Pubblicato il 03/11/2023, 15:01 | Scritto da La Redazione
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Che futuro per Mediaset?

Che futuro per Mediaset?
Ecco dov'era finita l'opposizione. A Cologno Monzese. Le mappe politiche non hanno segnalato nulla per un anno di governo. Calma. Buio. Noia. Adesso indicano proprio Cologno Monzese, quel valido esperimento di socialismo reale che è Viale Europa, la torre di cemento armato di Mediaset con una corona di luci. Così su L'Espresso.

L’opposizione? É a Cologno Monzese

L’Espresso, pag. 20

Ecco dov’era finita l’opposizione. A Cologno Monzese. Le mappe politiche non hanno segnalato nulla per un anno di governo. Calma. Buio. Noia. Adesso indicano proprio Cologno Monzese, quel valido esperimento di socialismo reale che è Viale Europa, la torre di cemento armato di Mediaset con una corona di luci. Chi l’avrebbe mai detto. Bisogna andarci a Cologno Monzese per un confronto franco col tempo. La nebbia impastata con la pioggia è la migliore accoglienza. C’è parecchia nostalgia degli anni non vissuti. Per il francese Charles Baudelaire era la malinconia, una sindrome delle epoche d’oro. Qui ce n’è stata una e sembrava non dovesse finire più con le sue parole, le sue opere, le sue omissioni e soprattutto i suoi conflitti di ogni tipo, e invece è finita una mattina presto di giugno. La morte di Silvio Berlusconi è stata l’atto di nascita di una seconda Mediaset. Il primogenito maschio Pier Silvio Berlusconi, classe ’69, è diventato di colpo adulto. Non più soltanto il figlio che armeggia la televisione regalata dal padre sotto la stretta sorveglianza di scafati Marco Giordani o Fedele Confalonieri: se la televisione si scassa, oggi chi l’aggiusta? «Non saremo i nuovi Agnelli è un titolo che può funzionare», ammicca un alto dirigente Mediaset di riconosciuto acume. Pier Silvio è davvero convinto di meritare un ruolo determinante in azienda e non una parte per desiderio testamentario. E lo vuole dimostrare. Appena il padre s’è congedato per sempre, Pier Silvio ha insediato il suo regno. Il discorso ai dipendenti ne fu l’epitome. È in azienda da oltre vent’anni e amministratore delegato da quasi dieci, certo, ma il terminale politico e il curatore estetico – ancora chiamava per suggerire le pettinature di conduttori e conduttrici – era indiscutibilmente Silvio. Ci siamo, pazienza. Arriva pure il momento di Andrea Giambruno. Insomma, per dirla brutalmente, a Pier Silvio non frega niente, spiritualmente ragionando, né del governo di Giorgia Meloni né dei congressi di Forza Italia. Le pretese della coalizione di centrodestra di un trattamento speciale a Mediaset – a meno che non siano funzionali al benessere aziendale, ovvio, mica sono scemi – possono essere respinte. L

‘informazione del Biscione ha una struttura identitaria di destra, è la sua koinè culturale, e ciò si riflette nei palinsesti, a gradazione diversa, ma l’ingaggio di Bianca Berlinguer e le trattative per altri giornalisti nominalmente di sinistra sono una strategia di Pier Silvio: allargarsi, uscire dalla tana. «La nostra capacità lobbistica non è stata limitata al centrodestra amico, lo scorso secolo è giunta simbolicamente al centrosinistra nemico», ammicca ancora l’alto dirigente Mediaset di riconosciuto acume riferendosi alla visita di Massimo D’Alema che aprì la stagione dei grandi mescolamenti e rimescolamenti oppure, se preferite, dei placidi “inciuci”. La parabola di Cologno Monzese attualizzata: cari politici del governo, Mediaset non è casa vostra. In tema di case: dove Giambruno? Vabbè, ne parliamo. In questo contesto il programma a Giambruno fu un omaggio di Silvio Berlusconi a Giorgia Meloni, un suo modo (ambiguo?) di riconoscere l’alleanza politica di Giorgia e le aspirazioni professionali di Andrea, un conflitto di interessi pensato dal produttore seriale di conflitti di interessi, un qualcosa di storto che altrimenti non sarebbe mai successo. II frutto Giambruno sarebbe caduto col tempo – come premesso a Cologno Monzese è in corso un confronto franco col tempo – e nessuno se stupito dei fuorionda di “Striscia la notizia” e però tutti da Pier Silvio in giù hanno apprezzato le dichiarazioni di Antonio Ricci che ha rivendicato la sua sacra indipendenza e scagionato lo stesso Pier Silvio da qualsiasi forma di responsabilità. E di obliqua macchinazione. A tal punto che in Mediaset si sentono seccati dalle minacce di ritorsioni trapelate nei retroscena e si domandano: Meloni le approva? Giambruno non viene considerato un incidente col governo, ma un evento atmosferico prevedibile come la pioggia a novembre (d’altronde a chiunque erano note le sue intemperanze verbali e l’inchiesta interna, aperta alle testimonianze dei colleghi, ha appurato che non ci fossero i profili per il licenziamento, tant’è che l’ex fidanzato/compagno d’Italia riprende a lavorare in redazione). Il vero incidente col governo, un rumoroso tamponamento, ossia molto fastidioso, è stata la tassa sui profitti delle banche che mozzava gli utili di Fininvest provenienti dalla partecipazione in Mediolanum.
(Continua su L’Espresso)