Pubblicato il 21/06/2023, 19:02 | Scritto da La Redazione

E se la soluzione a tutto fosse Pino Insegno?

E se la soluzione a tutto fosse Pino Insegno?
Intanto che l'opinione pubblica è distratta dal dibattito sulla riforma della giustizia, le intercettazioni e gli abusi d'ufficio, il governo Meloni tenta di risolvere l'unico problema che gli sta veramente a cuore: Pino Insegno. Così Saverio Raimondo nel suo "Saverio ma giusto" su Il Foglio.

E Pino Insegno?

Il Foglio, Saverio Raimondo, pag. 2

Intanto che l’opinione pubblica è distratta dal dibattito sulla riforma della giustizia, le intercettazioni e gli abusi d’ufficio, il governo Meloni tenta di risolvere l’unico problema che gli sta veramente a cuore: Pino Insegno. Cosa farà il prossimo anno l’amico di Giorgia Meloni è infatti una questione di massima importanza per l’esecutivo – a oggi sono ben quattro i caffè presi a Palazzo Chigi negli ultimi mesi dal noto doppiatore e conduttore; rito che però non ha fatto che innervosire ulteriormente i soggetti coinvolti, forse sarebbe stata meglio una camomilla. Fra gli indicatori economici, il dato sull’occupazione di Pino Insegno è quello che la premier Meloni guarda con maggiore attenzione: l’obiettivo dichiarato è quello di arrivare entro il prossimo anno a un +200 per cento, tanto da aver sollecitato persino la ministra Calderone, titolare del dicastero per il Lavoro, a provvedere a una riforma che crei maggiori opportunità a chi si chiama Pino Insegno.

Il 7 luglio verranno presentati i palinsesti Rai: ma si teme che gli spazi pensati dalla tv pubblica possano non essere sufficienti per quello che, a tutti gli effetti, è diventato ormai una figura governativa, quasi istituzionale; tanto che nei giorni scorsi, prima delle nomine di Gelera e D’Ascenzo, si era fatto il nome di Pino Insegno anche per il ruolo di commissario Inps o Inail – ruoli che però il diretto interessato ha rifiutato dopo aver scoperto che “commissario Inps” e “commissario Inail” non erano due fiction di Rai1. Anche il fatto che Matteo Salvini, nelle ultime ore, abbia riconosciuto Stefano Bonaccini come commissario all’Emilia-Romagna dopo averlo tanto osteggiato nelle settimane precedenti, va letta come una chiara mossa politica per evitare che una persona vicina a Meloni – Pino Insegno, appunto – venisse nominata a gestire i soldi per la ricostruzione. Perché proprio di soldi si sta dibattendo in gran segreto nelle stanze del potere: l’idea è quella di dirottare su Pino Insegno parte dei fondi del Pnrr – pare saprebbe come spenderli.
(Continua su Il Foglio)

 

 

 

 

(Nella foto Pino Insegno)