Pubblicato il 03/11/2023, 13:01 | Scritto da La Redazione
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Rai, si vende: fuori tutto!

Rai, si vende: fuori tutto!
È stato il teatro che più ha segnato la storia della televisione italiana, da Canzonissima a Studio Uno, da Fantastico a Domenica in. Da qui sono passati tutti: Pippo Baudo, Corrado, Mike Bongiorno, Raffaella Carrà, Renzo Arbore, Fabrizio Frizzi, Carlo Conti, solo per dirne alcuni. Così su Il Fatto Quotidiano.

Rosso Rai, nel piano svendita finisce il Teatro delle Vittorie

Il Fatto Quotidiano, di Gianluca Roselli, pag. 11

È stato il teatro che più ha segnato la storia della televisione italiana, da Canzonissima a Studio Uno, da Fantastico a Domenica in. Da qui sono passati tutti: Pippo Baudo, Corrado, Mike Bongiorno, Raffaella Carrà, Renzo Arbore, Fabrizio Frizzi, Carlo Conti, solo per dirne alcuni. E di programmi ancora se ne realizzano. Ora invece la Rai sta pensando di vendere il Teatro delle Vittorie. Secondo alcuni la decisione è già presa, per altri si sta ancora riflettendo, ma la questione è sul tavolo: il Teatro delle Vittorie è nell’elenco delle dismissioni della tv pubblica, insieme ad altri beni immobili posseduti da Viale Mazzini. Come la sede Rai di Venezia, il meraviglioso Palazzo Labia che contiene affreschi del Tiepolo e viene affittato per i balli in maschera durante il Carnevale, su cui s’è già tenuta un’asta, andata però deserta. O una parte della sede di Firenze, in largo De Gasperi, che da tempo non viene utilizzata. O Corso Sempione a Milano, quando avverrà il trasloco che porterà la Rai lombarda al Portello.

IL TEATRO delle Vittorie però fa più scalpore, coni suoi 5.553 metri quadri a due passi da Viale Mazzini, che sul mercato immobiliare varrebbero svariati milioni di euro che, in questo momento, farebbero molto comodo alle casse dell’azienda. Che a breve dovranno sopportare un’altra grossa spesa: l’affitto di un palazzo nel centro di Roma ove far traslocare il migliaio di dipendenti della sede centrale di Viale Mazzini che dovrà essere bonificata dall’amianto. L’operazione durerà tre anni per un costo stimato di 90 milioni. In più c’è il calo del canone, da 90 a 70 euro, che passerà da un gettito incamerato di 1,7 miliardi a 1,2. Mezzo miliardo in meno che non sarà mai recuperato totalmente dai denari in arrivo dalla fiscalità generale (si parla alla fine di almeno 100 milioni in meno). Ricordiamo che la Rai ha chiuso il 2022 con un risultato di pareggio, a fronte però di una posizione finanziaria negativa di 580 milioni, ma che ora si prevede possa salire a 650 milioni entro il 31 dicembre. In più mettiamoci pure che, a fronte della crisi degli ascolti (specialmente in prime time), per la seconda metà della stagione televisiva potrebbe esserci pure un calo degli introiti pubblicitari, nonostante l’intenzione di alzare il tetto di un punto, come qualcuno ha ventilato durante l’ultimo consiglio di amministrazione.
(Continua su Il Fatto Quotidiano)