Pubblicato il 10/11/2023, 19:04 | Scritto da La Redazione

Francesco Salvi: Drive-In, il mio spartiacque

Francesco Salvi: Drive-In, il mio spartiacque
Tormentoni non sense, canzoni demenziali di successo, pubblicità inventate, Francesco Salvi è stato una star comica degli anni 8o — Drive In e MegaSalviShow su tutti — con la sua ironia asimmetrica, lo sguardo dispari e trasversale. Così la sua intervista sul Corriere della Sera.

«Quando rubai un’autoradio fuori dagli studi di Drive In Faletti mi lasciò senza sketch, a salvarmi fu un camionista»

Corriere della Sera, di Renato Franco, pag. 31

Tormentoni non sense («saluto tutti tranne che a illo, perché illo ha fatto appelloso»), canzoni demenziali di successo («c’è da spostare una macchina, è un diesel»), pubblicità inventate («l’amaro Qualunque, l’amaro per l’uomo inutile»), Francesco Salvi è stato una star comica degli anni 8o — Drive In e MegaSalviShow su tutti — con la sua ironia asimmetrica, lo sguardo dispari e trasversale. Quanto di più vicino a un folle. Nato a Luino, un posto che non offre niente, «per questo ci sono mille pulsioni che ti spingono ad andare via».

Chi era «illo»?

«Mio fratello non voleva saperne del latino, mia madre lo ripeteva con lui ogni giorno, i11e ilia illud, ma lui si ricordava solo l’ablativo, illo. Così inventavamo un gergo che diventava segreto nel nostro giro di amici. Per dare forza a una frase poi bisogna mettere sempre un’eccezione, quindi saluto tutto tranne che a illo».

Tutti pazzi in famiglia?

«Una certa follia positiva è sempre albergata in casa. Mio papà era avvocato, era particolare, era uno dei pochi uomini italiani che non guidava, faceva guidare mia mamma senza meta e ci trovavamo sempre spersi in Paesi stranieri senza permessi di soggiorno; in Svizzera o in Austria, era epico. Poi non voleva mai far benzina, secondo lui la macchina andava lo stesso e così rimanevamo fermi in mezzo alla campagna. Quanti weekend abbiamo passato io e mio fratello a spingere l’auto».

È nata da lì «C’è da spostare una macchina»?

«Forse in modo inconscio… Anni dopo mi trovai a dover fare la sigla musicale al MegaSalvi, eravamo nel garage di una villetta a Vimodrone quando arriva il tipo del piano di sopra incazzato: C’è da spostare una macchina che non posso entrare!».

E un diesel?

«Avevo appena cambiato macchina, avevo preso un diesel che allora era la cosa più figa che c’era, io giravo mezza Italia e spendevo la metà. All’epoca non serviva nemmeno dire la marca, dicevi solo: mi son fatto il diesel. Al tipo del piano di sopra chiesi se era un diesel per sapere se era la mia. Ma detto così faceva ridere».

Tutto nasceva sempre dall’improvvisazione?

«Guardavo quello che mi succedeva intorno e lo esasperavo. Mi colpivano i nomi strani abbinati a una presenza particolare. Ad esempio c’era questo Petese, un tipo alto uno ego che solo di fronte era cusa e imposizione, lo usavamo per mettere a tacere ogni discussione: Petese!».

Al «MegaSalvi» giocava da solista, ma il primo successo arrivò a «Drive In», due anni irripetibili, 1985-1987.

«Drive In è stato uno spartiacque, una parodia dell’America, con le ragazze appariscenti, con il costumino a stelle e strisce, le moto, questa comicità veloce. Un programma di rottura, perché allora la tv era leggermente avanti rispetto al pubblico, ma il pubblico poi ti seguiva».

Un successo strepitoso…

«Già due giorni dopo essere andato in onda feci una serata e mi pagarono 10 volte di più rispetto alla volta precedente. Un milione di lire negli anni Ottanta. Un botto».

Tanti comici, come lei, arrivavano dal Derby, il locale milanese del cabaret.

«Eravamo tutti semidisperati. Ricordo una foto con Beppe Viola, Jannacci, Aba-tantuono, Porcaro, Mauro Di Francesco e Faletti a presentare un programma che non esi-steva, che forse avremmo fatto. Jannacci per rincuorarci diceva: dopo ti spiego, ma tanto quando parlava lui non si capiva niente».

Il primo che ha conosciuto era Abatantuono. Cosa ricorda di quei tempi?

«I capelli. Tutti avevano tanti capelli».
(Continua sul Corriere della Sera)

 

 

 

 

 

 

(Nella foto Francesco Salvi)