Pubblicato il 14/07/2023, 17:01 | Scritto da La Redazione

Maurizio Mannoni: Non sono mai stato un giornalista divisivo

Maurizio Mannoni: Non sono mai stato un giornalista divisivo
«Lineanotte, il racconto della giornata». Per quindici anni, intorno a mezzanotte, oltre mezzo milione di persone hanno scelto di affidarsi alla voce rassicurante, ai toni morbidi, ai commenti sul filo dell'ironia di Maurizio Mannoni, volto storico del Tg3 che a fine giugno ha salutato il pubblico con un messaggio a metà fra il commosso e il commiato. Così su Il Venerdì di Repubblica.

MANNONI CONFIDENTIAL

Il Venerdì di Repubblica, di Giovanna Vitale, pag. 48

«Lineanotte, il racconto della giornata». Per quindici anni, intorno a mezzanotte, oltre mezzo milione di persone hanno scelto di affidarsi alla voce rassicurante, ai toni morbidi, ai commenti sul filo dell’ironia di Maurizio Mannoni, volto storico del Tg3 che a fine giugno – dopo aver promesso a Giovanna Botteri che avrebbe messo al sicuro il gong – ha salutato il pubblico con un messaggio a metà fra il commosso e il commiato: «Io e Patrizia (Senatore, ndr) ce ne andiamo in… vacanza, diciamo. Dopodiché vediamo, non lo so… Magari qualcosa succederà, o forse nulla. In ogni caso è stato bello percorrere questa lunga strada». Parole che hanno messo in allarme gli aficionado e scatenato i giornali, che hanno subito titolato sul suo addio alla Rai. Ma è davvero così? Davvero il giornalista spezzino, classe 1957, interista sfegatato, tre figli e nonno di due nipotini, lascia la popolarissima striscia in terza serata con la quale ha pure conquistato un cameo in Habemus papam di Nanni Moretti?

Allora è vero? Non ti rivedremo più in video?

«Io farei molto volentieri un’ultima stagione prima di andare in pensione, l’anno prossimo; però ho un problema di ferie arretrate che ho chiesto all’ azienda di poter risolvere. Ho parlato con l’ad Roberto Sergio, mi ha detto che ci proverà».

Altrimenti?

«Altrimenti dovrò inventarmi un’altra Lineallotte da qualche altra parte, magari sui social. La passione per il giornalismo è ancora forte e non ritengo maturo il tempo del riposo».

A proposito di social, il pubblico non l’ha presa bene, ha inondato la rete di post accorati.

«Mah, guarda, io non sono mai stato un giornalista divisivo, al contrario di tanti colleghi delTg3, sebbene le mie idee fossero ben identificabili. Uno stile che ho cercato di trasferire al programma, forse apprezzato perché si è sempre distinto dagli altri, fatti per lo più di risse e toni urlati. È stato reputato una nota di merito».

Maurizio Crozza su Nove ne ha però fatto una parodia, alludendo al tuo ritmo soporifero. Ti ha chiamato “Mannoioni”. Offeso?

«Macché, mi ha fatto ridere, ma anche colpito perché lui ha la capacità di tirar fuori il ridicolo che c’è in noi. Vedere tutti i miei tic mi ha impressionato. Comunque io e Giovanna (Botteri, ndr) ci siamo molto divertiti».

Sei figlio d’arte.

«Sì. Mio padre Ugo lavorava nel mitico quotidiano di Roma Paese Sera. Poi, quando a metà degli anni 70 venne avviata una piccola tv locale, emanazione di Paese Sera, cominciai lì. Era una fase pionieristica della televisione, ne ho un ricordo struggente».

Poi, l’approdo in Rai.

«Quando nacquero la terza rete di Angelo Guglielmi e ilTg di Sandro Curzi ci fu una grande infornata di giornalisti. La mia fortuna fu aver fatto la tv privata, iniziai subito a condurre, era il 1986».

Nel frattempo ci sono stati altri programmi.

«Ultimo minuto, il sabato sera su Rai3, si occupava di salvataggi, i bimbi ne andavano pazzi. Poi la rubrica Primo piano, antesignana di LineaNotte. E Samarcanda: facevo i collegamenti dalle piazze. Ricordo quella straordinaria di Capo d’Orlando, durante la famosa staffetta tra Santoro e Costanzo per Libero Grassi. Portammo in piazza tutta la città contro il pizzo. A quel tempo era una cosa clamorosa».

Una serata speciale a reti unificate con Canale5, era il 1991, ascolti record e polemiche feroci. Poi però accade qualcosa.

«Sei mesi dopo uccisero Salvo Lima e noi mettemmo in piedi un collegamento fra mille difficoltà perché tentarono di farci terra bruciata intorno. Alla fine trovammo un posto sul lungomare, vennero tanti ragazzi palermitani che in sostanza ci dissero: “Condanniamo l’omicidio, ma non potete chiederci di piangere Lima”.Tanto bastò a far chiudere Samarcanda».

Infine, l’avventura di LineaNotte.

«Nel 2008 si decise di accorpare il Tg3 Mezzasera con Primo piano e di aprire uno spazio di approfondimento in seconda serata che prima non c’era: il direttore di allora, Nino Rizzo Nervo, mi chiese se fossi disponibile. È un format che ci siamo dovuti inventare: per quanto incredibile, allora quella fascia oraria era occupata soltanto da Vespa, che però faceva una roba diversa, un talk tutto politico, spesso registrato».
(Continua su Il Venerdì di Repubblica)

 

 

 

 

 

(Nella foto Maurizio Mannoni)