Pubblicato il 13/10/2023, 19:01 | Scritto da La Redazione

Antonio Ricci: “Striscia? Un buon modo per non annoiarmi”

Antonio Ricci: “Striscia? Un buon modo per non annoiarmi”
«Io ho sempre problemi con l'azienda. Ho stipulato un patto con Silvio Berlusconi che resiste anche con Pier Silvio: in trasmissione sono libero, ma i danni sono a carico mio. In ogni caso io non ho esclusive con nessuno, mai avute». Così la sua intervista Fabrizio Biasin su Libero.

«La mia vita tra Silvio, Grillo e il coro di Cl»

Libero, di Fabrizio Biasin, pag. 1-20

Dottor Ricci, prima i convenevoli: ci diamo del tu o del lei?

«Del tu, dai».

Non ti sei rotto le balle di fare Striscia?

«No, perché sono curioso. Striscia mi permette di soddisfare quotidianamente la mia l’intervista curiosità, di sfogarmi e di fare casino. È un buon modo per non annoiarmi».

…E per massacrare all’occorrenza questo e quello. Ti ha querelato chiunque.

«Siamo a quota 400 querele, più o meno».

Alla faccia. Quante perse?

«Nessuna. Anzi, una. Sono stato condannato per colpa di un fuori onda di Vattimo, ma poi ho fatto ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo e ho vinto. La cosa bella era la scritta sull’atto: “Antonio Ricci contro lo Stato italiano”, che soddisfazione».

Ci vuole coraggio.

«Io la chiamo incoscienza».

Ma non hai mai paura di “finire male” con una di queste cause? Io sarei terrorizzato.

«Non ho mai avuto paura. Io le paure le affronto. Sai di cosa avevo paura da bambino?».

Dimmi.

«Del vuoto. Era una cosa che mi spaventava tremendamente. E allora ho cominciato a scavalcare i cornicioni e a saltare qua e là».

Tipo parkour praticamente.

«All’epoca non esisteva ancora».

Hai inventato anche quello.

«Spero di no. Qualche anno fa avevo delle rogne con Emilio Fede. Un giorno lo vedo a Milano 2, era in piazza. Io ero all’ultimo piano di un residence mansardato. Per impressionarlo sono uscito sul davanzale della mansarda e dal tetto mi sono messo a fissarlo. Poi ho realizzato che le tegole eran viscide e ho pensato che morire per Emilio Fede sarebbe stato imperdonabile. Sono rientrato».

Sei mai stato “dentro” al Gabibbo?

«Ma sei matto? E un ricettacolo di acari, forme di vita brutte, malattie, morbi, cose orrende».

Però gli vuoi bene.

«No, lo odio, lo detesto, mi fa schifo».

Anche la d’Urso non ha voluto accettare il tuo invito ad entrare e fare una sorpresa alla prima puntata.

«Non poteva. Mi ha detto che deve risolvere le sue questioni con l’azienda».

Tu non hai mai problemi con l’azienda, fai un po’ quello che vuoi.

«Io ho sempre problemi con l’azienda. Ho stipulato un patto con Silvio Berlusconi che resiste anche con Pier Silvio: in trasmissione sono libero, ma i danni sono a carico mio. In ogni caso io non ho esclusive con nessuno, mai avute».

E un buon patto in effetti. Col Berlusca sei sempre andato d’accordo?

«Ma va, abbiamo litigato eccome».

Tipo?

«C’era questa trasmissione, Matrioska, doveva essere una cosa innovativa, a presentare ci avevo messo un venditore marocchino di quelli che commerciano tappeti. Nella mia mente doveva rappresentare Pippo Baudo. Era uno molto sveglio. Poi c’erano Moana Pozzi, Silvio Orlando, Sabina Guzzanti… Mi ero inventato questa cosa dei cori, tra gli altri quello di un gruppo di giovani di Comunione e Liberazione. Li faccio arrivare e loro pensano di partecipare a un programma, boh, etnico».

Grave errore!

«Non so perché ma io mi immaginavo ‘sto gruppo di ragazzi che venivano con la corriera da Rimini e cantavano le canzoni della chiesa tutti insieme con un prete…».

…E invece?

«E invece erano tutti figli di potenti, avvocati, notai… Il capo ufficio stampa dell’epoca era uno di Cielle, li informa che la mia è una trasmissione con Moana nuda e altre cose e questi mandano un Articolo 700, una diffida per bloccare la messa in onda».

Quando entra in scena il Cavaliere?

«Mi convoca nel suo ufficio e mi chiede se ho la liberatoria del coro, se no devo toglierlo. Io ovviamente gli dico di no. E allora lui mi dice “Allora ti blocco la messa in onda, se tu fai il ladro io non posso reggerti il sacco”. Me ne vado».

Azz… E poi?

«I giornali si sbizzarriscono. Repubblica, invece che i brufolosi di Cielle, mette in prima pagina Moana e lo Scrondo, mica scemi, e fanno intendere che la trasmissione non va in onda per colpa loro. Balla. Io allora decido di bloccare il Drive In, ma prima mando in onda un’edizione ridotta nella quale D’Angelo in versione Sandra Milo picchia i Piccoli Fan di Formigoni e Berlusconi. Insomma, esplode un casino. E Berlusconi, dopo aver ascoltato una delegazione formata da D’Angelo, Greggio e il regista Recchia, capisce che senza di me non si riesce ad andare avanti ed è costretto a riconvocarmi».

La resa dei conti…

«Entro e mi accomodo nel suo studiolo. Lui mi raggiunge, prende un ferma porte di ferro, di quelli pesantissimi. Mi dice “adesso ti spacco la testa perché voglio vedere cosa c’è dentro”. Allora afferro un tagliacarte e gli dico “e io ti faccio il vestito da prete!” che in gergo malavitoso vuol dire “ti apro dall’ombelico alla gola!”. Ci guardiamo in cagnesco e… Esplodiamo in una risata. Alla fine ho fatto l’Araba Fenice… E ho messo il coro di Comunione e Liberazione!».

Alla fine vinci sempre tu.

«Ma di nascosto, l’ho messo in sigla suonata al contrario come una musica satanica». Beh dai, su qualcosa ti sarai pure arreso. Dimmi un conduttore che vorresti e non sei riuscito a portare a Striscia. «Fiorello, è il numero uno, ha una marcia in più».

Mai provato l’approccio?

«Eccome, anzi mi ha pure detto di sì solo che Confalonieri ha fatto saltare tutto».

In che senso.

«Mi accordo segretamente con Fiorello che all’epoca aveva il suo programma a Sky. Avevamo già preparato il copione, Staffelli sarebbe stato l’altro conduttore e siamo d’accordo su tutto, mi dice che finito l’impegno con Sky verrà da me».

E poi?

«Succede che il programma Sky non fa grandi ascolti, ma era logico che fosse così, più del numero degli abbonati era impossibile. Il buon Confalonieri, come Pier Silvio, non sapeva del mio patto con Fiorello e un giorno fa una battuta sui suoi ascolti che Fiore non digerisce».
(Continua su Libero)

 

 

 

 

 

(Nella foto Antonio Ricci)