Pubblicato il 26/06/2023, 17:04 | Scritto da La Redazione

É finita l’età dell’oro per lo streaming?

É finita l’età dell’oro per lo streaming?
Abbiamo cercato di tagliare la «corda», cioè la connessione alle reti tv a pagamento. Ma siamo finiti impigliati in una più fitta rete di servizi da cui ora cerchiamo di distrarci perché non abbiamo voglia di seguirli e pagarli come prima. Così Maria Teresa Cometto su L'Economia del Corriere della Sera.

I dolori dei re di streaming, per guarire spot e tagli

L’Economia del Corriere della Sera, di Maria Teresa Cometto, pag. 17

Abbiamo cercato di tagliare la «corda», cioè la connessione alle reti tv a pagamento. Ma siamo finiti impigliati in una più fitta rete di servizi da cui ora cerchiamo di distrarci perché non abbiamo voglia di seguirli e pagarli come prima. É l’umore sempre più diffuso fra gli utenti dei servizi di Streaming Video on Demand (Svdo) negli Stati Uniti, il Paese dove dieci anni fa Netflix, con House of Cards, aveva lanciato la nuova tendenza del consumo online di film e spettacoli alternativo alla tradizionale tv. Dieci anni dopo i problemi di un mercato cresciuto vertiginosamente vengonoal pettine. La rivista Wire ha addirittura decretato, un paio di settimane fa, che l’industria dello streaming «è morta». L’occasione per il de profundis è stato l’inizio dell’applicazione delle nuove regole con cui Netflix vuole limitare la condivisione delle password per accedere ai suoi contenuti.
Addio al vecchio slogan buonista del fondatore ed ex amministratore delegato (ceo, chief executive officer) Reed Hastings (ora presidente esecutivo): «Amare è condividere una password». Valeva quando Netflix era caccia di abbonati ed è servito, insieme alla qualità dei contenuti, a farla diventare leader del mercato con 232 milioni di utenti paganti nel mondo.

Ma troppo amore significa che oltre 100 milioni di persone guardano film e show di Netflix senza pagare, usando la password di parenti e amici.
Così i nuovi co-ceo Greg Peters e Ted Sarandos hanno deciso una stretta: chi vive fuori dalla casa che corrisponde a chi paga l’abbonamento non potrà più usare la stessa password. La svolta è il segno che non solo Netflix, ma tutti gli operatori di questa industria – compresi Amazon con Prime video e Walt Disney con Disney+ hanno capito che la fase della crescita selvaggia è finita.
Puntare sulla quantità- degli abbonati e dei contenuti – è diventato controproducente. I risultato sono, nella migliore delle ipotesi, magri profitti, ma più spesso pesanti perdite. E un crescente disagio degli utenti di fronte a un eccesso di offerta. Oltre 200 servizi di video streaming esistono al mondo in competizione fra loro. In tutto si contano 817 mila titoli di programmi offerti. II mercato ha continuato a crescere fino al biennio 2020-2021 quando la gente, chiusa in casa a causa della pandemia, ha guardato più ore di video in streaming che programmi tv.
(Continua su L’Economia del Corriere della Sera)

 

 

 

 

 

(Nella foto Reed Hastings)