modello ibrido e che il ricorso, seppure parziale, alla fiscalità generale accentua l’incertezza sulle risorse, ponendo seri vincoli alla pianificazione delle attività. E questo proprio mentre l’azienda è chiamata a fare importanti investimenti per la transizione a media company. Intanto, secondo calcoli aziendali, alla televisione pubblica verranno a mancare 20 milioni di ricavi totali di canone e pubblicità del 2023.

Ma un’azienda con un indebitamento di oltre 600 milioni e un conto economico dall’equilibrio molto fragile come può sopravvivere riducendo così le entrate? Dovrà ridurre i costi, soprattutto quelli relativi al prodotto. Inoltre, ipotizzano a Viale Mazzini, bisognerà probabilmente dismettere immobili e cedere quote di Rai Way. Per la verità, questa perseguita dalla manovra non è solo una scelta italiana: altri Paesi in Europa, come la Francia, stanno iniziando a caricare il canone sulla fiscalità generale. Per questo il tentativo di Sergio e Rossi è ora quello di recuperare, lavorando ai fianchi del ministro del Mef Giancarlo Giorgetti, che è l’editore della Rai, e di altri esponenti della maggioranza favore Roberto Sergio (a sinistra) con Giampaolo Rossi; Giancarlo Giorgetti (foto Ansa). voli all’azienda, almeno i 20 milioni che mancano all’appello. La strada più semplice sarebbe alzare il contributo compensativo di 430 milioni, ma fino al maxi emendamento della Finanziaria (atteso nella prima decade di dicembre) non si saprà nulla. Intanto, sulla base delle risorse effettivamente disponibili, si sta preparando il piano industriale, che sarà portato in Cda, di riduzione dei costi e una soglia minima di investimenti. La mossa sul canone ha creato problemi anche al sottosegretario all’Informazione e all’editoria Alberto Barachini, che sta lavorando a costituire un Fondo per il pluralismo in cui far confluire i finanziamenti all’editoria, dal momento che l’extragettito del canone in parte a loro destinato non esisterà più.
(Continua su Prima Comunicazione)